VENEZIA – La caffetteria Demar, in Via Rialto, chiude i battenti. Dal primo gennaio un semplice quanto lapidario annuncio informa della chiusura, un foglio con scritto “chiuso” che lascia però qualche dubbio.
La cessazione dell’attività però è proprio definitiva. Lascia a malincuore Elvira Saba, la gestrice della caffetteria che in poco più di due anni di attività aveva catalizzato intorno a se le attenzioni e le simpatie degli avventori udinesi.
Troppi i costi rispetto ai guadagni, così la scelta è stata quasi obbligata. Una scelta, spiega, presa però senza nessuna costrizione da parte del titolare dell’impresa proprietaria dell’attività.
«Il contratto era in scadenza – dice Saba – e facendo i conti ho preferito non rinnovarlo». Troppo oneroso, a fronte degli incassi, il contratto di affitto di azienda che Elvira aveva stipulato due anni e mezzo fa con Alessandro Grassi, noto medico e politico udinese, proprietario sia dell’immobile che dell’attività. La decisione è stata certamente sofferta, soprattutto per il momento in cui è stata presa.
«Per me – confessa – è stata come una morte improvvisa, in particolare per il momento che stavo vivendo. Una vetrina stupenda per la sua posizione nel centro cittadino, ma soprattutto una clientela meravigliosa con la quale avevo stretto un ottimo rapporto».
Poi spende delle parole di riconoscenza per le tre ragazze che hanno dato un contributo decisivo per la buona sorte del locale e per la possibilità data da Grassi di svolgere questa attività. Purtroppo non c’è stata intesa fino alla fine, quando si trattava di rinnovare un contratto diventato troppo esoso nel corso dei due anni. Nessuna polemica e nessun risentimento, solo la voglia di ricominciare da capo.
L’idea di Elvira è di riaprire un’altra attività dello stesso tipo.
«Questa volta però – continua – ho intenzione di costituire un’azienda mia, in modo da gestire meglio tutti i costi. Mi sto guardando in intorno per cercare un locale, sempre in centro città, che ospiti una nuova caffetteria».
L’intenzione, fa sapere, è di rientrare quanto prima sulla piazza, possibilmente entro Pasqua.