MILANO – Usa, il più grande mercato del mondo. Nella ristorazione professionale il mercato statunitense non ha rivali: è infatti il primo del mondo per valore di import, con un volume di 10 miliardi di Euro secondo le pre-stime 2020 e un prezzo medio delle importazioni nel 2019 pari a 6,09 Euro al chilogrammo.
Secondo le previsioni sviluppate da StudiaBo a partire dalla Banca Dati Ulisse, sono buone anche le prospettive dello scenario al 2024, con incrementi attesi delle importazioni del +5,2% medio annuo nei valori in Euro. Un trend decisamente positivo rispetto al periodo 2001-2008 (fermo a una tasso di variazione medio annuo delle importazioni in Euro correnti del +0,5%) anche se in leggera frenata rispetto all’eccezionale decennio 2009-2019 (+7,8%)
Usa, un mercato che si sta muovendo verso proposte di qualità
Dal 2009 al 2019 è aumentata la quota delle importazioni di fascia di prezzo alta (dal 7,5 all’8,5%) mentre le importazioni di fasce di prezzo bassa e medio bassa sono passati dal 76,6 al 68,1%. L’Italia figura al 7° posto tra i Paesi importatori, con 179 milioni di euro esportati nel 2019 e dietro a un’irraggiungibile Cina (7754 milioni di euro con una quota di mercato del 66,5%), e a Messico (1258 milioni di euro e 10,8% di quota) e Thailandia, Canada, Corea del Sud e India. Tra le new entry da monitorare troviamo, nella fascia bassa di prezzo, India e Vietnam, mentre nella fascia top di gamma si affermano Germania e Regno Unito.
Un mercato insomma talmente grande da trainare la domanda mondiale del comparto, e cresciuto enormemente negli ultimi decenni: secondo Statista dal 2000 le vendite di cibo e bevande fuori casa negli Stati Uniti è più che raddoppiata.
Del resto, parliamo di una “cucina” formata da oltre un milione di punti vendita secondo la National Restaurant Association
Con un fatturato complessivo di 739 miliardi di Euro e 15,6 milioni di persone impiegate. Un mercato anche estremamente dinamico, se si pensa che 9 manager di ristoranti su 10 e 8 proprietari su 10 sono entrati nel settore ricoprendo la posizione più bassa, e che l’industria impiega il maggior numero di manager appartenenti a minoranze di ogni altra industria americana. Se il 70% dei ristoranti sono unità singole, i ristoranti con servizio rapido hanno registrato una crescita costante dei ricavi negli ultimi anni e sono oggi ai massimi storici.
Mentre molte location hanno dovuto chiudere almeno temporaneamente nel 2020 e le visite ai ristoranti con servizio completo sono diminuite di quasi il 50%, le infrastrutture di drive-in e delivery hanno consentito ai fast food di operare con perdite minori. I piccoli ristoranti e le principali catene di ristoranti a servizio hanno ampliato la loro presenza digitale introducendo servizi di delivery, un mercato in forte crescita: +164% a gennaio 2021 sul gennaio 2020 con il 46% degli americani che ha acquistato cibo online almeno una volta nella vita (dati Second Measure-Bloomberg). Una tendenza, quella delle consegne a domicilio, che ci si aspetta continuerà a influenzare la ristorazione e rimodellare l’esperienza culinaria nei prossimi anni.