MILANO – Condividiamo il primo dei sei appuntamenti culturali firmati da MUMAC, museo della macchina espresso del Gruppo Cimbali, che ha concentrato il suo impegno sullo sviluppo di una rubrica dedicata interamente alla storia dell’espresso insieme ai protagonisti che ne hanno segnato le principali evoluzioni: la tazzina analizzata a 360 gradi, seguendo l’esempio del nuovo libro libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions. e arricchendo le seguenti pagine con contenuti inediti.
Prima dell’espresso
I due volti che incontriamo all’inizio del cammino sono in realtà precursori dell’”espresso” inteso come bevanda estratta al momento appositamente per il cliente e in poco tempo. Sono personaggi che hanno alcune geniali intuizioni che superano il concetto del caffè alla turca bollito e decotto con cui per secoli si è consumato il caffè, fino ad arrivare all’uso delle prime caffettiere o, come per esempio accadeva a Milano nell’800, al caffè fatto coi fondi di quello servito nei locali storici o di lusso della Galleria Vittorio Emanuele II, tenuto in caldo per ore, in contenitori simili a grandi thermos, trasportati dopo il tramonto su carrettini e servito ai lavoratori notturni semplicemente aprendo un rubinetto e inginocchiandosi quasi per farlo (il caffè del Genoeucc).
In questo panorama, le invenzioni del francese Edouard Loysel de la Lantais e del torinese Angelo Moriondo, appaiono come ultramoderne ed estremamente attraenti.
Loysel: il caffè “percolato” in quantità
Edouard Loysel de la Lantais non è un personaggio chiave nella storia dell’espresso, ma merita di essere nominato, perché alla Esposizione di Parigi del 1885 propone una macchina, il “percolatore idrostatico“, che suscita, per l’epoca, un enorme scalpore: la macchina era enorme e poteva realizzare fino 2000 tazze di caffè all’ora. Tutti volevano provare la bevanda creata per percolazione (cioè per caduta), ma il caffè che veniva prodotto rimane, di fatto, un infuso di caffè.
Loysel con la sua invenzione risolve principalmente il problema di avere a disposizione una grande quantità di caffè da servire in (relativamente) poco tempo. Ma la macchina, che funziona meccanicamente e non usava il vapore, non è stata esclusivamente pensata per il caffè e risolve parecchie esigenze: può servire a preparare tè, caffè, cioccolata ma anche infusione del malto per la preparazione della birra o di piante medicinali come base
di farmaci.
Moriondo: il caffè “istantaneo” estratto a vapore, ma in quantità
Il torinese Angelo Moriondo può essere considerato il padre del caffè “istantaneo” e, soprattutto, della grande intuizione relativa all’uso del vapore per l’estrazione della bevanda. Vedremo che non chiamerà mai “espresso” il caffè erogato dalle sue macchine, anche se il termine entrò in voga ben prima della sua seconda invenzione che prevedeva anche l’erogazione della singola tazza.
La macchina consisteva in una caldaia riscaldata da un fornello a legna che, una volta portata a temperatura, veniva spostata con dei rulli e messa su un fornello per mantenere temperatura e pressione. L’evidenza dei documenti ci dice che per Moriondo, uomo di inventiva e relazioni, la proposta della macchina sul mercato era stata più funzionale a promuovere il suo locale (il Caffè Ligure di Torino) e, successivamente, aggiornata con il fine di diventare il rappresentante unico di caffè dal Brasile per Lombardia, Piemonte e Liguria, piuttosto che a volersi vedere riconosciuta la fama dell’inventore di una tipologia di macchina comunque unica nel suo genere.
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