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Esperti del settore riaffermano l’importanza dell’associazionismo

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MILANO – Promuovere la collaborazione e l’associazionismo lungo tutta la filiera per professionalizzare il comparto e per accrescere qualità e prestigio del caffè made in Vietnam. Questo il mantra ripetuto più volte nel corso di un seminario organizzato, mercoledì scorso, dal minagricoltura di Hanoi nella provincia del Dak Lak, massima area di produzione di caffè del Vietnam. Esperti di settore e politici hanno rilanciato l’ipotesi della creazione di un consiglio nazionale del caffè e hanno auspicato il nascere di associazioni dei produttori e dei commercianti prendendo esempio dalle positive esperienze maturate in altri paesi.

Associazionismo che ha consentito in molte nazioni di ridurre la vulnerabilità dei piccoli produttori all’alea del mercato

E li ha messi in condizione di tutelare meglio i loro diritti, hanno sottolineato i partecipanti all’evento. La nascita di un organismo di coordinamento del settore – quale appunto un consiglio del caffè – favorirebbe inoltre il trasferimento di know-how e tecnologie con forti ricadute positive sulla qualità del caffè prodotto. Secondo il direttore dell’Istituto di politica e strategia di sviluppo del settore agricolo e rurale (Ipsard) Tran Thi Quynh Chi, le associazioni favorirebbero una gestione più efficace e un miglior controllo sul campo delle attività delle cooperative.

Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente dell’Associazione delle aziende produttrici di merci di alta qualità Vu Kim Hanh

L’associazionismo possono aiutare i piccoli produttori a trovare nuovi sbocchi di mercato e assisterli a livello finanziario e legale. La coltura del caffè ha trasformato negli ultimi vent’anni il paesaggio di estese zone degli altipiani centrali migliorando la vita di centinaia di migliaia di famiglie. Ma la forte frammentazione della proprietà (il 90% dei produttori dispone di meno di 2 ettari) e l’uso prevalente di metodi di lavorazione post raccolta inadeguati limitano lo sviluppo del comparto e minano la qualità del caffè prodotto. Di qui l’esigenza di una riqualificazione della produzione, che favorisca la tipicizzazione e la riconoscibilità del caffè vietnamita sui mercati internazionali, per accrescerne il prestigio e il valore aggiunto.

Progetti ambiziosi Capofila assoluto di una visione integrata della filiera del caffè a livello produttivo, commerciale e di marketing è Trung Nguyen Coffee Group Corp., massima azienda vietnamita nel campo della trasformazione industriale del caffè Fondato nel 1996 a Buon Ma Thuot, il capoluogo della provincia di Dak Lak, Trung Nguyen esporta oggi in 25 paesi di tutto il mondo e vanta un portafoglio prodotti che spazia dal popolare di caffè solubile G7 a prodotti entrati di diritto nel gotha gastronomico mondiale, come il Weasel kopi luwak, ottenuto con lo stesso noto procedimento del kopi luwak indonesiano, utilizzando però caffè defecato dalle donnole anziché dallo zibetto. Trung Nguyen è anche la più popolare catena di caffetterie del Vietnam, con un migliaio di locali in patria e una presenza significativa, attraverso il franchising, in vari paesi asiatici, negli Usa e in Europa.

Il colosso vietnamita annuncia ora una imponente piano di investimenti decennali volto ad accrescere il potenziale produttivo, per venire incontro alla forte espansione del mercato nazionale e dell’export. Secondo la stampa locale, il piano comprende lo sviluppo di nuove piantagioni nell’area di Eatul, nel Dak Lak, e l’apertura, entro 3 anni, a Buon Ma Thuot di uno stabilimento per la produzione di solubile, capace di lavorare sino a 300 tonn al giorno di materia prima, che si aggiungerà ai 4 impianti di cui il gruppo già dispone, per una capacità complessiva di 120.000 tonn.

Obbiettivo: diventare il leader mondiale nella trasformazione del caffè entro il 2022

E portare i consumi interni, oggi pari a circa 1 kg per abitante, a 5 kg pro capite. Nestlé aumenterà gli acquisti diretti Nestlé intanto non rimane a guardare. In un’intervista a Bloomberg, il direttore esecutivo di Nestlé Vietnam Rashid Qureshi ha annunciato l’intenzione del colosso elvetico di potenziare gli acquisti diretti dai produttori vietnamiti portandoli a 60 mila tonn, contro le 12-14 mila di quest’anno. Nestlé compra annualmente tra le 200 e le 250 mila tonn di caffè dal massimo produttore asiatico. “Accorciare la supply chain andando direttamente dal produttore consentirà a quest’ultimo di guadagnare di più e a noi di migliorare la tracciabilità di filiera” ha dichiarato Qureshi.

Nell’ambito del Nescafé Plan, la multinazionale è impegnata, assieme al ministero dell’agricoltura del Vietnam, nella diffusione di pratiche sostenibili in campo agricolo, attraverso le attività di formazione a favore dei produttori, la realizzazione di centri di lavorazione del caffè e la distribuzione di varietà ad alta produttività ed elevata resistenza alle malattie. L’anno scorso, Nestlé ha annunciato un investimento di 270 milioni di dollari in una nuova fabbrica per la produzione di caffè solubile Nescafé destinata a sorgere nella provincia di Dong Nai.

Lo stabilimento sarà operativo nel 2012 e darà lavoro a 170 persone. Nuovo raccolto Mentre il Vietnam si accinge ad archiviare l’annata caffearia 2011/12 con risultati da record sul fronte della produzione e dell’export, l’attenzione degli addetti ai lavori è rivolta sin d’ora alla prossima stagione di raccolto, che dovrebbe entrare nel vivo (meteo permettendo) a partire dal prossimo mese. Stando alle prime previsioni, la produzione dovrebbe risultare inferiore del 7-10% rispetto all’anno passato, per effetto dell’andamento climatico meno favorevole e dello stress vegetativo delle piante.

Le forti piogge cadute la settimana scorsa non dovrebbero incidere sul raccolto, secondo quanto riferito da fonti ufficiali. Notizie stampa indicano intanto che gli stock di caffè proveniente del vecchio raccolto in mano a produttori e commercianti si attesterebbero tra le 100 e le 150 mila tonn. I principali esportatori vietnamiti hanno intanto raccomandato di commercializzare il nuovo raccolto con uno sconto di 30 dollari rispetto alle quotazioni Liffe e hanno chiesto al governo di consentire la costituzione di uno stock di 300 mila tonn nell’intento di sostenere i prezzi.

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