MILANO – Bloomberg’s Café Con Leche Index ha registrato un aumento notevole del prezzo di una tazza di caffè. Infatti, se solo il mese scorso, a Caracas, il costo sarebbe stato di 2 milioni di bolivar, oggi le cose sono ancora diverse. Basti pensare che, rispetto a 12 mesi fa, si è assistito ad un aumento di quasi l’87.000%, partendo da 2300 bolivar.
Venezuela, la situazione dei prezzi
Sono infatti raddoppiati all’incirca ogni 18 giorni. Il Fondo Monetario Internazionale ora prevede che l’inflazione raggiungerà l’astronomico tasso di 1 milione% entro la fine di quest’anno.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato la settimana scorsa che il paese intende contenere l’iperinflazione togliendo cinque zeri dalla sua moneta, ma senza riforme governative strutturali, si tratta di cosmesi. E’ improbabile che un nuovo bolívar stabilizzi l’impennata dell’inflazione in Venezuela o ponga rimedio al suo crollo economico, riporta il blog Mining.
Dal 30 luglio, un’oncia d’oro in Venezuela sarebbe costata 211 milioni di bolivar
Si tratta quindi di un aumento di oltre 3,1 milioni per cento dall’inizio dell’anno. Quello che si teme ora è la fuga verso l’oro da parte dei venezuelani che possono farlo. Una famiglia venezuelana che avesse l’accortezza di conservare parte dei suoi averi in oro, sarebbe oggi in una posizione molto migliore per sopravvivere o sfuggire al regime del presidente Maduro.
Tra corruzione e cattiva gestione
L’unica cosa che aiuta il paese ad andare avanti in questo momento è l’oro. Due anni fa Caracas disponeva delle 16 più grandi riserve auree del mondo. Oggi è al numero 26 perché dal 2010 ha ceduto più della metà delle sue partecipazioni. Mentre paesi come la Cina e la Russia continuano ad aumentare le loro riserve, negli ultimi due anni il Venezuela è stato il più grande venditore al mondo di oro.
Nel 2016, il Venezuela era il terzo esportatore di greggio verso gli Stati Uniti
Dopo Canada e Arabia Saudita. Oggi con la produzione in caduta libera, non è più così. Per la prima volta a febbraio, la Colombia ha venduto più petrolio greggio agli Stati Uniti di quanto non abbia fatto il Venezuela; a giugno, la Pdvsa ha comunicato ad almeno otto clienti stranieri che non sarebbe stata in grado di rispettare gli impegni di approvvigionamento.
Secondo GlobalData, la produzione è sulla buona strada per scendere a solo 1 milione di barili al giorno entro il 2019, rispetto ai 3 milioni al giorno del 2011, il che significa che Pdvsa potrebbe presto non avere più nulla da consegnare.