BRESCIA – Chi è del posto sicuramente non rimarrà indifferente a leggere il nome dello Zanardelli Coffee Shop (ex COFFEA), locale storico che si trova proprio di fronte al Teatro Grande in Corso Zanardelli – la via centrale che attraversa la città – e che dal 1957 anima la realtà cittadina con il suo servizio impeccabile legato alla famiglia Nevola, prima con Ivan e sua moglie Carla e ora con il figlio Alberto, che ha raccolto il testimone di suo padre scomparso recentemente, lasciando però il suo locale nelle mani di un sapiente gestore – Alberto è titolare anche di un’altra caffetteria all’attivo, Tostato Specialty Coffee.
L’arrivo del Covid ha messo in ginocchio anche questo bar che pure ha saputo reggere il colpo della pandemia e proprio ora che stava rialzandosi, vede la minaccia di un’imminente chiusura. Il motivo? In una parola, la burocrazia, nella pratica, la possibilità tolta di avere un plateatico che dal 1998 veniva rinnovato regolarmente e che ha rappresentato sino a oggi il 60% del fatturato totale.
Che cosa sta succedendo in questi giorni deve far riflettere e sollevare l’attenzione su una situazione che potrebbe riguardare qualsiasi altro imprenditore, ovvero quella legata ai dehors, croce e delizia per molti gestori e stessi cittadini: molti hanno trovato nei plateatici un’ancora di salvezza in stato d’emergenza e ancora oggi sono disposti a pagare per mantenerli attivi, ma il riscontro di buona parte del pubblico non è stato altrettanto positivo, constatando un’eccessiva occupazione del suolo pubblico.
Abbiamo fatto luce sulla triste vicenda con Alberto Nevola, che ha fatto il punto su una faccenda che – come ha descritto lui stesso – ha assunto dei toni kafkiani.
Zanardelli Coffee Shop, prima Coffea, dal 1957 aperto ai bresciani
Racconta Alberto Nevola: “Nel 1998 avevamo ottenuto una concessione del suolo pubblico in Corso Zanardelli. Un plateatico con una superficie di 68 metri quadri. Questa è stata poi rinnovata, una concessione semestrale del comune di Brescia riguardante i mesi primaverili ed estivi. Giunti alla scadenza per il 2017-2020, a settembre, in piena pandemia, abbiamo richiesto di rinnovare l’occupazione. Il comune al tempo si era pronunciato, dicendo che non c’era fretta considerata l’emergenza sanitaria ostativa: abbiamo aspettato fiduciosi la riapertura per poterla rinnovare.
È stato in quel momento che, per vie traverse, abbiamo scoperto che già nel 2017 il comune aveva approvato un progetto di diversa e nuova pedonalizzazione di Corso Zanardelli. Passato l’anno della pandemia, con la lenta ripresa del 2021, a dicembre abbiamo proceduto normalmente con la richiesta di nuova SCIA per ottenere ancora la regolare concessione. All’inizio è stata rigettata: questo perché secondo il piano regolatore, i criteri per la destinazione delle zone di occupazione del suolo pubblico erano cambiati per far spazio alla progettazione proposta nel 2017 in base alla quale lo spazio dei tavolini a noi concesso trovava una nuova ubicazione nel lato sud di Via Zanardelli, avvicinandolo addirittura alle nostre vetrine. Fin qui, sembrava persino che avessimo guadagnato dalle modifiche comunali.
Eppure, facendo una richiesta per comprendere i dettagli del progetto di pedonalizzazione, siamo venuti a sapere che le zone collegate in prossimità delle proiezioni dei locali, per quanto riguardava lo spazio corrispettivo del Zanardelli Coffee Shop era viziato dalla proiezione del Teatro Grande di Brescia, che si trova proprio dall’altra parte della strada, e che si prolungava sino a metà del nostro plateatico, impedendoci così di occuparne il suolo.
