MILANO — Venchi festeggia i suoi 140 anni con un occhio alla tradizione e tanta spinta all’innovazione. Grazie al rilancio dal marchio attuato a partire dagli anni duemila, l’azienda cuneese guarda con grande ambizione e dinamismo e nuovi importanti traguardi. Così come spiega Giambattista Marchetto in questa interessante analisi pubblicata da Sole 24 Ore.
Venchi. Una storia lunga 140 anni
Ma anche un presente in accelerazione, in particolare sul fronte internazionalizzazione. Venchi taglia il traguardo nel 2018 e si conferma in piena fase evolutiva. Appoggiando sulla tradizione la spinta all’innovazione.
“Oggi festeggiamo con i dipendenti e con le persone che hanno scritto assieme a noi il capitolo più importante per la crescita e il rilancio dell’azienda. – rimarca Giovanni Battista Mantelli, direttore commerciale e anima creativa di Venchi.
– Vogliamo celebrare una storia importante. Rinnovando così la tradizione che è solida e mantenendo lo slancio che ha portato al rilancio di Venchi negli ultimi 18 anni”.
Cremino fondente
È proprio il binomio tradizione-innovazione il segreto del successo della storica azienda piemontese sul mercato italiano e internazionale.
“Il legame con il territorio e l’eccellenza qualitativa hanno un valore strategico per noi. – prosegue il manager. – Il punto di partenza è l‘esperienza delle signore che lavorano in Venchi da anni; producendo piccoli lotti sempre freschi di cioccolato con ingredienti di prima scelta, dalle nocciole all’olio d’oliva. Sono un asset straordinario su chi si fonda l’evoluzione delle ricette.
La curiosità che ci ha spinto a innovare poggia sulle tecnologie di lavorazione sul prodotto sempre a base naturale. Ma anche sui valori tradizionali e sull’equilibrio della dieta mediterranea”.
Un esempio? La scelta di non usare olio di palma non è legata ai trend anti-palma, ma alla volontà di usare olii e grassi italiani.
“Per noi innovare, oggi, significa rispettare i cicli produttivi stagionali; lavorare con attenzione la materia prima per enfatizzarne i grandi caratteri di funzionalità”. Chiosa il salesman di Venchi.
In effetti l’azienda dichiara l’amore incondizionato per il cacao. Dal seme in piantagione al seme lavorato che diventa cioccolato fondente, extrafondente e gianduia; con un uso mai eccessivo dello zucchero.
Qualità e sperimentazione
Il new deal avviato dopo l’acquisizione del marchio da parte dell’attuale proprietà è legato alla scelta di reinterpretare la passione per il cacao – unico alimento che è stato divinità e farmaco e moneta di scambio.
“Abbiamo lavorato declinandolo a 360 gradi – riprende Mantelli – e cercando di scoprirne i segreti. Non solo nell’innamoramento storico per il cioccolatino, la barretta o lo snack; ma andando ad estrarre il burro di cacao per cucina (con zero colesterolo e pure vegano).
O lavorando la massa raffreddata di cioccolato o gianduiotto per i gelati (superando le consuete basi bianche o gialle) o scaldandola per la bevanda. E poi c’è la crema spalmabile che mescola la base con olio d’oliva e per il gianduia con le nocciole Igp del Piemonte”.
Gli ingredienti sono il focus: solo nocciole piemontesi Igp. – “sono il nostro barolo.” – e pistacchi di Bronte, per garantire l’eccellenza. Che poi si affina nella lavorazione.
“quando simo partiti, ormai 27 anni fa, ci siamo lanciati da subito nell’interpretare le ricette piu complesse; ovvero fondente ed extradfondente, lavorando sulla riduzione degli zuccheri o su prodotti senza zuccheri. Volevamo proporre prodotti golosi, ma con un controllo dell’apporto glicemico”.
Crescita costante a doppia cifra
Quello di Venchi è un percorso di differenziazione del prodotto che ha portato ad una evoluzione nel posizionamento di mercato. Conseguentemente ad una crescita annua costante del 30 per cento.
I tre imprenditori Mantelli-Ferrero-Cangioli hanno rilevato l’azienda alla fine degli anni Novanta e ci lavoravano 30 persone; realizzando un fatturato corrispondente di circa 1,5 milioni di euro (3 miliardi di lire); oggi Venchi SpA conta 950 addetti con un consolidato 2017 chiuso a 80 milioni (10 di utile) e un fatturato atteso di circa 100 milioni per l’anno in corso.
