MILANO – L’export dell’Uganda potrebbe crescere, quest’anno, del 3% e risalire a 3,6 milioni, grazie alla maggiore produzione. Così i vertici di Nucafé, la principale organizzazione che unisce gli attori della filiera del caffè.
“Le attuali precipitazioni, superiori alle medie stagionali, dovrebbero garantire rese eccellenti” sostiene il responsabile marketing e produzione David Muwonge dichiarandosi convinto che la siccità di inizio anno non lascerà conseguenze sui raccolti.
Le piogge si sono intensificate, a partire da luglio, in tutte le aree di produzione favorendo una buona formazione dei frutti, si legge in un recente report dell’Ucda (Uganda Coffee Development Authority), l’autorità di coordinamento del settore, dipendente dal ministero dell’agricoltura.
Nucafè ritiene che produttori beneficeranno di buoni livelli di prezzo. L’Uganda coltiva soprattutto caffè robusta.
Il minagricoltura di Kampala ha lanciato vent’anni fa una campagna volta a impiantare 200 milioni di nuovi arbusti entro il 2015, con l’intento di elevare la produzione a 4,5 milioni di sacchi. A tutt’oggi ne sono stati impiantati 150 milioni, secondo i dati ufficiali.
Tale operazione va di pari passo con la messa a punto e la diffusione di nuove varietà selezionate a elevata produttività e maggiore resistenza agli eccessi climatici, che si manifestano con sempre maggiore forza e frequenza.
Circa un milione e mezzo di nuclei familiari ugandesi sono coinvolti, a vario titolo, nella coltivazione del caffè.
Con un valore medio di 450 milioni di dollari, il caffè rimane una delle principali voci dell’export (circa il 18% del totale), pur essendo superato – come fonte di introiti valutari – dalle rimesse degli emigrati e dal turismo.