Mancano solo venti giorni per l’inizio del Campionato del mondo baristi 2015 in programma a Seattle dal 9 al 12 aprile. Victoria Arduino, partner tecnico del WBC, in attesa di incontrare gli oltre cinquanta finalisti, ha chiesto impressioni e consigli a quattro campioni del mondo: Gwilym Davies (Atlanta 2009), James Hoffmann (Tokyo 2007), Hidenori Hizaki (Rimini 2014) e Fritz Storm (Oslo 2002). Ecco le loro risposte a tre nostre domande.
Come bisogna prepararsi per il WBC?
FRITZ STORM (FOTO): Questa è una domanda molto aperta, e dipende da ogni singola persona che va a competere. Nel corso degli ultimi dodici anni, in cui ho allenato e sono stato mentore di baristi per il WBC, ho visto molte personalità diverse e anche molti approcci diversi alla competizione. Tuttavia credo che sia molto importante che un concorrente si chieda quale sia il suo obiettivo per competere. Il che significa avere ben chiari i motivi per cui si partecipa.
GWILYM DAVIES: Pratica, pratica, pratica. Pratica per migliorare le proprie competenze tecniche di ogni giorno, quando si prepara il caffè. Pratica nella quotidianità per eseguire la tua performance di fronte alle persone che ti rendono nervoso. Pratica nello studio della risoluzione degli errori. Pratica per il coinvolgimento dei giudici, guardando i clienti negli occhi, usando bene sia il linguaggio non verbale che verbale in modo da conquistare la loro attenzione e il loro interesse. Pratica nella fase di preparazione della propria performance; anche se noioso, è un momento essenziale: io stavo quasi per perdere proprio in questa fase.
HIDENORI IZAKI: La preparazione per il WBC è un lavoro strategico. Il cosiddetto ciclo PDCA è molto importante. È necessario impostare bene l’obiettivo finale, che non è solo il risultato, ma anche la filosofia che emerge dalla quotidianità del lavoro di barista. La competizione dura solo 15 minuti, ma in questo quarto d’ora potrebbe cambiare tutto il settore, se si dispone di una forte volontà per dire qualcosa di importante per questo mondo, dal proprio punto di vista.
JAMES HOFFMANN: È importante iniziare con una buona idea su ciò che si vuole raggiungere. Si dovrebbe avere qualcosa da dire o una ragione per competere, purché in grado di controllare. Non è possibile controllare ogni competitor e il suo caffè. Occorre avere obiettivi che possono essere raggiunti. Le persone che vogliono solo vincere raramente offrono una performance piacevole.
A cosa il barista deve dare maggior importanza durante la gara: tecnica o creatività, precisione o stile?
FRITZ STORM: Direi tutto. Se si vuole andare lontano nella competizione è necessario padroneggiarli tutti: mettere in mostra le proprie competenze tecniche, insieme alle proprie emozioni, mantenendo uno sguardo rilassato. Tutto deve essere ben organizzato, ma bisogna mostrarsi rilassati.
GWILYM DAVIES: Deve stare tranquillo e sereno, servire un espresso gustoso e non toccare con le dita il bordo delle tazze.
HIDENORI IZAKI: Penso che la cosa più importante sia quella di dire ciò che si ama, ciò che appassiona, perché è qualcosa che viene dalla propria mente. Solo questo ha il potere di scuotere il cuore della gente.
JAMES HOFFMANN: Penso che questi sono tutti ingredienti giusti che devono essere messi tutti in pratica per offrire ai giudici un grande servizio e ottimi caffè. Lo stile se non è finalizzato è solo un mettere in mostra e una perdita di tempo di cui non c’è bisogno sul palco. Tecnica e precisione devono essere molto evidenti nelle bevande servite.
Come occorre gestire il rapporto con i giudici?
FRITZ STORM: Direi di trattarli bene come se fossero clienti; anche loro sono persone che vogliono il meglio per i baristi. Dopo essere stato coinvolto con l’educazione e la certificazione internazionale per tanti anni, so che i giudici sono stati formati bene con lo scopo di lasciare che il barista possa eccellere il più possibile.
GWILYM DAVIES: Bisogna stare sereni, trattate i giudici come persone; che ci crediate o no, anche loro sono molto nervosi. I giudici vogliono che tu faccia bene e darvi buoni punti. Occorre consentire anche a loro di divertirsi.
HIDENORI IZAKI: I giudici non sono solo giudici. Voglio dire che i giudici sono persone che amano il caffè e vogliono contribuire a questo settore allo stesso modo del concorrente. Bisogna essere amichevoli, stringere loro la mano come si fa quando si conosce una persona. Il rapporto con i giudici va costruito come qualsiasi altra relazione con le persone.
JAMES HOFFMANN: Io ero solito trascrivere un perfetto punteggio, quello che avrei voluto che i giudici avessero scritto della performance. Poi ho iniziato a lavorare su quello che avrei dovuto fare per ottenere quel punteggio. Si tratta solo di empatia credo. Inoltre va ricordato che la maggior parte dei giudici è un po’ troppo nervosa. Anche loro non vogliono che il barista fallisca.