MILANO – L’agenzia di stampa cinese Xinhua, la più grande agenzia di stampa del mondo, con uffici in tutte le provincie della Repubblica popolare e in 107 Paesi del mondo, cita Comunicaffè parlando del caffè in Cina e dei progetti di espansione di un marchio leader di casa nostra: illycaffè. In un articolo pubblicato martedì 22 febbraio, la celebre news agency riprende in apertura i dati di un’analisi di Comunicaffe International, dalla quale emerge che il mercato cinese è lievitato del 1000% negli ultimi 14 anni.
Dà quindi la parola alla ad del gruppo triestino Cristina Scocchia, che conferma le ambizioni di illy nel più popoloso paese del mondo:
“L’ondata del caffè in Cina sta già iniziando e quando raggiungerà pieno vigore vogliamo essere un attore già ben radicato sul mercato”, afferma Scocchia.
“Una cosa che ci ha insegnato l’esperienza è che la Cina può essere molto veloce nell’adottare le tendenze. La velocità dell’innovazione nel Paese è incredibile”.
illycaffè è sbarcata nel mercato cinese cinque anni fa, scrive Xinhua. E la sua strategia di espansione punta a raddoppiare o, addirittura, triplicare le vendite entro il 2026.
Scocchia non esclude eventuali partnership con operatori cinesi. “Stiamo valutando se dovremmo lavorare con un partner che conosca bene il mercato locale, per facilitare il nostro passaggio all’e-commerce, o se dovremmo invece proseguire da soli”, ha detto ancora Scocchia.
La Cina, infatti, “è un mercato troppo grande per improvvisare. Quindi inizieremo con l’e-commerce. E valuteremo quindi delle partnership per passare ai sistemi per la ristorazione e poi al dettaglio diretto, passo dopo passo.
Per quest’anno, l’obiettivo è trovare partner per l’e-commerce. E preparare il terreno per il passaggio al dettaglio nel 2024”.
Il marchio illy, che già realizza i due terzi del suo fatturato all’estero, punta consolidare ulteriormente la propria presenza sui mercati internazionali.
Afferma infatti Scocchia: “Dobbiamo costruire mercati più grandi all’estero. In questo momento, le nostre vendite sono troppo frammentate. Abbiamo studiato, per stabilire quali mercati possano diventare la nostra ‘seconda casa’. E la Cina è risultata l’opzione migliore”.
