lunedì 23 Dicembre 2024
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Il reportage che racconta l’evoluzione del settore del caffè vietnamita

Il reportage racconta come il boom del caffè in Vietnam abbia avuto anche il suo rovescio della medaglia. L’espansione della coltura nell’area degli altipiani centrali è avvenuta a discapito del tessuto socio-economico tradizionale e delle minoranze etniche (in particolare dei montagnard, ndr.)

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MILANO – Un reportage dell’agenzia France Presse – ripreso da numerosi media di tutto il mondo – descrive i cambiamenti che stanno interessando il settore vietnamita del caffè. A oltre un secolo e mezzo dall’introduzione della coltura, avvenuta ad opera dei colonizzatori francesi attorno al 1857, la produzione di caffè avviene oggi in Vietnam con criteri modernissimi avvalendosi di sofisticati sistemi di irrigazione, messi a punto dagli specialisti israeliani, e utilizzando le più avanzate tecnologie telematiche.

Come ad esempio un servizio di informazione via sms, che consente ai contadini di ricevere in tempo reale le quotazioni delle borse. “Prima avevo l’abitudine di portare il caffè al mercato in bicicletta – racconta a questo proposito un produttore quarantaquattrenne – adesso, prima di muovermi, controllo prima i prezzi sul mio telefono cellulare”.

Il reportage racconta come il boom del caffè in Vietnam abbia avuto anche il suo rovescio della medaglia

L’espansione della coltura nell’area degli altipiani centrali è avvenuta a discapito del tessuto socio-economico tradizionale e delle minoranze etniche (in particolare dei montagnard, ndr.). Nel reportage si mostra la popolazione locale che ha perso spesso le proprie terre ed è stata costretta a emigrare. Le manifestazioni di protesta e dissenso nei primi anni duemila sono state represse.

Ma i progressi del comparto sono stati eccezionali. Dallo 0,1% della produzione mondiale nel 1980, il Vietnam è salito al 13% nel 2000. Nell’anno solare 2012 (dati Ico), il paese indocinese ha venduto all’estero 25,475 milioni di sacchi di caffè (+44,1% sul 2011), su un totale mondiale di 46,616 milioni di sacchi di robusta esportati.

Il passo successivo?

Valorizzare il già promettente mercato interno, dove coesistono gli esercizi tradizionali e le sempre più numerose catene di caffetterie, nazionali ed estere, che beneficiano anche del crescere del tenore di vita del ceto medio e dell’affermarsi del lifestyle occidentale. Ma anche valorizzare il prodotto vietnamita, spesso sinonimo di caffè low cost, sui mercati di tutto il mondo. Un risultato da raggiungere migliorando gli standard qualitativi e lavorando con i produttori per perfezionare le tecniche agricole, ridurre l’utilizzo di pesticidi e accrescere il valore aggiunto.

Tra gli apripista di questa nuova strategia di sviluppo il carismatico “re del caffè” vietnamita Dang Le Nguyen Vu, fondatore del colosso Trung Nguyen, che ha dichiarato in una recente intervista “il robusta non è di minore qualità. È semplicemente che la gente, in tutto il mondo, ha imparato a bere caffè arabica”.

E mentre Starbucks sbarca in Vietnam – il primo locale pilota è stato inaugurato lo scorso febbraio a Ho Chi Minh City – Trung Nguyen, che esporta già in una sessantina di paesi di tutto il mondo, annuncia l’intenzione di aprire delle caffetterie negli States. “Potremo battere anche Starbucks– ha dichiarato Vu – se saremo in grado di attrarre il consumatore americano con qualcosa di nuovo e diverso”.

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