lunedì 23 Dicembre 2024
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TUTELA DELL’ESPRESSO ITALIANO TRADIZIONALE – Il Consorzio di tutela cresce e conquista TriestEspresso

Nuovi soci e la presentazione del conte Caballini alla fiera triestina

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Riprendiamo per gentile concessione l’articolo uscito sull’ultimo numero del Notiziario torrefattori triveneto e relativo alla tutela dell’espresso italiano tradizionale.
di Susanna de Mottoni

Espresso: una tradizione che va preservata

Sala piena e dibattito partecipato. Il Consorzio di tutela dell’espresso tradizionale italiano è passato tutt’altro che inosservato a TriestEspresso Expo.

La fiera triestina appena conclusa è stata occasione per presentare ad altri potenziali soci l’iter, il progetto e gli obiettivi che il 15 settembre hanno spinto sedici importanti marchi del settore a creare questo sodalizio.

Non solo, a Trieste sono stati formalmente accolti anche cinque nuovi membri e raccolte numerose manifestazioni d’interesse.

Un freno alle imitazioni dell’Espresso

Il tema portato al centro dell’attenzione tocca, infatti, un nervo scoperto per molti torrefattori e produttori italiani. Almeno quelli che fanno della qualità il proprio punto d’orgoglio. Le scadenti preparazioni e imitazioni con cui il buon espresso italiano deve fare sempre più spesso i conti in Italia e all’estero.

Ecco perché unirsi per fronteggiare assieme il problema. Tutelare assieme l’espresso italiano tradizionale e cercare di ottenere l’autorevole riconoscimento di bene immateriale dell’Unesco.

“Scoprire che il caffè turco era stato riconosciuto patrimonio dell’Unesco è stato uno shock. – ricorda il presidente del Consorzio, conte Giorgio Caballini di Sassoferrato (FOTO).

Ripercorre l’iter del progetto davanti alla platea di TriestEspresso-.

E se ci è riuscito il caffè turco, perché non l’espresso?

Da qui è iniziato ormai quasi un anno fa il percorso che il 15 settembre di quest’anno ha portato alla costituzione del “Consorzio di tutela dell’espresso tradizionale italiano”.

Un percorso non facile. Anche per la complessità che impone la procedura amministrativa di quest’organismo internazionale, ma in cui crediamo fermamente”.

Ecco solo alcune delle tappe che hanno preceduto la costituzione del Consorzio ricordate dal conte Caballini

Incontri con referenti delle principali associazioni di categoria; ricerca e coinvolgimento di esperti del settore; redazione di uno statuto in 17 articoli; presentazione del progetto attraverso la stampa e in occasione di fiere ed altri eventi.

“Nel Consiglio Direttivo che si è svolto a TriestEspresso abbiamo accolto 5 nuovi membri:

  • Due associazioni di settore
  • l’Istituto Nazionale Espresso Italiano e l’Associazione Caffè Trieste
  • Caffè Carraro
  • DMC-Manuel Caffè
  • Danesi Caffè

Insieme ai soci fondatori per la tutela dell’Espresso

Si aggiungono ai soci fondatori Bin Caffè, Caffè Cagliari, Caffè Krifi; Dersut Caffè, Goppion Caffè, Essse Caffè, Gruppo Cimbali; Hausbrandt Trieste 1892, Lazzarin Caffè, La Spaziale, Mazzer Luigi, Oro Caffè, Quarta Caffè, Saquella 1856, Torrefazione Musetti – enumera Caballini -.

Quello che vorremmo ottenere dall’Unesco è l’approvazione di un capitolato a cui stiamo lavorando. Ovvero di poche ma chiare regole che stabiliscano cosa può essere definito espresso italiano tradizionale e cosa no. Il compito di questo Consorzio dovrebbe essere proprio quello di vigilare sul rispetto delle regole. Un approccio diverso da quello di altre realtà come la dieta mediterranea o il caffè turco, che ottenuto il riconoscimento Unesco non hanno proseguito nell’azione di tutela”.

Dibattito attorno al capitolato

Ed è stata la lettura della bozza di capitolato il passaggio che inevitabilmente ha suscitato maggior interesse e animato il dibattito.

A prendere la parola, tra gli altri, Antonio Quarta, presidente Associazione Italiana Torrefattori. Ha ribadito l’importanza della macinatura all’istante tra i fattori discriminanti per l’espresso di qualità. L’azienda Zicaffè ha suggerito di tener conto del genio italiano nella creazione della miscela.

“se viene servita un’unica origine, non è un autentico espresso” ha chiarito.

E ancora, si è discusso sull’opportunità, o meno, di indicare una percentuale minima di Arabica. Ma in conclusione, ha ricordato Caballini “la discussione del capitolato avverrà in occasione dell’Assemblea dei soci. Nulla è stato ancora definito e tutti sono invitati a portare il proprio contributo, perché a decidere, infine, sarà la maggioranza”.

Un progetto che non riguarda solo i torrefattori, ma anche i produttori di macchine, attrezzatura, porcellane.

“Questa può essere una garanzia anche per i nostri produttori di macchine, in Italia ma soprattutto all’estero. – nota Luigi Odello, segretario generale Istituto Nazionale Espresso Italiano. – un prodotto sradicato dall’ambiente che l’ha generato non può mantenere nel tempo le stesse caratteristiche”.

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