lunedì 23 Dicembre 2024
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Caffè Vergnano: l’alleanza con Eataly porta nuove aperture

Nuovi coffee shop in Turchia, Usa, Giappone e in Italia. Intanto il tribunale dà ragione al gruppo piemontese nel contenzioso con Nespresso. Prossima tappa: lanciare capsule con bevande diverse dal caffè. E il fatturato della torrefazione vola a 68 milioni di euro

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MILANO – Prima di Natale prossimo sbarcherà a Istanbul, a Chicago, in Giappone e in due città italiane: Bari e Milano. Caffè Vergnano in alleanza con Eataly, la catena di ristoranti di Oscar Farinetti, va alla conquista di nuovi mercati esteri e punta a espandersi persino in Italia.

Con altri partner a breve inaugurerà un coffee shop a Monaco di Baviera, uno a Doha, capitale del Qatar, due in Arabia Saudita, tre a Torino tra fine aprile e settembre, e in autunno sarà la volta di Chioggia e di Biella. In tutto, sono 15 gli shop a marchio Vergnano che si aggiungeranno entro questo 2013 ai 57 già esistenti.

«Nei prossimi anni vorremmo infine creare una rete di negozi anche in Cina dove siamo alla ricerca di una partnership», spiega Carolina Vergnano, 32 anni, figlia dell’amministratore delegato Franco, e oggi responsabile dello sviluppo capsule per l’azienda di famiglia.

Il nuovo volto di casa Vergnano — azienda che ha chiuso il 2012 con ricavi per 68 milioni (+14 per cento rispetto all’anno prima) — parla del piano di sviluppo di una delle più antiche torrefazioni del nostro paese, 131 anni di storia, davanti allo sguardo del fondatore del gruppo ritratto in un quadro appeso alla parete della moderna sala riunioni a Santena, provincia di Torino.

E’ qui che si trovano il quartier generale e gli stabilimenti dove si producono il caffè macinato, il chilo in grani, e dal 2011 anche le capsule (in un nuovo impianto costato 10 milioni di euro).

In tutto 13.500 metri quadri di spazio e 22 linee automatizzate.

Ed è qui che si sta lavorando a un nuovo prodotto: «Nuove capsule, ma questa volta senza caffè — afferma Vergnano — vogliamo dare la possibilità ai consumatori di sfruttare le nostre macchinette per ottenere altre bevande: quali per adesso è top secret».

A Santena si investe nonostante la crisi. Anche se, in perfetto stile sabaudo, ci si muove un passo per volta. E soprattutto non si sente la necessità di ricorrere a quotazioni in Borsa.

Il risultato è che, malgrado il calo generale dei consumi che ha colpito il mercato italiano, i fatturati sono in costante crescita da anni. Anzi la società piemontese realizza proprio nel nostro Paese la maggior parte del suo giro d’affari (l’estero vale appena il 23 per cento dei ricavi).

Il prezzo generale del caffè tostato venduto ai consumatori in questi anni è salito. Ma i risultati di Vergnano sono in parte dovuti anche alla capacità di innovare, e quindi alle capsule di caffè, quelle create qualche anno fa — che da sole valgono 9,4 milioni di euro sul fatturato — e sono utilizzabili su macchine da caffè di diverse marche, a partire dalla Nespresso.

Il nuovo prodotto regala margini di guadagno alti e ha fatto montare su tutte le furie il colosso svizzero di proprietà della Nestlè, arrivato a dar battaglia legale, contestando agli italiani la violazione di tre brevetti.

Ma Davide ha battuto Golia. E Vergnano, lo ha decretato un tribunale, ha avuto ragione. Tanto che qualche settimana fa è stata emessa un’ordinanza che intima a Nespresso di non denigrare le capsule italiane.

«Sono passati due anni da quando abbiamo lanciato la linea Èspresso1882 — racconta la manager — e il progetto è risultato vincente.

L’innovazione nel prodotto è stata la chiave per affrontare la crisi.

Il mercato delle cialde e del macinato, ha subito una forte battuta di arresto, anche se ricopre l’80 per cento del mercato del caffè totale. In questi anni circa 200 torrefazioni hanno chiuso i battenti nel nostro Paese».

Vergnano oggi ha l’1,5 per cento circa del mercato nazionale (secondo i dati di Distribuzione moderna) e i suoi prodotti seguono vari canali.

Quello che dà più soddisfazioni è la grande distribuzione organizzata che pesa sul fatturato per 22,6 milioni di euro (tra capsule e macinato), 18,7 milioni arrivano dal settore Horeca (bar, hotel ), 15 dall’export, 5,6 dal private label (ovvero la produzione per conto e con marchio del distributore), 6,1 milioni da altri canali come vending e Coffee Shop.

Germania e Francia sono tra i primi mercati.

Solo sul mercato tedesco sono distribuiti in 4mila supermercati appartenenti a catene come il gruppo Rewe di cui fanno parte le insegne Billa e Penny o del gruppo Saturn.

L’azienda adesso guarda con interesse al business delle macchinette del caffè: a dicembre ne ha lanciata una nuova, la Trè, tutta Made in Italy, e ha aperto un sito di ecommerce.

                                                                                Stefania Aoi

 

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