CATANZARO – Quanta emozione c’è dietro un caffè, lo può sapere solo chi torna a prenderlo dopo un lungo periodo di isolamento forzato. Il lockdown ha tenuto lontano i consumatori abituali dai loro bar di fiducia e forse, finalmente, la tazzina è stata compresa in tutto il suo valore simbolico. Al punto che c’è stato qualcuno che si è commosso, potendolo riassaggiare dopo così tanto tempo di separazione. Leggiamo la notizia da lostatalejonico.it.
Un espresso al bar dopo tre mesi: bello, come il viso di tua moglie dopo tre anni passati in trincea
Avvicinarsi al bancone sentendo già l’odore dei cornetti appena sfornati, mangiarne due o tre con la mente immaginando il caffè caldo subito dopo l’ultimo boccone.
Poi finalmente le paroline magiche: “Cornetto al cioccolato e caffè macchiato”
Da quanto sognavi di pronunciare questo ordine?
Tre mesi trascorsi a casa tra yogurt tristi e improbabili merendine del discount.
E adesso sei lì, come nei sogni, nel tuo bar preferito a gustarti finalmente una colazione come si deve.
Sarà stata la suggestione, sarà stata la felicità, fatto sta che un quarantenne di Catanzaro, futuro padre, ha deciso di chiamare suo figlio Guglielmo.
Come il nome del famoso caffè calabrese
“Guglielmo! È un nome reale e altisonante, e poi mi ricorderà sempre questo momento: la prima colazione al bar dopo tre mesi di clausura. È un pezzo di storia!”
Eh già, proprio un pezzo di storia in questo periodo eccezionale che stiamo vivendo.
E lui, ogni volta che guarderà e chiamerà suo figlio, ricorderà per sempre la dolce sensazione di questa estasi sensoriale.