BRUXELLES – Non sarà per giovedì 22 maggio come previsto la soppressione in Europa della data di scadenza su alcuni alimenti per rafforzare la lotta contro gli sprechi alimentari. Tuttavia la riflessione avviata oggi dai ministri dell’agricoltura dell’Ue, su richiesta di Olanda e Svezia, ha permesso al ministro per le politiche agricole e alimentari, Maurizio Martina, di lanciare una nuova sfida ai partner europei: «cogliere l’opportunità dell’Expo 2015 a Milano per avanzare su questa importante problematica, in quanto durante quei sei mesi la contraddizione tra spreco e malnutrizione sarà uno dei grandi temi in discussione».
Intanto il commissario europeo alla sanità, Tonio Borg, al termine dei lavori del Consiglio Ue ha confermato ai cronisti che «verso la metà di giugno, presenterà insieme al collega all’ambiente, Janez Potocnik, una comunicazione sull’alimentazione sostenibile» dove si parlerà anche della data limite di consumo di alcuni alimenti. La proposta olandese e svedese, sostenuta da Germania, Lussemburgo, Danimarca e Austria, in concreto chiede di estendere la lista dei prodotti per i quali attualmente non è prevista una scadenza, come sale e aceto, a prodotti secchi come pasta, riso o caffè.
La comunicazione della Commissione, che non è una proposta legislativa, sarà discussa sotto presidenza italiana dell’Ue, a partire dal prossimo primo luglio. E quindi sarà proprio l’Italia che potrà dare un primo orientamento al dibattito in attesa di una proposta.
Martina ne è convinto: «non ci pare – dice – che si possa utilizzare una sola leva per aggredire il nodo degli sprechi alimentari. C’è un lavoro di filiera da fare, che interseca il ruolo delle aziende, il ruolo delle istituzioni, i comportamenti dei consumatori. E poi rimane il fatto che per noi qualità e sicurezza sono due punti irrinunciabili. Capisco anche – ha proseguito – la sensibilità delle organizzazioni agricole italiane che giustamente pongono con prudenza questo tema».
Per l’Italia quindi, la soluzione contro gli sprechi alimentari, non si risolve discutendo esclusivamente sulla la questione etichetta. Bisogna al contrario – conclude il ministro – costruire un piano di interventi, lavorare molto sul fronte prevenzione e anche sulla cultura alimentare.