domenica 22 Dicembre 2024
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Uber Eats va via dall’Italia, Fipe: “30mila ristoranti usano food delivery ma le commissioni sono al 35%”

Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi della Federazione: "Il business del food delivery non è sostenibile da un punto di vista economico servirebbe una compartecipazione significativa del cliente che riceve un servizio a casa ne andrebbe rivisto il modello anche perché il suo funzionamento è poco trasparente. Nel senso che le informazioni sui clienti non vengono condivise ai ristoratori ed inoltre, cosa ancora più grave non si conosce come funziona l’algoritmo che indicizza la graduatoria dei vari locali che vengono scelti nelle app, da parte delle piattaforme internazionali come Deliveroo, Glovo, Just Eat che si contendono il mercato anche in Italia”

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Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi di Fipe Confcommercio, fa il punto della situazione sul food delivery in Italia. Si tratta di un settore che ha visto una crescita esponenziale durante il covid e che ora, pur continuando a crescere, sta vivendo una fase di rallentamento del 4-5%. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di adnkronos riportato nel quotidiano l’Edicola del Sud.

Il mercato del food delivery secondo Fipe

MILANO – L’abbandono della piazza italiana da parte della piattaforma statunitense Uber Eats “conferma che il mercato del food delivery è molto competitivo e che occorrono investimenti importanti anche da un punto di vista tecnologico”. Un mercato “molto complicato” per chi usufruisce di questi servizi come “i ristoranti e le pizzerie (anche a taglio), una platea di circa 25-30 mila esercizi, circa il 15% del totale dei 150mila esercizi in tutta Italia che pagano molto elevate commissioni ai grandi player del settore tra il 30 e il 35%”.

A descrivere lo stato dell’arte del food delivery è Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi di Fipe Confcommercio, intervistato dall’Adnkronos. Un settore che ha visto un vero e proprio boom durante il covid e che ora, pur continuando a crescere sta vivendo una fase di rallentamento del 4-5% rispetto al picco del 2020-2021.

Il business del food delivery “non è sostenibile da un punto di vista economico servirebbe una compartecipazione significativa del cliente che riceve un servizio a casa – afferma Sbraga – ne andrebbe rivisto il modello anche perché il suo funzionamento è poco trasparente”. In che senso? “Nel senso che le informazioni sui clienti non vengono condivise ai ristoratori ed inoltre, cosa ancora più grave, – sottolinea – non si conosce come funziona l’algoritmo che indicizza la graduatoria dei vari locali che vengono scelti nelle app, da parte delle piattaforme internazionali come Deliveroo, Glovo, Just Eat che si contendono il mercato anche in Italia”.

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