MILANO – La crisi economica globale non ridurrà i consumi, ma li rimodulerà: la gente consumerà meno caffè nei locali pubblici e più caffè in casa. E per risparmiare comprerà magari prodotti più economici. Così la direttrice esecutiva dell’Ico Vanusia Nogueira, a margine delle riunioni della 134a sessione del Consiglio Internazionale del caffè, a Bogotá.
“Non credo che la crisi impatterà in termini di volumi” ha dichiarato Nogueira in un’intervista – ma si rifletterà invece sulle modalità di consumo e sulla qualità: cosa beve il consumatore medio e dove. Un po’ come è successo durante la pandemia.
Solo che, questa volta, i consumi in casa cresceranno in ragione della crisi e del rischio di recessione globale. Fattori, questi, che deprimono la fiducia dei consumatori e scoraggiano le spese voluttuarie.
Intanto, si fa sentire sempre di più l’inflazione: un fenomeno “familiare” per l’America latina, ma totalmente nuovo per le generazioni più giovani in Europa, Usa e Giappone, osserva Nogueira.
In questo contesto, sarà necessario individuare nuove strategie di comunicazione: educare il consumatore, affinché non vada semplicemente alla ricerca del prodotto più economico, ma guardi anche alla qualità. “Come accade già per il vino”.
A monte della filiera, i coltivatori di caffè fanno i conti con il crescere generalizzato dei costi e con un clima sempre più aleatorio.
“Vogliamo attuare dei progetti che mettano in condizione i produttori di affrontare le sfide del mercato e dell’adattamento al clima con maggiore dinamismo” ha spiegato Nogueira, che ha due parole d’ordine: innovazione e diversificazione.
Contenuto riservato agli abbonati.
Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.