“Non applicando un approccio strettamente industriale – precisa Mantelli – abbiamo gestito la crescita mantenendo l’azienda molto flessibile e investendo sul capitale umano.
Abbiamo assunto molte persone, ma sempre tenendo i conti in equilibrio e senza fare salti in avanti.
Le scelte strategiche parlano da sole. Venchi non copre la grande distribuzione, ma mantiene il controllo totale delle vendite con 90 agenti che servono pasticcerie e dolcerie.
Il dialogo con i clienti
“Dal 2001 abbiamo il contatto diretto con i clienti, per noi fondamentale – riferisce il manager. – Abbiamo una media d’ordine molto bassa, ma non per questo rivolgiamo loro meno attenzione.
Lavoriamo sulla base delle prenotazioni: come nella moda, usciamo a Pasqua con il catalogo per Natale e prima dell’autunno con l’offerta per Pasqua. Dunque si produce sul venduto con i tempi necessari poi alla distribuzione”.
Il manager rivendica anche il valore della gestione diretta di tutti i 90 negozi nel mondo: “se oggi abbiamo numeri da industria lo dobbiamo al rapporto con i 670 giovani che lavorando nelle cioccogelaterie in 4 continenti; mentre la produzione è affidata a 150 persone (in maggioranza donne) che producono in piccoli lotti per tutto l’anno”.
Espansione internazionale senza fretta
Il processo di internazionalizzazione è partito da un assunto: dimostrare al mondo che il cioccolato è anche italiano. “La materia prima non è coltivata in Italia, ma questo vale anche per il caffè – chiarisce Mantelli.
– E poi la storia riporta ai Savoia, che a fine Cinquecento avevano la licenza per distribuire il cioccolato in tutta Europa. Allora ci sono la Svizzera o il Belgio; ma il Piemonte è la culla del cioccolato italiano nel mondo e ha pure alcuni prodotti diventati icone, come la gianduia che oggi rappresenta il quarto cioccolato sul mercato”.
L’espansione è stata graduale
Con una partenza addirittura timida prima in Italia, poi in Europa e, a seguire, in Asia e Usa. Oggi l’export assorbe il 30% della produzione, ma il target è almeno raddoppiare.
“Siamo metodici, non abbiamo fretta – conclude il sales Venchi – Ci presentiamo nel mondo con una storia di 140 anni e con uno storytelling centrato su prodotti e ingredienti.
Proponiamo il lusso accessibile. Perché di fatto l’alta gamma del cioccolato ha la forma democratica data dalla porzione del cioccolatino”.
Cacao da crociera e a Fico
Tra i nuovi progetti in fase di avvio, Venchi annuncia l’apertura di negozi galleggianti sulle grandi navi di Msc. “Andiamo a presentarci al grande pubblico dei croceristi. – annuncia il sales manager.
– Il progetto prevede l’apertura di cioccogelaterie che lavorino frutta e latte e masse di cacao direttamente in nave per il gelato”.
C’è entusiasmo anche per la presenza a Fico. Nella nuova creatura di Oscar Farinetti il laboratorio di Venchi presenta un’esperienza bean-to-bar e la scoperta di quali reazioni emotivo-muscolari il computer possa imparare da un momento di degustazione.
Long story short
Lo storico marchio Venchi nasce nel 1878, crescendo fino agli anni Sessanta, quando diventa uno dei marchi di cioccolato più famosi d’Italia.
Dopo vent’anni di silenzio, negli anni Novanta la tradizione e la fama del marchio vengono recuperate e riportate in vita da tre imprenditori che ancora sono soci dell’azienda.
Giovanni Battista Mantelli (anima creativa e commerciale), Daniele Ferrero (presidente e ad) e Niccolò Cangioli (la mente dello sviluppo dei negozi Venchi).
Nel 2007 è stata aperta la prima Cioccogelateria Venchi e nel 2018 l’azienda festeggia il 140. anniversario con soddisfazione per gli obiettivi raggiunti: 350 ricette di cioccolato, 90 gusti di gelato, oltre 100 negozi in più di 70 paesi del mondo (da New York a Dubai e Hong Kong).
Giambattista Marchetto