A Torino 157 negozi saranno inseriti nel nuovo albo degli esercizi di prossimità di interesse collettivo (Epic). Tra le insegne ci saranno i caffè storici come San Carlo e Baratti e Milano. Queste attività non sono state scelte solo per il valore storico o culturale, ma anche per l’importanza nel tessuto del quartiere. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Paolo Coccorese per il quotidiano Il Corriere della Sera.
Il nuovo albo degli esercizi di prossimità di interesse collettivo di Torino
TORINO – Tra le insegne che saranno insignite della targa di negozio Epic, per citare l’acronimo che dà il nome al progetto di valorizzazione del commercio di vicinato, ci sono i caffè più famosi del centro — come San Carlo, Stratta, Baratti e Milano, Fiorio o Ghigo —, ma anche attività storiche meno conosciute, lontane dalle zone auliche e dai trend di Instagram. La pasticceria Sida di corso Regina è un esempio, alla pari della splendida sala da ballo Le Roi di via Stradella, l’enoteca Ferrero di corso De Gasperi e la passamanerìa Massia di via Barbaroux.
Sono solo alcuni dei 157 negozi che Comune, in intesa con Camera di Commercio, Sovrintendenza e associazioni di categoria, a seguito della scrematura delle autocandidature ad opera di una commissione ad hoc, ha inserito nel nuovo albo degli Esercizi di prossimità di interesse collettivo (Epic).
L’idea del registro dei negozi storici (e non) che contribuiscono a dare lustro alla città è stata lanciata nell’estate scorsa. Prima in Italia, Torino ha pensato a una piattaforma inserita nel ben più vasto piano “Torino compra vicino”.
“L’iniziativa nasce per dare un segnale forte e concreto in chiave di promozione e rilancio di un settore che da decenni patisce una situazione economica pesante”, spiega l’assessore al Commercio, Paolo Chiavarino, al Corriere della Sera.
A Torino ci sono circa 23mila attività di vicinato. E Palazzo Civico, stanco di dover far fronte alle polemiche per la perdita delle insegne più conosciute, ne ha individuate quasi un migliaio da segnalare non solo per il valore storico o culturale, ma anche per l’importanza nel tessuto del quartiere. Da qui l’idea di lanciare tre categorie all’interno dell’albo delle attività commerciali “epiche”: esercizi storici, con almeno 70 anni di storia, quelle tradizionali, con la saracinesca alzata da più di 40, e quelle “innovative e di eccellenza”, con in curriculum almeno un quinquennio di apertura e un lavoro riconosciuto per la prossimità, la sostenibilità e la qualità.
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