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venerdì 22 Novembre 2024
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Vacchi (Ima): “Pronti a velocizzare il piano vaccini: ecco come possiamo aiutare”

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MILANO – La grande industria, come la bolognese Ima, che è presieduta da Alberto Vacchi, scende in campo per rallentare l’aggressività del Civid e fornisce le proprie competenze per velocizzare il processo di produzione di vaccini e di vaccinazione. Che è decisivo per uscire dall’emergenza il più presto possibile. Ma che, almeno in questa prima fase, sembra segnare il passo.

Così Alberto Vacchi lo ha presentato come il « nostro contributo a questa emergenza pandemica», ossia come il tentativo di «fare la nostra parte» per accelerare la produzione dei vaccini. ha parlato di “Ima Life Fast Track”, il progetto ideato dal colosso bolognese del packaging per dimezzare i tempi necessari a realizzare una linea di macchinari per l’industria farmaceutica. Ne ha riferito la pagina bolognese del quotidiano La Repubblica per la firma di Marcello Radigheri.

Nell’articolo si legge tra l’altro che al giorno d’oggi, infatti, tra l’attivo dell’ordine e l’effettiva messa in funzione dell’impianto passano in media quasi due anni: tra i «14 e i 18 mesi per la fase produttiva, gli altri legati a installazione e validazione da certificatori esterni — ha spiegato ieri il presidente e amministratore delegato del Gruppo Ima ad un altro quotidiano, il Sole 24 Ore. “Il nostro obiettivo è ridurre il percorso che gestiamo direttamente a 7-8 mesi».

Repubblica spiega che Ima Life è la divisione del gruppo bolognese specializzata nelle tecnologie di processo e confezionamento in asettico di farmaci liquidi e in polvere, macchine automatiche che vengono utilizzate anche per il riempimento delle fiale che contengono i vaccini. « Siamo leader mondiali nel segmento con un migliaio di addetti diretti tra Emilia, Toscana, Usa e Cina» , e circa 200 macchine prodotte ogni anno. Un dato, quest’ultimo, che peraltro fa riferimento all’epoca pre- Covid: per ora Vacchi preferisce rimanere generico sui numeri futuri, ma conferma che «la domanda sta aumentando notevolmente».

Nel prosequio dell’articolo si osserva come, anche per questo motivo, si sente la necessità di spingere sull’acceleratore. «Al di là della soddisfazione di vendere le nostre tecnologie (parliamo di linee complete che valgono dai 10 milioni di euro in su), c’è il dovere e la responsabilità di fare la nostra parte per produrre miliardi di dosi di vaccino, dopo lo sforzo straordinario fatto nei laboratori di ricerca.

E ci sarà un effetto positivo indotto su tutto il nostro territorio, che potrebbe portare a centinaia di nuove assunzioni nella packaging valley» . Il tutto annunciato proprio nei giorni in cui il Ministro dello Sviluppo Economico, il leghista Giancarlo Giorgetti, sta sondando il terreno con le industrie italiane per capire se ci sono i margini per produrre nel nostro Paese i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

Nel concreto, Ima ha avviato il progetto da circa un mese, presentandolo anche alle istituzioni regionali. Per raggiungere l’obiettivo — tagliare in modo così drastico i tempi di consegna e installazione delle macchine ma anche per garantire assistenza, manutenzione e servizi ai clienti di tutto il mondo — è stato necessario rivedere tutto il processo produttivo.

L’iniziativa coinvolge poi l’intera filiera di fornitori, una ventina di partner stabili sul territorio, che dovrebbe anche essere allargata: «Abbiamo individuato altre aziende da validare e mettere a sistema» . E Vacchi prevede anche l’assunzione di nuovo personale. «Tutto questo aumenterà i nostri costi, ma garantiremo lo stesso prezzo ai clienti».

Del resto, non è certo la prima volta che Ima interviene in materia di contrasto alla pandemia. Già lo scorso maggio, a poche ore dalla fine del primo lockdown, il gruppo definì un accordo con il Commissario Straordinario per l’Emergenza Covid- 19, Domenico Arcuri, per lo sviluppo e la fornitura di 25 macchine per il confezionamento di mascherine chirurgiche monouso.

Ora si inserisce nella corsa collettiva ai vaccini sperando di fornire un assist decisivo. «Qui in Emilia abbiamo uno dei più importanti poli mondiali per progettare e produrre macchine automatiche per il riempimento asettico delle fiale, anche a bassissime temperature. Il nostro ecosistema è strategico nella lotta al Covid-19 per tutto il pianeta».

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