MILANO – Caffè più amaro per tutti gli studenti dell”Università di Catania. In seguito alla nuova proposta dello scorso senato accademico, le bevande dei distributori automatici subiranno un aumento di 5 e 10 centesimi. Sembrerebbe proprio una manovra in “stile Monti”: gli aumenti consistono infatti in vere e proprie accise sul caffè.
Sorseggiando un espresso, un cappuccino o un tè caldo ogni studente contribuirà a risanare i conti in rosso dell’ateneo catanese. Liveunict, in attesa di una comunicazione ufficiale del Rettore e dei Presidi di facoltà, ha chiesto spiegazioni alla sovraintendente dell’amministrazione finanziaria dell’università di Catania, la dott.ssa Alice Calamari.
Catania: la spiegazione dell’università
“Non siamo diventati pazzi. La decisione è stata presa in seguito a uno studio sul consumo da parte di caffè da parte di studenti, docenti e personale amministrativo. Si calcola che che ogni giorno nelle facoltà più grandi come Benedettini e Palazzo delle Scienze vengono erogati fino a 700 caffè al giorno.
Applicando una piccola accisa di 5 o 10 cent sarà possibile racimolare fino a 250.000 euro all’anno per ogni facoltà. Gli studenti con un piccolo sacrificio in questo modo potranno autofinanziare la segreterie e parte delle borse di studio”.
Resta il fatto che la decisione, per quanto giustificata, resti discutibile sul piano etico
In questo modo l’Università tratta i propri studenti come vere e proprie macchine “assetate” di caffè.
Rimane inoltre inspiegata la diversa ripartizione delle “accise”: lo stereotipo delle facoltà “ricche”(economia, giurisprudenza, medicina) dove si pagheranno 10 centesimi in più contro le più “povere” facoltà umanistiche è un insulto alla dignità intellettuale di ogni studente.