GENOVA – La torrefazione italiana è uno dei fiori all’occhiello del made in Italy: storie familiari che si sono trasmesse generazione dopo generazione la stessa passione, la stessa voglia di comunicare attraverso la bevanda e la trasformazione del chicco. Una di queste realtà artigianali ha compiuto 100 anni di attività: siamo a Genova, nel quartiere di Pegli. Leggiamo dall’articolo di Alberto Bruzzone, su lavocedigenova.it, l’avventura della torrefazione Palli.
Palli: un nome che non ha bisogno di presentazioni per i locali
Parafrasando il nome di tanti gruppi di Facebook, ‘sei di un posto se…’, il primo pensiero che viene in mente è che non sei di Pegli se non hai mai preso un caffè in questa torrefazione, se da piccolo i nonni non ti ci hanno mai comprato le caramelle, se non hai festeggiato un Natale o una Pasqua con uno dei dolci comprati su questi scaffali.
No, non sei di Pegli se non sei mai entrato, almeno una volta nella vita, alla Torrefazione Palli, nel bel mezzo del lungomare. E questo perché la Torrefazione Palli è la storia stessa di questa delegazione, il classico posto che hai sempre visto, che c’è sempre stato.
Era il 1920 quando questa famiglia originaria di Marradi, un comune del Fiorentino che si trova a ridosso degli appennini, al confine con l’Emilia, arrivava in Liguria, un po’ per amore e un po’ per lavoro. E, proprio in questi giorni, ricorrono i cento anni dall’avvio di quest’attività: un traguardo eccezionale, visto che siamo giunti alla quarta generazione dei Palli, a suon di ottimi caffè, di sontuose colazioni, di un servizio sempre cortese e amichevole e di una specchiata qualità.
Paolo Palli è l’attuale titolare
Nipote di quel Vincenzo che fondò la ditta appena terminata la Prima guerra mondiale e figlio di quel Vittorio, classe 1919, che la portò avanti sino all’età di 68 anni. A sua volta, Paolo ha due figlie, Serena e Federica, “e mi auguro con tutto il cuore che possano proseguire”.
Ex pallanuotista professionista (ha giocato ad esempio in serie A con la ‘Mameli’ di Voltri, e lo si vede bene dal fisico) ed ex insegnante di educazione fisica nelle scuole, Paolo è un datore di lavoro proprio come quelli di una volta: “Qui sono tutti miei figli e, nel caso di quelli più grandi, miei fratelli. Io non ho dipendenti, ma amici”, precisa quando gli si chiede quante persone ci siano in azienda. A conti fatti, sono dieci “e ho cercato, sinora riuscendoci, di mantenere tutti, anche in questo stramaledetto anno di Covid che, come a tutte le piccole e medie imprese, soprattutto a quelle legate al commercio, ha creato enormi difficoltà”.
Ora siamo nel pieno della seconda ondata
E mentre ci s’interroga su che cosa succederà e su quali provvedimenti ancor più restrittivi verranno adottati nel prossimo Dpcm, per Paolo Palli è cambiato poco: alla mattina presto si va in torrefazione, nel retro del negozio, e si tosta e si preparano le varie miscele di caffè, come tutti i giorni. Come sempre si è fatto, da un secolo a questa parte.
“Nonno Vincenzo era nato nel 1892, da una famiglia piuttosto modesta e assai numerosa. Il mio bisnonno era un contadino e aveva avuto sei figli. Appena raggiunta la maggiore età, seguì la sua vocazione: Vincenzo amava navigare e amava pure il commercio. Per anni fece le rotte del Sud America, ed è proprio qui che venne in contatto con un prodotto che ancora in Italia era poco conosciuto, perché era considerato soprattutto un bene di lusso: il caffè. Il nonno portava il caffè in Italia direttamente dalle piantagioni e qui cominciò a commercializzarlo, diffondendolo un po’ in tutto il Nord. Sino a quel momento, esistevano dei caffè mischiati ad esempio con cicoria e malto, non la bevanda che possiamo gustare oggi. Vincenzo fu tra quelli a introdurre le miscele come si assaporano attualmente”.
