domenica 22 Dicembre 2024
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L’Uovo di Pasqua è torinese: ecco la storia di com’è nato questo dolce di cioccolato

Forse è stato proprio il successo dell’uovo di Pasqua a dare origine a uno dei dolci più amati dai bambini italiani (e non solo), il celebre Kinder Sorpresa, l’ovetto della Ferrero nato proprio in Piemonte nel 1974. Si narra che Michele Ferrero, figlio di Pietro fondatore del colosso di Alba, visto il grande entusiasmo dei bambini nei confronti di queste uova pasquali abbia detto ai suoi collaboratori di voler dare ai più piccoli la “Pasqua ogni giorno”

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TORINO – Dal capoluogo piemontese recuperiamo la storia dell’Uovo di Pasqua: non si fatica a credere che le sue origini stiano proprio a Torino, considerata da molti come la capitale italiana del cioccolato. E così, esploriamo la nascita di uno dei simboli della festa religiosa, dal sito guidatorino.com.

Uovo di Pasqua: torinese di nascita

Ebbene sì, il simbolo moderno delle festività pasquali che piace tanto ai bambini e anche ai grandi ha proprio origini sabaude. I primi esperimenti nella creazione dell’uovo di cioccolato si fanno risalire a Luigi XIV che li aveva fatti creare per la corte francese dove però non avevano riscosso molto successo. Difatti, dopo i primi prototipi dei cugini d’Oltralpe, nella città sabauda già nel 1725 si iniziarono a creare le prime uova di cioccolato. Fu la la signora Giambone, titolare di una bottega in via Roma, ad avere per prima l’idea di riempire i gusci vuoti delle uova di gallina con cioccolato fuso. Al contrario di quanto avvenne alla corte francese, a Torino questa nuova proposta fu accolta con maggiore entusiasmo.

Si dovrà però aspettare l’inizio del ‘900 quando Casa Sartorio brevetta un sistema per modellare le forme vuote. La pasta di cioccolato viene inserita all’interno di stampi a cerniera chiusi e posti in una macchina che, con veloci movimenti di rotazione e rivoluzione, distendono la pasta su tutta la superficie interna in modo uniforme. Una volta raffreddate il gioco è fatto, le forme sono realizzate e pronte per essere assemblate e poi eventualmente colorate, decorate e personalizzate.

L’ingegno torinese non si è fermato alla sola forma, ma anche al contenuto

Infatti pochi anni dopo, nel 1925, venne introdotta all’interno dell’uovo di cioccolato l’ormai classica e tradizionale “sorpresa”. Inizialmente costituita da animaletti realizzati in zucchero, piccoli oggetti o confetti, la sorpresa dell’uovo pasquale è andato via via evolvendo fino a contenere regali sempre più preziosi e in alcuni casi, parliamo delle cioccolaterie artigianali, personalizzabili.

Forse è stato proprio il successo dell’uovo di Pasqua a dare origine a uno dei dolci più amati dai bambini italiani (e non solo), il celebre Kinder Sorpresa, l’ovetto della Ferrero nato proprio in Piemonte nel 1974. Si narra che Michele Ferrero, figlio di Pietro fondatore del colosso di Alba, visto il grande entusiasmo dei bambini nei confronti di queste uova pasquali abbia detto ai suoi collaboratori di voler dare ai più piccoli la “Pasqua ogni giorno”. Nacquero così quelli che oggi sono diventati gli ovetti più famosi del mondo.

Sarà per questo motivo che in Italia l’uovo è diventato un simbolo pasquale, al contrario dei Paesi anglosassoni e del Nord Europa dove continua la tradizione del coniglietto di Pasqua (conosciuto anche con il nome di coniglio di primavera) che lascia doni ai bambini. L’origine di questa tradizione invece affonda le sue radici nella cultura e nelle tradizione dell’Europa occidentale, dove in realtà questo animaletto somiglia più a una lepre che a un coniglio. La lepre era difatti considerata come un animale prolifico, simbolo di rinascita della natura durante il periodo primaverile che con l’avvento del cristianesimo ha poi coinciso la celebrazione della festività della Pasqua. Ecco spiegate il diffondersi di questa tradizione pasquale in altre aree d’Europa.

Insomma, una bella storia davvero tutta torinese e piemontese quella dell’amato Uovo di Pasqua. Ora, come ogni anno, per voi rimane solo una questione da risolvere… fondente o al latte?

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