TORINO – A partire dal primo ottobre, per chi non può permetterselo, sarà possibile bere un caffè gratis nel centro di Torino, di fronte a Palazzo Civico.
Tutto grazie al “caffè sospeso”, una vecchia usanza napoletana ora tornata in auge anche nella nostra città.
Funziona così. Chiunque voglia, quando beve una tazzina di caffè, alla fine ne paga due, per dare la possibilità a qualcuno che non ha soldi, di berla gratuitamente.
«Non cambierà le cose, ma è un modo di vivere la solidarietà, con la crisi rischiamo di chiuderci in noi stessi e invece dobbiamo aprirci – racconta Fabrizio Ghedini della Caffetteria Palazzo di Città che promuove l’iniziativa – l’idea mi è piaciuta subito, entro fine mese chiederemo a chi può, di lasciare pagato qualcosa e il mese prossimo inizieremo con il sospeso».
Il primo a dare un contributo per il caffè sospeso è l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta che ha lasciato il caffè pagato. «È un’iniziativa bella e importante – commenta – che riporta indietro le lancette dell’orologio ad altri tempi, quando era importante il concetto di comunità e dell’aiutarsi tra di noi. Interessante – aggiunge l’assessore – che questo accada in un bar proprio di fronte al comune, ovvero quella che è la casa dei cittadini».
Quello di piazza Palazzo di Città è il primo bar a Torino che praticherà il “sospeso” e la particolarità è che la cosa avviene nel salotto buono della città, davanti al Comune, spesso inacessibile per chi ha poco denaro da spendere, ma luogo multiculturale per la vicinanza con Porta Palazzo.
«Io vengo da quartieri popolari e pensare che posso fare una piccola cosa per chi sta messo male mi da piacere – conclude il barista Ghedini – sto anche pensando con amici e clienti di proporre altre iniziative per devolvere qualcosa in beneficenza, si sta creando una piccola rete di persone, non voglio che il mio sia solo un lavoro».
Soddisfatta anche l’assessore Ilda Curti alle Politiche Giovanili e alle Pari Opportunità, frequentatrice del locale «questa usanza che conosco bene, è una delle tante piccole cose che si possono fare per migliorare le nostre relazioni umane e sociali».
Fonte: Nuova società