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VIETNAM – Poco convincenti le cifre di Vicofa su produzione ed export

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MILANO – Torna alla ribalta mediatica il piano di rinnovo colturale lanciato dal Vietnam. L’obiettivo è quello di rinnovare 95 milioni di arbusti ormai invecchiati sostituendoli con piante di nuove varietà selezionate ad alta produttività.

A occuparsene è l’autorevole Wall Street Journal, con un articolo diffuso nella giornata di ieri, fondato principalmente su cifre e considerazioni fornite dai responsabili dell’Associazione vietnamita del caffè e del cacao (Vicofa).

Di rinnovo colturale in Vietnam si parla già da tempo. L’anno scorso, Comunicaffè e Comunicaffè International hanno dedicato vari articoli all’argomento. Rispetto ad allora emergono tuttavia dati nuovi e, in parte, diversi.

In un seminario svoltosi a luglio 2013 si era infatti fissato come obiettivo il rinnovo di 140 mila ettari di piantagioni, da attuarsi in ragione di circa 25 mila ettari all’anno. Il costo medio per ettaro dell’operazione era stato stimato allora in 100 milioni di dong, circa 4.750 dollari: un impegno finanziario sostenibile dai piccoli produttori soltanto potendo contare su contributi e finanziamenti agevolati. Nella stessa occasione erano emersi anche gravi problemi dovuti alla vulnerabilità degli arbusti di nuovo impianto alle infezioni da nematodi, la cui incidenza mortale ha raggiunto percentuali elevatissime (quasi il 90%) in alcune zone degli altipiani centrali

Nel reportage del Wsj si parla invece di un’operazione di ben più ampia portata. Le superfici da rinnovare sarebbero infatti pari a circa 225 mila ettari, di cui 85 mila di arbusti ultraventennali e 140 mila di arbusti di età compresa tra i 15 e i 20 anni. I tempi – a questo punto – risultano quasi raddoppiati: non più i 6 anni preventivabili nell’ipotesi di cui sopra, bensì circa 10 anni. Lievitano anche i costi, stimati ora dal Ministero dell’agricoltura e dello sviluppo rurale (Mard) in 5-6 mila dollari per ettaro.

Nell’articolo il Wsj dà ampio spazio alle dichiarazioni dei massimi responsabili di Vicofa, che cercano – con un gioco consueto –di alimentare aspettative rialziste sui mercati. Anche a costo di addomesticare le cifre.

Vietnam-vendors Vicofa

Il segretario generale dell’associazione Nguyen Viet Vinh torna infatti ad accreditare l’ipotesi di un forte calo produttivo (15%-20%) nel 2014/15, dovuto all’età degli arbusti e alla siccità dei mesi scorsi. L’effetto potrebbe essere ancora più accentuato nel caso in cui si manifestasse il fenomeno El Niño, la cui occorrenza è data ormai per molto probabile nella seconda metà dell’anno. L’ultimo raccolto è stimato in 1,3 milioni di tonn, cioè appena 21,6 milioni di sacchi, contro i 27,5 milioni indicati nelle statistiche Ico, che si fondano su dati ufficiali, e a fronte di cifre ancora superiori fornite dagli analisti e dal commercio.

Per inciso, già l’anno scorso Vicofa aveva analogamente previsto un forte calo produttivo per il 2013/14. I fatti l’anno smentita, visto che il raccolto di quest’anno è stato da record. Ci sorprende che un quotidiano prestigioso e ascoltato come il Wsj non abbia fatto alcun commento o distinguo su queste cifre.

“Ci accingiamo ad avviare un piano a lungo termine per il rinnovo delle colture e ciò, unitamente ai problemi climatici, avrà inevitabili riflessi negativi sulla produzione” ha dichiarato Vinh aggiungendo che la maggior parte del raccolto di quest’anno è stata già venduta sui mercati internazionali e che nel paese “non sono rimaste più di 200 mila tonn di caffè”. Dati, anche in questo caso, non collimanti con le stime di altre fonti.

Le cifre del Mard indicano intanto che l’export vietnamita di prodotti del settore agricolo, forestale e ittico è cresciuto, nei primi 4 mesi dell’anno, del 5,8%, raggiungendo i 10 miliardi di dollari.
Come già riferito nel numero di ieri, l’export di caffè è pari a 826.000 tonn, per un fatturato di 1,65 miliardi di dollari segnando un incremento del 39,6% e del 30%, rispettivamente a volume e a valore.
Secondo Vicofa, le esportazioni raggiungeranno, a fine anno solare 2014, un totale di 1,5 milioni di tonn, per un valore di circa 3 miliardi di dollari.

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