MILANO – La notizia non è, come potrebbe sembrare, soltanto di interesse locale. Scongiurato il rischio chiusura per il Caffè San Marco di Trieste.
Caffè San Marco.Lo storico locale
Di proprietà delle Assicurazioni Generali, rinascerà grazie a un progetto di restauro e recupero. Si punta a ripristinare le originarie caratteristiche architettoniche del Caffè. Ma, soprattutto, a restituire al San Marco la sua tradizionale vocazione di luogo culturale.
Il quotidiano di Trieste Il Piccolo
Nel suo numero di sabato, ha dedicato al progetto un ampio servizio, che vi proponiamo di seguito.
TRIESTE – Da caffè a Centro studi con libreria, e salotto di cultura dove anche si mangia. Un luogo di musica in cui è possibile usare Internet, avere fax e stampanti.
Quindi un restauro nel rispetto dell’arte e dell’antico: Con l’esordio di tavolini all’esterno. E poi ancora teatro, letture, pranzi. Infine cene solo su prenotazione ma con una “chef”. In una via pedonalizzata da cui anche l’ingresso principale della Sinagoga potrebbe prendere più luce.
È un progetto senza fine
Ma un progetto che pare di resurrezione dalle ceneri quello che Assicurazioni Generali, proprietaria dei locali, ha condiviso scegliendo i nuovi gestori del Caffé San Marco.
La ricerca messa in campo per evitare la chiusura, che sarebbe stata un clamoroso ulteriore lutto per la città, si è conclusa.
Il caffé più storico di Trieste sta per festeggiare il centenario
Ma fino all’altro giorno era assai a rischio a causa di tempi economicamente magri, diminuito “appeal”. Soprattutto dopo l’improvvisa scomparsa lo scorso dicembre del suo gestore, Franco Filippi. Assieme alla fatica denunciata da moglie e figlia per raccogliere una eredità operativa di così complessa portata.
La nuova gestione è di una società denominata Servizi editoriali
Fa capo a Alexandros Delithanassis, editore col marchio Asterios e titolare della libreria “San Marco”.
A collaborare al progetto che Generali Real Estate ha scelto appunto perché «in grado di restituire al San Marco la vocazione di contenitore culturale».
Con l’editore e libraio ci sono Ivaldo Vernelli, già direttore organizzativo del Teatro Stabile La Contrada. Adesso nello stesso ruolo al Teatro Stabile di Verona (socio di Servizi editoriali), Guido Tripaldi.
Si occupa di innovazione tecnologica (anche nella, e per la, Swg), e Gian Paolo Venier, designer: Socio dello studio di progettazione dell’architetto Luciano Semerani e direttore artistico di un giovane gruppo lanciato nella progettazione di mobili da design.
Tutti entreranno fra poco a far parte di una nuova società, la San Marco srl
Dedicata allo sviluppo del monumentale caffè, che avrà Claudio Magris (così si spera) come presidente onorario del futuro Centro studi.
Proprio Magris, che al San Marco ha la sua seconda casa ideale; aveva lanciato forti appelli alle Generali affinché guardassero al valore culturale del luogo. Quindi non solo a quello economico. Ed ecco qua.
Oggi l’accordo sarà firmato, a fine giugno entrerà in campo la nuova gestione
A fine anno via ai lavori di restauro, filologici al massimo vista la sacralità artistica del luogo. L’installazione della cucina e rifacimento dei bagni, per un ancora vago preventivo di 200 mila euro di spese.
Generali metterà una parte della somma. «La nostra libreria traslocherà all’interno del caffè. – annuncia Alexandros Delithanassis.
– Daremo spazio alla casa editrice. Ma faremo anche “case editrici a km zero”. Ospitando gli editori locali, e poi mostre, degustazioni e corsi sulla gastronomia locale. Chiederemo al Comune di pedonalizzare in anticipo la via Donizetti per sistemare tavoli all’aperto. Prevediamo una cucina veloce a pranzo; creeremo un luogo dove discutere di questioni etiche, politiche in senso lato, proporremo una “newsletter” di attività. Un sito web nuovo. Poi metteremo lì computer e Internet senza password: caffè, salotto di casa e ufficio tutto al San Marco. Con il Centro studi avvieremo un vero progetto culturale.
– prosegue Alexandros – In più avremo musica, letture, inviteremo scrittori, artisti. Qui si pone però anche una sorta di ricatto morale: i triestini credono al San Marco? Dovranno venire da noi».
Fonte: Il Piccolo