giovedì 19 Dicembre 2024
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Trieste: la comunità emblematica rilancia la raccolta firme per la candidatura Unesco

Sabato 1° ottobre 2022 alle ore 10 presso l'Antico Caffè San Marco a Trieste - in occasione della settima edizione della Giornata internazionale del caffè - verrà presentata la brochure dal titolo "Il viaggio del caffè" pensata per raccontare a bambini e famiglie in maniera ludica le diverse caratteristiche di questo prodotto che parte da molto lontano per arrivare fino a Trieste

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TRIESTE – Socialità, solidarietà, uguaglianza, identità, universalità, inclusività, tradizione, ritualità, creatività e sostenibilità. Questi i punti del decalogo della Carta dei Valori che, da nord a sud della Penisola, rappresentano il Rito del caffè espresso italiano e che le Comunità emblematiche, di cui l’Associazione Caffè Trieste è capofila per il nostro territorio, hanno sottoscritto lo scorso 26 marzo a Roma al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

L’Associazione Caffè Trieste per la candidatura dell’espresso italiano all’Unesco

Sabato 1° ottobre 2022 alle ore 10 presso l’Antico Caffè San Marco a Trieste – in occasione della settima edizione della Giornata internazionale del caffè – verrà presentata la brochure dal titolo “Il viaggio del caffè” pensata per raccontare a bambini e famiglie in maniera ludica le diverse caratteristiche di questo prodotto che parte da molto lontano per arrivare fino a Trieste.

Sarà l’occasione per rilanciare la raccolta firme (su carta o attraverso il sito) a favore della candidatura del “Caffè espresso italiano fra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli” a patrimonio immateriale dell’Unesco. Eventi simili sono organizzati anche a Venezia, Milano, Bologna, Roma, Lecce, Palermo, Modica e Napoli.

Infine verranno annunciate alcune delle iniziative che nel corso del mese di ottobre renderanno più chiaro il perché Trieste viene comunemente riconosciuta come la “città del caffè”.

La Carta dei Valori della Comunità del rito del caffè espresso italiano

Preambolo

Le Comunità emblematiche del Rito del Caffè Espresso Italiano riconoscono l’esistenza del rito e della cultura dell’Espresso Italiano quali elementi rappresentativi dell’identità culturale del Paese e si impegnano nella loro diffusione e promozione. Rispettano la pluralità delle tradizioni dell’Espresso Italiano, dal Nord al Sud della Penisola e ne individuano, con questa Carta, i nobili valori che lo rendono patrimonio meritevole di protezione a livello internazionale.

Art. 1. Socialità

In Italia il caffè espresso è pretesto per incontrarsi, condividere la compagnia di familiari, amici e colleghi. Davanti a una tazzina di caffè ci si confronta sui temi quotidiani, piccoli e grandi, si discute di politica e di sport, si disserta di letteratura, arte e filosofia, si costruisce, in buona sostanza, la società. A tal proposito rilevante è anche il ruolo che la condivisione di un caffè ricopre nel processo di socializzazione tra adolescenti che si iniziano al mondo sociale (al di fuori della famiglia) proprio consumando in pubblico l’economica bevanda.

Art. 2. Solidarietà

Bere un espresso consente di mettere in atto gesti di generosità, facilita la nascita di conversazioni, favorisce la pratica e la gestione dei comportamenti sociali: interazioni linguistiche, atteggiamenti e posture conviviali, espressioni emotive, basti pensare alla pratica diffusa del “caffè sospeso” di origine napoletana (un consumatore lascia un caffè pagato per un cliente, anche sconosciuto, che non può permetterselo).

Art. 3. Uguaglianza

L’espresso crea uguaglianza tra i consumatori perché lo si beve in luoghi pubblici frequentati da ogni genere di persona, senza distinzione d’estrazione culturale, sociale ed economica.

Art. 4 Identità

Il rito del caffè espresso è universalmente riconosciuto come modo di vivere italiano, diffusosi, nel mondo intero. Ha inoltre la capacità, di riunire gli italiani all’estero contribuendo a sostenere l’identità della comunità italiana trapiantata in altri paesi.

Art. 5. Universalità

La pratica del “Prendersi un caffè” consente l’incontro tra persone di diverse etnie, culture e religioni, consentendo una diretta e immediata socializzazione democratica, attraverso semplici gesti che rappresentano un linguaggio universalmente riconoscibile. Il bancone del bar è uno spazio di interazione anche tra persone che non si conoscono e che, magari, sorseggiando un caffè, tra uno sguardo ed un sorriso, arrivano a stringere amicizia.

Art. 6. Inclusività

Il caffè è costume, abitudine, semplice ed antico rito particolarmente inclusivo, senza distinzione di genere, età, classe sociale e nazionalità. La cultura dell’espresso coinvolge uomini, donne, ricchi, poveri, e tutti gli abitanti del pianeta in quanto crea curiosità e condivisione tra culture diverse (si considerino, come esempio, tra gli altri, le interazioni tra studenti di diversi Paesi nelle mense universitarie).

Art. 7. Tradizione

In un mondo in continua e rapida evoluzione la cultura ed il rito del caffè non sono scomparsi, ma continuano nel solco di una tradizione tramandata nei secoli, rafforzandosi ed espandendosi anche in paesi dove il caffè non era bevanda diffusa.

Art. 8. Ritualità

In Italia il caffè è un vero e proprio culto che si pratica nello spazio domestico e in quello pubblico, si beve seguendo antiche e ripetute regole non scritte, è dunque un rituale tramandato di generazione in generazione.

Art. 9. Creatività

Il caffè è da sempre stato fonte di ispirazione per tantissimi artisti. Nel nome del caffè sono state scritte poesie, canzoni, opere letterarie e teatrali, sono stati fondati giornali e partiti politici, ideati dipinti, create correnti filosofiche.

Art. 10. Sostenibilità

La sostenibilità ambientale è l’obiettivo da perseguire anche e soprattutto riguardo le coltivazioni di caffè, la materia prima, la fauna e l’ecosistema. Fondamentale è anche la tutela di chi lavora nelle piantagioni, della base, cioè, della filiera: bisogna tutelarne usanze e cultura, garantire loro condizioni di vita soddisfacenti e di lavoro sicure, escludendo ogni forma diretta e indiretta di sfruttamento, innanzitutto a danno dei minori.

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