La cosa più strana: il progetto era già stato approvato nel 2017, quando si sapeva che l’unico plateatico della via era il nostro. Non c’erano altre attività in Corso Zanardelli. Per cui i tecnici hanno trascurato la nostra sola presenza. “
“Ora di fatto ci rimangono appena tre metri quadri di plateatico a disposizione”
Continua il racconto del gestore del Zanerdelli Coffee Shop: “Nel secondo progetto, si può notare una linea verticale che indica il nostro limite in concomitanza della quale inizia la facciata del locale accanto alla caffetteria. Risultato: recependo la nuova planimetria in ambito di nuova configurazione nell’occupazione del suolo pubblico, siamo stati costretti ad occupare quello del locale vicino.
Il Comune, per risolvere il problema, ci ha invitato ad avanzare richiesta di utilizzo del suolo del locale commerciale vicino, che ovviamente ha rifiutato la nostra proposta. Zanardelli Coffee Shop ha visto quindi ridotti i suoi 68 metri quadri in appena 4, con cui sostanzialmente non si può portare avanti il servizio. Ricordo che il fatturato della nostra caffetteria ormai dal 1998 si basa su quel plateatico (il locale interno è composto da appena 65 metri quadri interni, occupati da altri macchinari su cui abbiamo investito negli anni proprio per sostenere l’incremento dei coperti). Bisognerebbe rinunciare alle attrezzature, ai coperti, al 60% di fatturato, e purtroppo a buona parte del personale per sostenere le spese e gli importanti costi per l’affito degli spazi interni”.
La soluzione a oggi ancora non c’è
“Abbiamo chiesto l’intervento di diversi assessori ma ancora non abbiamo trovato disponibilità ad un riesame. Siamo iscritti alle botteghe storiche della Lombardia. In Regione sono disponibili a riconoscere il nostro diritto di locale storico, ma ad oggi l’elemento cardine resta il Comune che dovrebbe sottoporre il nostro caso alla sovraintendenza.
Da parte nostra presenteremo ricorso al Tar e se vi saranno gli estremi presenteremo anche ricorso straordinario al Capo di Stato: questa è la strada che stiamo intraprendendo. Nel frattempo resta la protesta di restare con il plateatico. Non ho niente da perdere. Pagherò la multa, è più conveniente. Dal 15 aprile avremmo dovuto togliere i tavoli. Intanto abbiamo presentato la pratica di rinnovo del plateatico.”
“Zanardelli Coffee Shop, dal 1957 rappresenta un punto fermo per la clientela bresciana, che si è schierata dalla nostra parte di sostegno”
“Abbiamo persone che riconoscono il nostro impegno portato avanti da ben tre generazioni. Il rischio è che la chiusura diventi immediata, oppure che si debba procedere con la vendita al miglior offerente. Fa ancora più rabbia al pensiero che stavamo soltanto adesso ricominciando a saldare il debito accumulato con il Covid. Certo ho la fortuna di avere l’altro locale, Tostato Specialty Coffee, che va molto bene, ma a 34 anni mi vedo privato del diritto di poter lavorare in un’attività che è sempre stata florida e che ha operato nel rispetto delle norme.”
Un altro particolare paradossale
“La regione Lombardia grazie a un bando per i locali storici, mi ha dato la possibilità di accedere a dei finanziamenti per acquistare attrezzatura per il dehors, tra ombrelloni e tavolini, che ora però non posso usare e dovrei rivendere. Mi ferisce l’apatia ed indifferenza del Comune: un responsabile e un assessore al commercio dovrebbero operare per difendere chi porta come noi una media di 150 scontrini al giorno, con picchi durante le feste di 350. Confidavo nella sensibilità dell’amministrazione, che invece si sta dimostrando poco attenta ai giovani e a un imprenditore che gestisce due attività.
Il ricorso va presentato al Tar e decorrono tra i 30 e i 60 giorni. Nel tanto protesteremo e lasceremo i tavoli. Anche per qui, non soltanto si rischia di traghettare un’attività verso la chiusura od un suo importante ridimensionamento con perdita di posti di lavoro, ma si stanno privando Brescia ed i bresciani di un pezzo della loro storia che con orgoglio bresciano portiamo avanti da oltre 60 anni.”