MILANO – Pensate a un caffè americano bello fumante, nel suo bicchierone con il logo di una Sirena che vi saluta dal tavolo della vostra cucina. Immaginate quindi che non siate dovuti saltare nell’armadio per infilarvi dei vestiti, uscire al freddo, fare la fila. Interagire con qualcuno che vi è passato davanti, cercare gli spicci, pagare alla cassa. Attendere di esser serviti e, infine, la strada del ritorno. Vi siete goduti davvero questo caffè? No. Ma Starbucks ha già pensato a tutto, stringendo alleanza con Uber eats.
Di questa partnership avevamo già parlato tempo fa, quando il programma di lancio delle consegne a domicilio era partito negli Usa. Con tutta l’invidia dei coffeelover del resto del mondo, in attesa che la possibilità di poltrire a casa li raggiungesse, anche questa, tra le mura domestiche.
Adesso il colosso americano va avanti nella sua missione per entrare nelle cucine dei suoi fedeli bevitori e arriva in Europa. Prima tappa, Londra. I dettagli e gli sviluppi, da Repubblica.it,
Uber eats e Starbucks ampliano i servizi di consegna a domicilio
Partendo con San Francisco e altre grandi città americane per poi testare il servizio a Londra. Oggi tocca alla città californiana, poi sarà la voltà di Boston, Chicago, Los Angeles, New York e Washington. Nelle prossime settimane, Starbucks punta a portare i servizi di consegna a domicilio in un quarto dei punti vendita di proprietà, in sette città Usa, ha specificato in una nota ufficiale.
Si estende così la fase di prova iniziata a settembre a Miami
L’obiettivo dichiarato è rendere disponibili ai consumatori tutte le proposte del menu nel giro di mezz’ora, con un sovrapprezzo previsto inizialmente in 2,49 dollari.
La sfida di Starbucks al domicilio è stata di lunga gestazione nel colosso delle caffetterie. Infatti risale fino al 2014 quando l’allora capo azienda Howard Schultz divceva che sarebbe presto arrivato in alcuni selezionati mercati americani. L’anno dopo ci ha provato con Seattle e Manhattan, ma senza successo. Il primo business significativo è arrivato dalla Cina, dove Starbucks usa una piattaforma di Alibaba per coinvolgere 2mila negozi in 30 città.
Per Uber, di contro, si tratta di un altro nome noto della ristorazione di massa che si espande nel portafoglio. Dopo la notizia di maggio di McDonald’s che ha deciso di aprire il servizio McDeliverty (che corre proprio su Uber) su altri mille ristoranti americani.