MILANO – Abbiamo parlato con Wataru Iidaka di SAZA COFFEE Japan, al secondo posto della World brewers cup 2024. È al terzo tentativo in questa categoria e ora torna sul podio: cosa ha imparato dalle esperienze precedenti che l’hanno aiutato in questa ultima prova? A lui direttamente la parola.
Wataru Iidaka, condivide il suo primo suggerimento: concentrarsi sulla qualità
“Si tratta di allenarsi concentrandosi sulla qualità, e non come di solito accade durante la preparazione, in cui ci si fissa sul numero di volte e sulla quantità di tempo impiegato per la prova.”
Può parlarci del caffè che ha portato in gara? Come lo ha selezionato, quali sono le sue caratteristiche organolettiche, come lo ha gestito nell’estrazione?
“Ho utilizzato 3 tipi di caffè Panama Geisha. Nella parte inferiore del dripper, ho messo 6 grammi di caffè naturale lavorato dalla Finca Nuguo per enfatizzare la sua bella acidità colorata. Al centro, 5 grammi di caffè naturale della Janson Estate. In cima, 4 grammi di caffè trattato al miele dell’Hacienda la Esmeralda.
I 3 strati creano una gradazione di sapori a seconda dell’intervallo di temperatura applicato. Il fruttato ricorda il bianco, poi l’arancio e infine il rosso. Per raggiungere questo obiettivo, sono necessari 4 strumenti.
1 UFO Dripper
2 Sibarist filter
3 Extract Chilling
4 Melo Drip“.
Il fatto di far parte della grande famiglia Saza Coffee l’ha sostenuta nel suo percorso verso i campionati mondiali e in che modo?
“Il presidente Taro e il team di SAZA COFFEE hanno creato un ambiente in cui tutto è al posto giusto per aumentare le mie possibilità di ben figurare al campionato”.
Quanto e come si è allenato per il campionato del mondo?
“Da gennaio mi sono allenato ogni giorno. All’inizio mi sono concentrato sul compulsory e da febbraio mi sono occupato maggiormente dell’open service. A marzo mi sono allenato soprattutto su questa parte”.
Hanno partecipato molti giapponesi per questa categoria?
“Ci sono state 60 iscrizioni. È così popolare che le iscrizioni si sono chiuse in 2 minuti!”.
Che cos’è il caffè per lei, che viene da un Paese in cui tradizionalmente si consuma il tè?
“Il caffè per me è una bevanda che è allo stesso tempo quotidiana e straordinaria. Tutti in tutto il mondo possono gustarla insieme, a seconda di quando, dove, con chi, cosa e come lo si beve”.
Lei ha anche partecipato 7 volte alla gara dei baristi, arrivando in finale mondiale per tre volte: tenterà di nuovo di vincere?
“Vorrei provarci, se ne ho la possibilità. Perché le chance di vincere sono uguali”.
Ora cosa si aspetta e cosa vorrebbe raggiungere come professionista?
“Stiamo entrando nell’era dell’intelligenza artificiale. Credo che ciò che solo gli umani possono fare creerà ancora più valore.
Ci stiamo imbarcando in un’avventura per trovare ciò che solo gli esseri umani possono fare e ciò che solo i baristi professionisti sono capaci di riprodurre.
Puntiamo per cui ad un valore ancora più alto combinando i nostri punti di forza con l’evoluzione della tecnologia”.