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giovedì 21 Novembre 2024
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Valentina Palange, Specialty Pal, vincitrice dell’Aeropress 2024: “Con il caffè, feeling immediato”

La vincitrice: "In generale l’Aeropress è sempre stato molto sentito e partecipato: ti dà la possibilità di condividere, di divertirsi con gli altri, di scambiarsi conoscenze. La maggior parte dei concorrenti sono baristi e professionisti con cui è bello sempre confrontarsi.”

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MILANO – Valentina Palange, ai più nota come Specialty Pal su Instagram, ha segnato un traguardo nel suo percorso nell’ultima e decima edizione della gara Aeropress, che si è tenuta presso gli spazi del Social Hub di Firenze, e organizzata da Oatly. Primo posto, trofeo portato a casa, non senza difficoltà sulla via che però non sono riuscite a tenerla lontana dalla vittoria sugli altri 23 sfidanti.

Ha conquistato una giuria di esperti assaggiatori: Alessandro Gianmatteo, Natalia Mazzilli e Simone Zaccheddu. Sul podio con lei una buona compagnia: secondo posto a Stefano Cevenini (tra i creatori di Pump my Moka) e al terzo Oliviero Alotto (ceo di Ialty Coffee).

Valentina Palange proclamata campionessa Aeropress 2024 credits Rafael Maggion

Palange, campionessa 2024 Aeropress: non è la prima volta che partecipa, ma stavolta ha vinto. Che è successo?

“Solitamente partecipo a questa gara insieme al mio compagno, Luca (che per altro è arrivato secondo nella nona edizione, n.d.r.). Quest’anno invece soltanto io ho potuto essere presente, perché è stato cancellato il suo volo.

Nei giorni precedenti ho ricevuto il caffè e ho potuto attraverso diverse prove, trovare una ricetta che mi è piaciuta molto. Nessuno mi ha aiutato particolarmente in fase di studio, perché ciascuno di noi si era focalizzato sulla propria ricetta e mi sono potuta affidare solo alla mia esperienza e gusto.

E poi, arrivato il giorno della prova, nonostante avessi tutto contro compresi i trasporti e lo sciopero dei treni, ho sentito di dover andarci a tutti i costi per presentare la mia idea ai giudici: la mia tazza era davvero dolce, persistente, con un tocco di acidità ma molto bilanciata e ci credevo molto. E così, ho vinto.”

Lei arriva da un’esperienza quest’ultimo periodo, come barista (ha gareggiato nei campionati SCA): ci spiega questa sua nuova esperienza da influencer a operatrice dietro al bancone

“Tutto è successo perché, dal punto di vista della mia carriera ho capito che questo era un passaggio che dovevo compiere. Uno dei motivi che lo rendevano necessario, è il fatto che in Italia non si è abituati a considerare la figura del content creator, del caffè poi, rispetto a come accade in altri Paesi.

È una categoria che si sta ancora sviluppando: competere, fare le cose nel concreto, mostrare le competenze sul campo, può far comprendere che quello che promuovo non è soltanto storytelling ma qualcosa che è frutto di una conoscenza effettiva di ciò di cui sto parlando.

Le ricette che propongo, le macchine che sperimento, derivano da uno studio alle spalle. Partecipare alle gare dà più credibilità e sentivo di averne bisogno. L’esperienza in sé poi mi è servita tantissimo: mi ha formato ulteriormente e non solo a livello professionale ma anche personale, perché ho dovuto superare molti miei limiti e scoprire una nuova Valentina.”

Veniamo alla gara: ce la racconta, dal caffè alla preparazione, alla performance vera e propria.

“C’è stato innanzitutto un gioco di temperature. Sono partita dal blooming con acqua a temperatura ambiente (che comunque era intorno ai 30 gradi, essendo d’estate). Con la stessa acqua (La Lauretana che apriva di più i flavour in tazza) sono passata all’infusione a 97 gradi, per creare uno shock termico che facesse esplodere il caffè.

Una materia prima che a parer mio aveva bisogno di essere svegliata. Un’altra soddisfazione che ho collezionato durante la gara: quando hanno chiesto l’origine del caffè, l’ho indovinata subito.

Era un colombiano (red bourbon lavato, tostato da Gearbox Coffee Roasters e fornito da Mae Coffee Liason n.d.r.) che mi ha riportato indietro nel tempo ai miei primi assaggi specialty.

