MILANO – Viaggi premio a Londra come welfare aziendale? Dal 2015 c’è una startup italiana che unisce questi due ambiti del business, apparentemente estranei tra di loro, ponendosi come innovativo competitor di importanti player, come Smartbox, Boscolo ed Emozione3, all’interno del vasto mercato dei viaggi regalo.
Viaggi premio + felicità dei dipendenti = azienda di successo
Viaggi premio aziendali: un’idea solo apparentemente frivola. Un settore che nel 2016, secondo gli ultimi dati internazionali ha avvicinato i 32 miliardi di euro solo nel vecchio continente. Vede le proprie proiezioni in crescita anche per i prossimi 12 mesi.
Salabam: la startup dei viaggi premio
Salabam nasce, così, dall’esperienza quasi decennale di chi in questo settore è cresciuto. Una scommessa, per cambiare il sistema dall’interno e rivoluzionarne i processi.
Per capire meglio come l’azienda di Cattolica pensa di offrire nuove opportunità per i dipendenti delle imprese tricolore, abbiamo così voluto incontrare Diego Furlani (FOTO). Il fondatore del portale online insieme a Marco Mazza e con il sostegno economico di Blufreccia.
Furlani, come nasce l’idea di Salabam?
«Nasce da un’intuizione. Dopo anni passati nel settore del travel incentive, mi sono accorto che il problema era sempre lo stesso. Quando un cliente regalava un gift box, il destinatario veniva messo in difficoltà dall’impossibilità di prenotare quando voleva».
In che senso?
«Il rapporto di questo tipo di voucher è di uno a uno tra l’operatore che propone l’offerta e la struttura recettiva che accetta l’accordo per lo sconto. In questa situazione, quindi, il cliente finale risulta estromesso dal processo di business. Perde qualunque concreto vantaggio. Può prenotare solo quando decide l’albergatore e, mentre il prezzo del suo voucher rimane fisso, il valore economico delle prenotazioni nelle strutture proposte varia a detta del periodo dell’anno selezionato».
La soluzione sono i viaggi premi Salabam
«La nostra idea è quella di rendere il cliente finale come la parte principale di un accordo a tre. Non più a due. In questo modo chi riceve il regalo non ha più lo stress di trovare la data giusta per incassarlo. Che poi, a dirla tutta, nella maggior parte dei casi non coincide con le sue esigenze. Però potrà accedere al servizio quando preferisce».
In che modo è stato possibile fare questo?
«A differenza degli altri player del mercato dell’incentive travel, il nostro modello di business interagisce con i primari operatori del settore. Questi sono in grado, grazie ai loro database, di mettere a disposizione del nostro servizio oltre 200 mila strutture in tutto il mondo».
Molto più di quanto fanno gli altri
«Esatto. Questo, infatti, è uno degli innegabili vantaggi di lavorare direttamente con il sistema di distribuzione globale. Con Galileo, Sabre e Amadeus, che dispongono di un sistema capace di raggiungere un numero di strutture 20 volte superiore alla norma. Oltre a questo, poi, la flessibilità delle nostre gift card. Così come la valorizzazione dell’utente finale come primo cliente. Tutto questo, ci pone decisamente su un piano diverso rispetto agli altri».
Anche se il vostro core business al momento non è il grande pubblico, giusto?
«Diciamo che abbiamo voluto differenziarci dagli altri per almeno due motivi. Nel settore dei viaggi premio, la concorrenza è molto ampia e variegata. Quando si crea una startup, bisogna pensare al modo più veloce per iniziare a fatturare. Poi a risolvere concretamente un problema. Migliorare la qualità della vita. Così abbiamo pensato di rivolgerci alle aziende per invogliarle e offrire benefit ai propri dipendenti».
Con i viaggi premio digitali
«Grazie alla digitalizzazione dei nostri voucher, abbiamo proposto a grandi aziende, come per esempio Camel, di attivare in maniera semplice e veloce la possibilità di offrire vacanze premio ai propri dipendenti. Si possono creare veri e propri programmi di welfare aziendale. Così si valorizza il lavoro dei propri professionist. In alternativa, abbiamo permesso ad altri tipi di impresa di realizzare e ampliare i propri cataloghi regalo. In questo modo abbiamo fidelizzato ancora di più la clientela e ampliato il business».
Il vostro obiettivo, quindi, è quello di migliorare la vita delle aziende e dei loro dipendenti?
«Certo. Questo modello di business, infatti, non solo ci ha permesso di fatturare oltre 290 mila euro nel primo anno di attività. Ha anche cambiato il modo di pensare delle società Lo ha portato verso uno stile sempre più orientato alla new economy americana. Ha fatto comprendere alle imprese operanti in Italia che attivare percorsi per fornire benefit alla propria forza lavoro è molto più semplice di quanto si pensi. Grazie a Salabam».
Che riscontro avete avuto?
«Ottimo, direi. Basti pensare alla partnership con Sisal. Ci ha permesso di essere presenti in 42 mila punti vendita in Italia. Grandi aziende come Lavazza, Juventus e Banco Popolare Santander hanno scelto i nostri prodotti per offrire una nuova esperienza di concetto aziendale ai propri lavoratori».
Come si compone oggi l’offerta di viaggi premio Salabam
«In questo momento disponiamo di circa 50 pacchetti che vanno da un costo di 70 fino a un massimo di mille euro. Si tratta di offerte uniche. Permettono ai nostri utenti di pernottare, con pochi clic da New York a Tokyo. Magari passando anche per moltissime città in Europa».
Le mete e i pacchetti più ambiti
«Sicuramente i pacchetti famiglia per due notti. Mentre per quanto riguarda le mete, Londra, Parigi e Berlino rimangono i capisaldi di questo modo di viaggiare che per altro offre anche un’ulteriore opportunità. Grazie alla flessibilità naturale di queste gift card, infatti, chi possiede il voucher può decidere di aggiungere una persona in più al pernottamento. Basta selezionare quelle strutture disponibili a ricevere il gruppo di persone aumentato. Tutto rimanendo nei limiti economici del voucher ottenuto».
I prossimi obiettivi
«Sviluppare al meglio la startup. In questo momento vorremmo iniziare a pensare all’ambiente mobile. Poi all’espansione su altri mercati, al di fuori di quello italiano. Qui, per altro, proprio grazie agli operatori con cui ci interfacciamo, abbiamo già strutture recettive disponibili».
Come pensate di fare?
«Per fare tutto questo in tempi brevi vorremmo trovare nuovi investimenti. In questo momento la nostra impresa è completamente autofinanziata dai soci. Ci piacerebbe raggiungere i 500 mila euro di fatturato entro fine 2017. Per questo speriamo di poter trovare chi voglia investire sulla nostra idea. Che ci aiutando ad evolvere la digitalizzazione di questo settore oltre all’ambiente desktop».
Un progetto ambizioso
«Si, ma quando si crea una startup bisogna sempre tenere bene a mente che si farà tanta fatica. Se si vuole davvero risolvere un problema, bisogna pensare in grande. Dev’esserci la voglia di lasciare il segno. Un po’ come hanno fatto i famosi capitani d’impresa statunitensi del secolo scorso. Penso a Steve Jobs e ad altri a cui ci ispiriamo con questa nostra avventura. Persone che non avevano paura di sbagliare, pur di raggiungere il proprio obiettivo».
Matteo Castelnuovo