mercoledì 22 Gennaio 2025

Un caffè di Chicago mette al bando il Wi-Fi: la socialità prima di tutto

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MILANO – C’è stato un tempo in cui i bar erano solo un posto di conversazione, in cui le persone avevano l’opportunità di socializzare. Adesso la maggior parte di questi luoghi sono il ritrovo di molti lavoratori che anelano a un’unica cosa: la combinazione tra un buon caffè e il Wi-Fi.

Attualmente la normalità è entrare in un caffè servito di tutti i confort piuttosto che un luogo adatto alle relazioni sociali. È raro trovare posti del genere, la consuetudine si è ribaltata e ha lasciato che la rete permeasse in ogni luogo della quotidianità.

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Ma ci sono ancora persone che cercano di difendere la tradizione, di preservare quella piccola parte di socialità che appartiene al mondo reale. Una di queste è Annie Kostiner, con suo marito ha aperto il caffè Kibbitznest a Chicago “per aumentare la consapevolezza sullo squilibrio tra l’uso della tecnologia e la comunicazione vis-à-vis”.

Per quanto il Wi-Fi sembri essere la nuova linfa vitale, alla fine della giornata c’è sempre quell’istinto a cercare il contatto umano di una persona comprensiva. Ecco spiegato il successo del caffè della Kostiner, un posto in cui i clienti possano rientrare in confidenza con queste necessità primarie tanto da dire alla proprietaria

“Sono così contento che lei abbia aperto questo posto”.

È facile poi che i Wi-Fi dipendenti s’imbattano in luoghi come questi. Alcuni sono irriducibili, altri felicemente convertiti, come Joshua Mullenax, sono pronti ad ammettere:

“Le persone sono stanche di guardare il loro telefono”.

Perciò, nonostante l’apparente anacronismo, è importante sottolineare che questo genere di locali è stato creato appositamente per essere una “terza casa”, una zona più informale del lavoro e accogliente quanto una casa.

L’espressione, infatti, compare per la prima volta nel 1989 nel libro “The Great Good Place” del sociologo Ray Oldenburg per designare quei locali che riescono a prendersi cura della salute mentale di ogni individuo lasciando un occhio di riguardo per la società intesa nel suo insieme.

Il sociologo continua:

“La sola conseguenza sociale prevedibile dell’avanzamento tecnologico è che le persone cresceranno ancora più distanti l’una dall’altra”.

Si potrà anche concordare con questa teoria, ma il modello di business si scontra con un fenomeno sempre più incalzante: il lavoro flessibile da remoto. Solo negli Stati Uniti le persone che lavorano da casa sono cresciute del 103% dal 2005, senza contare i cosiddetti self-employed (lett. autoimpiegati, ndr).

L’isolamento è diventato conveniente, è la moneta di scambio per non stare costretti negli orari di ufficio. Perciò è necessario contrastarlo con altre iniziative, con nuovi stratagemmi volti a esaltare la socialità.

Infatti, Kostiner spera di avviare un club del libro e incrementare il numero di eventi organizzati sempre all’insegna della libertà dalla tecnologia.

Se da un lato i caffè in stile vecchia scuola siano un tesoro prezioso da preservare, è anche vero che le evoluzioni del mercato del lavoro impongono la necessità di modelli più simili a Starbucks.

Tuttavia, è quasi impossibile pensare a chi sopravvivrà al confronto, ma è facilmente prevedibile una pacifica convivenza nella quale ogni attore soddisfa le necessità dei propri clienti.

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