TRIESTE – Giunto alla sua quarta edizione, il Trieste coffee Experts “il summit che riunisce gli esperti del caffè” ha raggiunto la maturità per qualità dei relatori, spessore degli interventi e organizzazione: impeccabile. Per l’edizione del poker i fratelli Franco e Mauro Bazzara, circondati da uno stuolo di collaboratori giovani quanto efficaci, hanno indicato due temi ambiziosi: Coffee Destinity e Coffee 4.0. Affrontati nelle due giornate di lavori, uno per volta.
Sì’ perché questa volta, una delle tante novità, il summit si è articolato su due giornate di lavori. Dense e impegnative da seguire. E chi non c’era o non ha seguito lo streaming in italiano e in inglese, adesso è indietro di almeno due giri.
Con un annuncio: tutti gli interventi sono stati registrati e saranno riproposti da Comunicaffè come documentazione. Perché tutti hanno affrontato temi capitali per questa filiera. Che molto ma molto di rado si interroga su se stessa. Altro merito ai Fratelli Bazzara che sono riusciti nella difficilissima impresa di riunire voci spesso lontane.
Trieste: la prima giornata di lavori, dopo i saluti degli organizzatori è stata aperta all’insegna di un tema comune per i primi tre interventi: Fourth Wave, la quarta onda.
Si è partiti dalla relazione di Cosimo Libardo. L’amministratore delegato della Carimali e past president Scae (oggi Sca) è partito da un titolo molto provocatorio: “È già finita l’era dello speciality”. L’intervento di Libardo è stato caratterizzato da tantissimi esempi, frutto anche della sua grande esperienza di viaggiatore nel mondo del caffè. Di tutto il mondo, dall’Italia all’Australia agli Stati Uniti.
Sulla stessa onda dei titoli e delle relazioni provocatorie, è intervenuto poi Sergio Barbarisi. Il General Manager della BWT Italia ha intrattenuto i presenti su un tema affascinante quanto fondamentale: “Caffè e acqua: stessa acqua, necessità opposte. Quali sfide ci attendono per il trattamento dell’acqua in un mondo che cambia”.
Da notare che durante la stessa serata, Sergio Barbarisi è stato insignito del prestigioso trofeo Premio Trieste Coffee Expert che ad ogni edizione premia l'”Uomo del caffè dell’anno”.
Un riconoscimento, ha detto Franco Bazzara al momento della consegna effettuata addirittura dall’Ambasciatore della Colombia in Italia, “che va a un cultore del caffè impegnato da anni un un’opera di divulgazione che non ha eguali sulla strada del buon caffè per tutti e dappertutto”.
Andrea Lattuada, presidente di 9 bar, ha parlato polemicamente di una nuova ondata di baristi perchè, presentando a sostegno della sua tesi i risultati sconcertanti di una sua ricerca effettuata nel mese di agosto a Voghera. Un lavoro che ha coinvolto 90 baristi, dei quali ben il 96,67% non sa cosa sia lo specialty coffee. Mentre soltanto 1 di loro sa dell’esistenza del campionato mondiale baristi. Sullo stesso tono le altre risposte: quasi nessuno, per esempio, conosce la composizione della miscela che serve nel suo stesso bar! A Voghera soltanto?
Nella seconda parte dei lavori il tema sul quale si sono esercitati i relatori è stato Degusto ergo sum.
Ha iniziato Giorgio Grasso, amministratore delle Aziende Riunite caffè di Milano che ha affrontato il tema “L’importanza del crudista”. Una verità che la relazione non ha potuto che confermare e anzi rafforzare.
Luigi Odello, presidente dell’Iiac, Istituto internazionale assaggiatori caffè, ha giocato in cassa parlando di “Sostenibilità sensoriale del caffè”, accompagnando le sue parole con grafici frutto di esperimenti scentifici e di accurate ricerche sul campo.