Una in particolare, la qualità cosiddetta ‘Palli Oro’, è rimasta ancora intatta
“e non c’è bisogno di cambiarla, dal momento che continua ad avere sempre successo”. Più riuscì ad allargare la sua rete commerciale, più Vincenzo Palli riuscì anche a “metter via qualche soldo da parte, il che gli permise, intorno al 1922, di aprire questi locali, dove siamo sempre rimasti”.
Nel frattempo, nel 1919 era nato Vittorio, che portò avanti l’attività del padre, facendo crescere ulteriormente il punto vendita. Qualche pegliese ancora lo ricorda, così come ricorda sua moglie Ebe, la mamma di Paolo, che stava alla cassa. Erano anni in cui la torrefazione era un mito, una specie di tempio: il caffè lo si trovava solamente lì, non è che esistessero supermercati o altre rivendite. Poi, i tempi sono cambiati, il caffè è diventato un prodotto globale e, soprattutto, pienamente popolare, ma dove c’è la qualità non si alza mai la bandiera bianca, anzi.
Ancora oggi, da Palli si possono trovare caffè dall’Uganda, dal Congo, dall’India, dall’Indonesia, dalla Colombia. Ce n’è per ogni gusto e per ogni ‘carica’, da quello più morbido a quello più forte, sino a quello capace di tenerti sveglio per un’intera giornata.
Paolo Palli ha “introdotto qualche piccola variazione nelle miscele, ma senza strafare. Noi continuiamo a puntare sul fatto che siamo una torrefazione vera. Tanti bar si spacciano per tali, ma non tostano un bel niente. Al contrario, invece, mi fa piacere che ci siano tante attività che si servono del nostro caffè, che noi ci premuriamo di consegnare”.
Naturalmente, proprio come cento anni fa, continua a funzionare la vendita al dettaglio:
“Mio nonno e mio padre furono pionieri in questo senso. E non solo per quanto riguarda il caffè. Furono tra i primi a portare a Genova alcune marche di cioccolato, e alcune marche di caramelle”.
Se c’è un’innovazione che si deve tutta a Paolo Palli, invece, è quella più recente: è il 2016 quando l’attuale gestore capisce che occorre puntare un po’ meno sul banco e un po’ di più sul servizio bar. Rinnova i locali, crea una bella sala centrale, si avvale di preziosi collaboratori e compie la rivoluzione. Aveva ragione lui: Palli ‘esplode’ come caffetteria e come consumo sul posto, soprattutto all’ora della colazione.
E siamo giunti al 2020
Paolo aspettava con ansia questo anno, “perché avrei voluto fare una bella festa: per mio nonno, per mio papà, per la mia famiglia, per il negozio, per tutti i miei amici e per tutta Pegli. Purtroppo è arrivata questa epidemia che non ci consente di organizzare nulla, soltanto di andare avanti per il meglio che possiamo. Io mi auguro due cose: la prima è che finisca presto l’emergenza sanitaria, la seconda è che le persone che lavorano con me possano diventare sempre più miei amici. Io farò ogni sforzo per loro, perché mi piange veramente il cuore al pensiero che qualcuno possa trovarsi in difficoltà. Nella storia di Palli ci sono persone entrate qui che poi sono arrivate alla pensione: penso ad esempio a Carmen, a Cinzia, ma anche a molte altre. Io sono un uomo pratico e cercherò di fare in modo che resti così”.
Un uomo pratico e un vero imprenditore. Paolo Palli ha un sorriso solare, le mani enormi, le braccia ancora di più
Ha la chiacchiera verace dei toscani, unità all’affabilità degli emiliani. Una perla, nel mondo di un commercio sempre un po’ mugugnone, a volte anche oltre la soglia, a volte anche oltre le giuste ragioni.
Ci sarà la festa, se non ora, ci sarà nel 2021. E se Paolo e i suoi collaboratori e amici saranno ancora lì, sarà tutta Pegli a farla a loro. Perché se la meritano. Perché è così che deve finire, per poi ricominciare ancora. Un altro caffè, please. E avanti sinché la vita lo vorrà. Auguri, davvero di cuore.