lunedì 23 Dicembre 2024
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Vending: alle macchine della distribuzione automatica serve più vigilanza privata?

Il diffondersi della microcriminalità e l’incremento di scassi e furti ai distributori automatici stanno mettendo a dura prova questo settore e la vigilanza privata potrebbe dare una mano

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MILANO – Vending significa distribuzione automatica di prodotti, non solo alimentari. L’Italia è leader mondiale per la produzione di distributori automatici, per i sistemi di pagamento, per l’offerta di prodotti e marche, come il caffè Made in Italy, nonché per l’avanzato modello di business delle aziende di gestione del servizio, che acquistano i prodotti dai produttori o retailer e le macchine dalle industrie manufatturiere e stipulano contratti di servizio con i clienti B2B.

Il diffondersi della microcriminalità e l’incremento di scassi e furti ai distributori automatici stanno però mettendo a dura prova questo settore e la vigilanza privata potrebbe dare una mano.

Piero Lazzari, Presidente di Confida, Associazione Italiana Distribuzione Automatica, risponde alle domande.

Quali esigenze di sicurezza presenta il settore della distribuzione automatica? Quali sono le minacce più consistenti e frequenti alle quali sono assoggettati i vostri distributori automatici?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo necessariamente partire da due premesse di fondo. La prima fa riferimento alle specificità del servizio: fornitura per il consumo di prodotti mediante macchine automatiche anche in postazioni non presidiate o nell’intero arco del giorno o, soprattutto, in orari notturni e impiego del contante per la fruibilità dei prodotti. Da qui la seconda premessa, il diffondersi e l’intensificarsi della micro-criminalità che non sembra trovare né remore né ostacoli.

Da questi presupposti le esigenze di sicurezza sono così declinabili: anzitutto c’è la necessità di presidiare/difendere l’azienda dove è concentrata l’attività di logistica e gestione del magazzino prodotti e dove nell’immaginario criminale dovrebbe transitare la temporanea giacenza degli incassi. Anche i furgoni vengono non di rado presi di mira per il furto dei prodotti trasportati.
Da ultimo, ed è la situazione più diffusa e dove si concentra l’azione quotidiana della micro-criminalità, il furto di prodotti e la manomissione e la rottura dei distributori automatici per sottrarre le monete.

Come si può vedere, l’intero ciclo di attività di un’impresa di gestione del servizio è sottoposto alle azioni della criminalità, con un’accentuazione e accanimento metodico sul punto di erogazione dei prodotti, vale a dire sul distributore.

Qual è l’entità media del danno arrecato in caso di assalto ad un distributore? Oltre ai costi vivi del materiale rubato e ai costi per danneggiamento, vandalismo, malfunzionamento delle macchine e disservizio al cliente finale, esistono anche danni aggiuntivi (es. rincaro della polizza assicurativa, rischio che gli alimenti deperiscano e, nel caso di mancata sostituzione, potenziali danni alla salute degli utenti, etc?)

Il danno è essenzialmente e totalmente a carico dell’impresa che gestisce il servizio e già nella domanda appare chiaramente in che cosa si va sostanziando. Ma c’è un “danno” che è ancor più grave e che rischia di avere conseguenze sulla stessa attività, complessivamente intesa, dell’impresa.

Faccio riferimento al fatto che la micro-criminalità sfoga la propria tracotanza soprattutto nei locali e contesti pubblici e di interesse collettivo che nelle fasce serali e notturne non sono presidiati. In questi “raid notturni” ne fanno le spese anche i distributori automatici. Ma quello che sta avvenendo, fortunatamente in isolati casi e che ha dell’incredibile, è che qualche Amministratore valuta che siano i distributori automatici l’elemento di attrazione degli scassinatori e minaccia di eliminare le macchine per evitare danni agli immobili pubblici.

Siamo al paradosso: invece di punire scassinatori e ladri si va a penalizzare chi svolge la propria attività imprenditoriale e un servizio ai consumatori!

E sotto il profilo della sicurezza alimentare?

Non c’è alcun pericolo dal momento che i distributori automatici vanno in “fuori servizio” in attesa dell’intervento di riparazione, quando è possibile sul luogo; diversamente vengono ritirati e sostituiti con altri funzionanti.

