MILANO – Mentre il vending italiano attraversa una vera e propria rivoluzione digitale, gli operatori di casa nostra guardano probabilmente con una giustificata dose di invidia ai loro colleghi di oltremanica. O perlomeno a Costa Express, che conta in terra britannica un parco distributori di oltre 15 mila unità, cui si aggiungono ulteriori 1.600 nel resto del mondo.
La divisione vending del colosso Costa Coffee, dall’anno scorso, è diventata un’entità autonoma assumendo il nome di Costa Coffee Professional.
Invidia, si diceva: per quale motivo? Perché Costa Express, leader nella distribuzione automatica premium in Uk non vende le sue bevande a prezzi propriamente popolari.
Un cappuccino o un caffellatte (formato normale) – ad esempio – costano 4 sterline e mezzo (€5,4). Il tè, lanciato da poco in 7 mila distributori, costa 2,80 sterline (€3,3) ed è considerato un’alternativa vending più “economica” rispetto alle ricche ed elaborate bevande a base caffè
Come fa Costa a giustificare dei prezzi così alti nel vending? Attraverso la diversificazione e la personalizzazione dell’offerta, sulla falsariga di quanto accade nei suoi locali, proponendo specialità calde, ma anche fredde, attraverso distributori evoluti, come l’Alto X1 Ice, capace di erogare sino a 500 tipi di bevande personalizzate, con vero latte e ghiaccio masticabile.
L’innovazione passa anche attraverso lo store robotico Costa Studio – capace di servire i clienti in piena autonomia e di funzionare sino a sette giorni senza l’intervento umano – attualmente in test all’aeroporto di Austin-Bergstrom in Texas.
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