ROMA – I prezzi del caffè e della tazzina sono tra i temi più caldi del momento. Si tratta di argomenti che interessano tutti gli attori della filiera: dai torrefattori, ai coltivatori dei Paesi d’origine, fino a passare ai consumatori che, almeno per il momento, non hanno ancora rinunciato al rito dell’espresso e della colazione al bar. E, secondo una voce, il costo della tazzina potrebbe anche raggiungere tra non molto il traguardo dei due euro. Ma siamo ancora molto lontani da questo limite.
Ma quali sono gli elementi, nello specifico, che dettano la tabella di marcia di questi aumenti? A spiegarlo l’esperto Omar Zidarich, presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè e vice presidente della storica Associazione caffè Trieste, negli studi di Uno Mattina di Roma insieme a Furio Truzzi, presidente onorario di Assoutenti, collegato dalla sede Rai di Genova.
Il servizio parte già con una serie di confronti: a Bolzano l’espresso arriva a 1,37, a Pescara 1,32, a Catanzaro 99 centesimi mentre a Roma in centro, 1,50.
L’aumento del prezzo del caffè: l’analisi di Omar Zidarich e Fabio Truzzi a Uno Mattina
Zidarich afferma: “A Trieste la tazzina di caffè costa tra 1,40 e 1,50 euro. Questi rincari sono dovuti a diversi motivi. Per prima cosa è bene ricordare che noi torrefattori tostiamo un prodotto che non cresce in Italia e siamo costretti a subire gli aumenti delle Borse di New York e Londra. Il caffè è un elemento davvero prezioso: non a caso i sudamericani lo chiamano oro verde”.
Zidarich continua: “I rincari perciò si annidano proprio negli aumenti delle Borse: se vediamo le monorigini come esempio i prezzi sono arrivati anche al +200% in un anno e mezzo. Ciò è dovuto a due motivi in particolare: la speculazione bancaria, investimenti su qualcuno che acquista il caffè e che poi ne decide il costo, e dall’altra parte, abbiamo problemi di logistica.
In particolare, il Mar Rosso con direzione Canale di Suez è ancora bloccato e alcune rotte di estrema importanza per il chicco vengono proprio dall’Asia, soprattutto dal Vietnam e dall’India. Ciò significa che le navi devono circumnavigare l’Africa con 14 giorni di navigazione in più, usando circa 1 milione di euro di carburante per ogni portacontainer”.
Furio Truzzi, presidente onorario di Assoutenti, riflette: “Una buona miscela di caffè al bar costa sui 20 euro al chilo. In una tazzina sono presenti tra i 7 e i 7,5 grammi. Gli aumenti rappresentano gli 0,15 centesimi. Ciò significa che l’espresso potrebbe arrivare ai due euro. Ormai a Genova l’espresso costa abbondantemente sopra l’euro in pieno centro, su 1,20, ma dipende dalle zone”.
Truzzi aggiunge: “Dal 2021 il prezzo del caffè è aumentato del 16%: da 1 euro, che era la media di tre anni fa, siamo passati ad 1,20 euro di questo luglio sempre nella media nazionale”.
Ricordiamo che in Italia vengono serviti circa 6 miliardi di tazzine ogni anno con un giro d’affari di grandi proporzioni che si traduce circa in 7 miliardi di euro (solo per l’espresso).
Truzzi nota: “Le statistiche dicono che il 74% degli italiani sono consumatori abitudinari della tazzina. Di questa percentuale al bar consumano circa 26 milioni di tazzine. Uno studio Nielsen indica in 149mila i bar sparsi nel nostro Paese. A 175 tazzine medie erogate e arriviamo alla cifra di 5 milioni e 200mila euro al giorno che all’anno fa 1,9 miliardi di aumento rispetto al 2021. Per il singolo consumatore ciò si traduce in 100 euro in più di spesa all’anno per il caffè”.
Non a caso l’Italia è il Paese leader per la trasformazione del caffè ed è il secondo esportatore in Europa. Nel 2023 l’export è aumentato del 6,8% rispetto al 2022 e si contano circa 750 aziende e oltre 10mila addetti ai lavori.
Zidarich conclude: “Tutto ciò ha come conseguenza l’inevitabile salita del prezzo della tazzina. I torrefattori sono costretti ad alzare il prezzo del chilo e questo si riflette con un rincaro non solo dell’espresso al bar ma anche a casa (quando si usa la moka da 3 tazze, si usano 20 grammi e in espresso 7-7 grammi e mezzo). Gli aumenti ci saranno e i cittadini dovranno pagare di più per continuare a gustare uno dei riti più evocativi del Bel Paese”.
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