Particolarità della mia ricetta: non ho effettuato il bypass, perché ritenevo avesse bisogno di essere gustato più concentrato. La macinatura poi non era esattamente quella che ci si aspetterebbe per l’Aeropress con metodo inverso, che ho portato in gara: non era grossissima, ma più simile a quella del Chemex, perché attraverso le diverse prove e combinazioni ho capito che quella era la migliore in assaggio.

Non ho fatto tantissimi test in realtà: il pacchetto da 250 grammi non l’ho terminato neppure e questo perché sono entrata presto in sintonia con questo caffè.”

Qual era il livello degli altri competitor? Ha notato un maggiore coinvolgimento verso questa competizione nel corso delle tante edizioni?

“I biglietti sono andati a ruba in tempi record: sono riuscita a partecipare soltanto perché Luca è stato attentissimo ad essere tra i primi a prenotare due biglietti.

Personalmente credo anche che il fatto che quest’anno il campionato si sia svolto in città ed era logisticamente più facile da raggiungere, abbia incentivato a partecipare in tantissimi. Ma in generale l’Aeropress è sempre stato molto sentito e partecipato: ti dà la possibilità di condividere, di divertirsi con gli altri, di scambiarsi conoscenze. La maggiorparte dei concorrenti sono baristi e professionisti con cui è bello sempre confrontarsi.”

Molti dicono che l’Aeropress sia uno strumento abbastanza semplice da gestire rispetto ad altre estrazioni: ma è davvero così?

“Può dimostrarsi più semplice rispetto ad altri metodi come l’espresso, ma il tutto sta nel metterci la testa per valutare bene le variabili e assaggiare ogni volta per scoprire le differenze e trovare la giusta combinazione.

Rispetto alla gara baristi ci sono meno difficoltà: per esempio nella gara Aeropress non hai uno speech da esporre durante la preparazione. L’Aeropress inoltre è più alla portata di tutti, inclusi i semplici coffeelovers: è un metodo ludico e pop e il gap di abilità con i baristi professionisti si assottiglia, perché forse in Italia viene più utilizzato a casa che in caffetteria, a differenza del V60.”

Di solito chi prova l’Aeropress poi entra in una spirale da collezionista: lei si è fatta arrivare uno specifico modello nonostante tutte le difficoltà logistiche…

L’Aeropress pink edition, credits Rafael Maggion

“E’ così in effetti – ride – se ti piace l’Aeropress diventi un collezionista. L’edizione limitata rosa l’ho persino usato in gara, ma c’è chi la lascia in esposizione su uno scaffale. Penso invece che lo porterò anche ai mondiali”.

Palange, a proposito: pronostici e prospettive per Lisbona a settembre?

“Io e Luca siamo già con la testa lì per vedere che cosa succede sul campo. Mi aspetto di incontrare tantissimi appassionati e professionisti da tutte le parti del mondo e di fare nuove amicizie. Ci saranno campioni che arrivano da lontano, anche se io fortunatamente non subirò il fuso orario perché si terrà a Lisbona, in un Paese caldo.

Affronterò la sfida come ho sempre fatto: assaggi, esperimenti. Come va, va. Sperando che ci sia un feeling immediato anche in questo caso con il caffè. Mi piace mettermi alla prova, e mi trovo a mio agio nella creazione di una ricetta a poche ore prima della gara, con un caffè uguale per tutti e meno variabili da dover considerare in anticipo.

Poi ovviamente i livelli saranno più alti, perché nella maggior parte dei Paesi fuori dall’Italia le estrazioni alternative sono particolarmente diffuse e conosciute dagli operatori. La selezione quindi a monte è più importante. A leggere le ricette dei campioni del mondo, ti stupisci dai dettagli che si inventano. Da appassionata ogni anno, studio e replico a casa. È un metodo di estrazione che sento molto mio.”

E ora Specialty Pal, o meglio, Valentina Palange, che altro vorrà sperimentare da competitor?

“Voglio continuare su questa linea. Ho scoperto che mi piace forgiarmi attraverso le gare. Quello che racconto è ciò che spesso non si coglie dagli altri competitor che non sono così social. Far vedere il sacrificio dietro, il lavoro, lo stress, rende le competizioni un’esperienza più universale.

Molte volte si vede soltanto il risultato finito della performance e invece esistono tanti passaggi che io vorrei mettere in mostra. Anche esporsi ovviamente può portare al rischio di beccarsi delle critiche, ma non è un problema che mi pongo. Anzi, esorto le nuove generazioni a buttarsi.”

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