MILANO – Un caffè ci salverà dallo stress da lavoro domestico. Lo suggerisce uno studio della svedese Fagerhult Lighting Academy, divisione di ricerca di un’importante azienda del settore dell’illuminazione. Il lavoro da casa ha rivoluzionato ritmi e routine di centinaia di milioni persone in tutto il mondo. A volte sconvolgendoli. Secondo i dati di un’importante compagnia medica svedese, il lavoro agile ha esacerbato una serie di patologie fisiche e psicologiche da stress. Studi analoghi rivelano situazioni simili in tutto il mondo.
Portarsi il lavoro a casa comporta una serie di problemi pratici di non facile soluzione. Crearsi un proprio spazio, una propria nicchia, nell’ambiente domestico, spesso in coabitazione forzata con altri familiari, non è impresa semplice.
Senza contare le difficoltà nel gestire la didattica a distanza dei figli. La frustrazione del non potersi confrontare in persona con colleghi, collaboratori e superiori. E lo stress, anche fisico, dovuto alla scarsa ergonomia della postazione di lavoro.
Inizialmente si credeva che lo smart working sarebbe stato una condizione transitoria. Ma a oltre un anno dallo scoppio della pandemia, esso appare ormai una modalità lavorativa destinata a durare ancora a lungo.
Con conseguenti problematiche in termini di operatività e sicurezza sul lavoro.
Un recente studio dell’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, la quinta università della regione per anzianità e che ha sede a Caserta, ha esaminato l’impatto del lavoro da casa su un campione di intervistati. Tra gli aspetti analizzati: la produttività e la soddisfazione percepita, lo stress da lavoro e i disturbi muscoloscheletrici.
Sotto la lente dei ricercatori anche l’impatto della diminuita attività fisica e della maggiore sedentarietà.
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