I prodotti alimentari in essi contenuti, se deperibili, vengono quindi eliminati dalla macchina e sostituiti con prodotti freschi.
Siamo in presenza del solo danno di natura economica in capo all’impresa; però non per questo si possono chiudere gli occhi. Dobbiamo recuperare un quadro di compatibilità sociale e di tolleranza zero perché la curva statistica dei danni da micro-criminalità cresce in modo esponenziale e questo penalizza fortemente le prospettive di sbocco del settore in aree pubbliche.

Che tipo di misure di sicurezza, procedurali e tecnologiche, vengono in genere messe in campo per proteggere le macchine per la distribuzione?

La salvaguardia del distributore automatico avviene generalmente attraverso le misure di sicurezza di videosorveglianza e anti-intrusione installate a difesa e tutela degli ambienti nei quali la macchina è installata; di conseguenza, per fare l’esempio di scuole ed edifici pubblici, dove non siano presidiate da apparecchiature di vigilanza ed allarme, anche il distributore automatico rimane esposto ai vandalismi.

Ipotizzare, alla luce dell’evoluzione delle nuove tecnologie, applicazioni di allarme sulla macchina non è risolvente perché l’allarme, per essere efficace, dovrebbe azionarsi preventivamente nel momento in cui si verifica una forzatura o il tentativo di intrusione nei locali.

In prospettiva, i pagamenti delle consumazioni dai distributori automatici potranno essere fatti con “sistemi cashless” per cui non si farà uso di contante. Questo potrebbe costituire un deterrente, visto che non ci sarebbe più contante da rubare; certo, rimarranno sempre i prodotti all’interno dei distributori.

In buona sostanza, il presidio vero non può che essere sugli edifici, soprattutto quelli pubblici. Da qui la proposta che la sicurezza degli immobili e degli spazi pubblici venga considerata e gestita come un patrimonio della collettività e, in quanto tale, da tutelare con adeguata destinazione di risorse e ricorrendo ai servizi della Vigilanza.

Quali sono le principali motivazioni in caso si opti per non utilizzare meccanismi o servizi di protezione ai distributori? (Sottovalutazione del problema, fattore economico, etc)?

La premessa di fondo è che l’installazione di un distributore automatico, che rappresenta prima di tutto un’opportunità economica, costituisce un investimento e, pertanto, in un’ottica imprenditoriale ci deve essere un equilibrio tra costi (investimento) e redditività del servizio.

In buona sostanza, le imprese nei luoghi considerati protetti non utilizzano distributori automatici con particolari protezioni anche se, come abbiamo visto, anche in questi luoghi gli atti vandalici sono purtroppo all’ordine del giorno. Nei luoghi aperti al pubblico e di transito possiamo trovare macchine, per così dire, “corazzate”; però questo tipo di soluzione non può essere generalizzato dal momento che molte locazioni diventerebbero antieconomiche.

Non c’è quindi alcuna sottovalutazione: la salvaguardia dei distributori automatici è tra le preoccupazioni di ciascun operatore del settore, anche perché i costi di riparazione, sostituzione e mancato funzionamento ricadono interamente sulla stessa impresa. E’ solo una questione di compatibilità di costi.

Il mercato della vigilanza privata, in particolare, dovrebbe formulare a suo avviso qualche proposta di servizio specifica – per modalità esecutiva, orari e costi – per il vostro comparto?

Se consideriamo che le imprese del Vending sono molto eterogenee per dimensione, organizzazione e di servizio e che sono anche da considerare le diverse tipologie e caratteristiche di locazioni, viene immediato dire che le soluzioni devono essere costruite su singole situazioni, in altri termini, non possono che essere soluzioni personalizzate.

Quello che mi sentirei di proporre è di costituire un tavolo di lavoro tra Confida e Federsicurezza per approfondire insieme i problemi evidenziati e costituire una sorta di osservatorio per monitorare le maggiori criticità. Da qui, in una seconda fase, andare a costruire proposte congiunte sulle quali coinvolgere anche gli Amministratori locali e le Autorità preposte alla tutela e gestione degli immobili pubblici e degli spazi collettivi.

 

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