La produzione mondiale di caffè segnerà una forte ripresa il prossimo anno. Ma per il 2014/15 dobbiamo attenderci un’annata peggiore del previsto, con un calo consistente delle scorte mondiali.
Così la circolare Usda sui mercati mondiali e il commercio – contenente le cifre ufficiali del dipartimento Usa dell’agricoltura – diffusa venerdì pomeriggio alla chiusura dei mercati.
Per cominciare, Usda ha rivisitato al ribasso di 3,5 milioni di sacchi – a 146,3 milioni – la sua stima sulla produzione mondiale per l’anno in corso.
La revisione maggiore riguarda il raccolto del Vietnam (-1,2 milioni di sacchi). Riviste in negativo anche le stime relative a Messico e America centrale (-700 mila sacchi) e al Perù (-600 mila sacchi).
Per effetto delle variazioni introdotte, le scorte finali scenderanno a 33,547 milioni di sacchi, contro e 39,69 milioni di fine 2013/14.
Rispetto alla circolare dello scorso dicembre, le stime sugli stock di Brasile e Vietnam sono state abbassate, nell’ordine, di 1,2 e 2,5 milioni di sacchi, a 5,8 e 2,4 milioni di sacchi. La previsione sulle scorte finali dell’Unione Europea è stata, invece, elevata di 750.000 sacchi a 12 milioni di sacchi, comunque in calo (-400 mila sacchi) rispetto all’annata precedente.
Migliori le prospettive per il 2015/16. La produzione mondiale crescerà di 6,4 milioni di sacchi e risalirà a 152,651 milioni di sacchi rimanendo comunque relativamente lontana dai livelli record del 2012 (154,943 milioni di sacchi) e 2013 (154,308 milioni di sacchi).
Stiamo parlando naturalmente di una stima preliminare, che potrebbe subire correzioni significative nelle prossime circolari.
In Brasile, la produzione raggiungerà i 52,4 milioni di sacchi dai 51,2 del raccolto 2014/15. A trainare la ripresa produttiva la varietà arabica, con un raccolto in crescita di 3,8 milioni a 38 milioni di sacchi. Un esito reso possibile dalle favorevoli condizioni meteo che hanno caratterizzato le fasi decisive di sviluppo del raccolto, fatta eccezione per una parentesi di siccità a gennaio 2015.
Deludente, invece, l’andamento dei robusta, il cui raccolto si ridurrà di 2,6 milioni di sacchi a 14,4 milioni risentendo principalmente della siccità che ha colpito l’Espírito Santo. L’export registrerà una flessione di 2,5 milioni di sacchi a 30 milioni di sacchi. Gli stock finali subiranno un calo ulteriore a 4,3 milioni.
Previsioni moderatamente ottimistiche anche per il Vietnam, dove il raccolto crescerà marginalmente (circa 400 mila sacchi) a 28,6 milioni di sacchi (per il 95% di robusta). Analogamente gli imbarchi aumenteranno di mezzo milione di sacchi circa a 25,5 milioni.
L’impatto del clima molto caldo e secco (peraltro normale in questo periodo dell’anno) registrato tra gennaio e marzo 2015 è stato fortemente ridotto dall’irrigazione e dal puntuale arrivo della pioggia a partire da aprile, che ha consentito una buona fioritura. Le superfici coltivate rimangono invariate rispetto all’anno scorso, fatta eccezione per una modesta espansione in Lam Dong e Dak Nong e una lieve contrazione nel Gia Lai.
Le note più positive giungono dalla Colombia, dove la produzione si incrementerà di ulteriori 500 mila sacchi raggiungendo i 13 milioni di sacchi: il livello produttivo massimo degli ultimi vent’anni. L’incidenza della ruggine del caffè (roya), che era arrivata al 40% delle aree coltivate, è stata significativamente ridotta negli ultimi anni grazie all’aggressiva campagna di rinnovo colturale con varietà resistenti. L’export colombiano è previsto a 11,5 milioni di sacchi, con un incremento degli imbarchi verso gli Usa.
La roya rimane invece un problema grave in Messico e America centrale, dove la malattia crittogamica continuerà a limitare il potenziale di alcuni paesi. La produzione è data comunque in ripresa (+750 mila sacchi) a 16,7 milioni di sacchi, grazie soprattutto al nuovo balzo in avanti dell’Honduras, che diventerà il 6° produttore mondiale di caffè, alle spalle dell’Etiopia e davanti all’India. Il raggiungimento di livelli produttivi senza precedenti sarà reso possibile dal favorevole andamento climatico e dall’espansione delle superfici coltivate.
Analogamente, il Nicaragua vedrà crescere il proprio raccolto del 5% a 2,2 milioni di sacchi, grazie a una buona fioritura e all’entrata in produzione di nuovi arbusti.
Situazione stabile in Messico (3,3 milioni), Guatemala (3,215 milioni) ed El Salvador (700 mila sacchi). L’unico paese in calo sarà la Costa Rica, che subirà il terzo arretramento consecutivo sull’anno scendendo a 1,35 milioni di sacchi.
Forte ripresa in vista in Indonesia, dove la produzione, dopo due annate negative, dovrebbe lievitare al dato record di 11 milioni di sacchi (all’85% di robusta), piogge e Niño permettendo. L’export si incrementerà di 1,4 milioni di sacchi a 6,5 milioni.
Il raccolto dell’India sarà di 5,2 milioni (+100 mila sacchi), con gli arabica stabili e i robusta in lieve ripresa. Le esportazioni saranno pari a 3,5 milioni.
L’Etiopia – massimo produttore africano – raggiungerà i 6,5 milioni di sacchi, in leggera crescita sull’anno precedente e sostanzialmente in linea con le medie storiche degli ultimi anni.
L’Unione Europea si confermerà il massimo importatore mondiale di caffè, con un volume record di 45,5 milioni di sacchi: Brasile (30%), Vietnam (24%) e Honduras (6%) i massimi fornitori. Gli stock finali rimarranno invariati a 12 milioni di sacchi.
Anche l’import degli Usa è previsto in crescita di mezzo milione di sacchi a 24 milioni, con Brasile (28%), Colombia (19%) e Vietnam (15%) quali principali origini. Le scorte finali si incrementeranno marginalmente risalendo a 5,7 milioni di sacchi.
Nonostante la forte ripresa produttiva, le scorte mondiali a fine 2015/16 subiranno un ulteriore contrazione, per effetto della ripresa dei consumi e dell’export (ai massimi storici), e scenderanno ai minimi degli ultimi 4 anni (31,54 milioni di sacchi).