È poi toccato a Max Fabian, amministratore delegato Demus, che ha parlato sul tema “Dalla Salute al piacere, non soltanto caffeina”. Nel corso del suo intervento Fabian ha portato molti esempi e aggiornamenti sui risultati delle ultime ricerche sull’argomento.
Dopo la pausa caffè, il Summit ha cambiato veste: il tema sulla lavagna è diventato “Aggregazione, contaminazione e sostenibilità”.
Ha iniziato Andrej Godina, presidente Umami Area, che ha parlato di “Caffè sostenibile. L’importanza di aggregare una responsabilità sociale su tutta la filiera della produzione”. Godina, partendo dalla sua esperienza di lavoro in piantagione ha spiegato perché il prezzo della tazzina a un’euro sia uno scandalo. In quanto poi determina una remunerazione dei contadini che coltivano il caffè, inferiore al costo di produzione.
Il microfono è poi passato a Michele Cannone. Il marketing manager Lavazza ha parlato di sostenibilità, un progetto della filiera che deve coinvolgere tutti i suoi protagonisti. Un intervento denso e complesso: rimandiamo alla trascrizione che diffonderemo nei prossimi giorni.
Ha chiuso gli interventi Luigi Morello, presidente dell’Inei, istituto nazionale espresso italiano. Il suo tema? “Perché è importante valorizzare l’espresso italiano”. Operazione facile in teoria molto difficile nella pratica, ha detto Morello.
La seconda giornata di lavori si è svolta all’Hotel Savoia
Il dibattito è partito dal porto di Trieste, con l’intervento di Zeno d’Agostino, presidente autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale, per approdare al terzo produttore mondiale di caffè: la Colombia. Così Gloria Isabel Ramirez Ambasciatore della Colombia in Italia, tra l’altro membro di una famiglia di produttori di caffè, ha parlato sul tema “Colombia, sviluppo sostenibile e qualità del caffè. Sostenuta da un secondo intervento sullo stesso argomenti di Carolina Castaneda, direttrice europea della Federacion Nascional de Cafeteros de Colombia che ha la sua sede ad Amsterdam.
Poi si è entrati nel vivo del tema Coffee 4.0 con una fondamentale relazione di Giuseppe Biffi, digitalization business Development Manager Siemens. Uno dei colossi mondiali del settore. Anche qui rimandiamo alla trascrizione dell’intervento. Denso e complesso quanto ricco di idee per il futuro prossimo.
Ha poi parlato Mauro Martinengo. Il sales manager della Opem ha parlato soprattutto di capsule e capsulatrici. Un settore alla prese con importanti trasformazioni provocate dalla necessità di avere capsule meno invasive per l’ambiente e quindi biodegradabili e compostabili. Con tutti i problemi che queste novità, in continua evoluzione anche per via di norme sempre nuove, provocano ai costruttori di capsulatrici e, di consegienza anche ai torrefattori che le utilizzano.
E’ poi toccato poi di nuovo a Luigi Morello, nella veste di Businnes Unit director Gruppo Cimbali. Morello ha parlato di tradizione e trasformazione digitale nel mondo del barista, raccontando come andremo a finire sul fronte delle macchine, per lo meno di quelle per espresso tradizionali.
Ha chiuso i lavori la relazione di Michele Cannone. Il marketing manager Lavazza ha portato la sua testimonianza sull’innovazione come strumento per migliorare la qualità dell’espresso italiano. Fornendo anche esempi pratici di come la Lavazza sia all’opera per collegare le macchine tradizionali a controlli a distanza e alla connessione in diretta con l’assistenza. Che in futuro non eseguirà più riparazioni ma soltanto interventi per anticipare i guasti, su chiamata diretta delle macchine. Esattamente come si fa già oggi con gli aeroplani: i guasti è meglio li risolvavano prima che si verifichino.
Ma torneremo su tutte le relazioni con la trascrizione accurata di quello che è stato delle a Trieste nella due giorni di lavori del Trieste Coffee Expert 2019.