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sabato 02 Novembre 2024
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Arabica e robusta, moka e cuccuma: da Torino a Napoli, le origini dell’espresso

Le parole del presidente Aicaf Luca Ramoni: «La robusta costa e rende di meno, esattamente come il Napoli, ma riempie il palato, soddisfa quanto il gioco di Sarri. Con l'arabica-Juve si fanno più soldi: non ha la stessa corposità, poi sale il retro-gusto fruttato. Di solito a Torino è il profumo della vittoria»

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MILANO – La Gazzetta dello Sport ha inquadrato il recente scontro al vertice del campionato tra Juventus e Napoli, vinto da quest’ultima squadra, ricorrendo ad immagini legate al mondo del caffè. Dall’invenzione, torinese, delle prime macchine per l’espresso alla cuccuma partenopea. Ve lo proponiamo.

Juve e Napoli hanno sorseggiato lo scudetto al bar dello Stadium e sono indissolubili dall’espresso. Entrambe le squadre infatti, rappresentano le due città-capitali del caffè. Moka e cuccuma si fronteggiano anche sul campo da calcio.

Moka e cuccuma, Torino e Napoli: qual è la patria del caffè?

L’espresso italiano, quella scossa che ci tiene svegli e fa compagnia, infatti è nato a Torino a fine ‘800: Angelo Moriondo ideò la macchina per produrlo.

Mille chilometri più in giù ancora oggi si beve l’ espresso migliore. Un incantesimo giornaliero, il collante di un popolo generoso. Tra folklore e mito, esiste ancora il rito del caffè sospeso.

Il caffè riflette l’ anima di un luogo, racconta la cultura e, quindi, il calcio

«Allegri nei bar di Torino beve l’ arabica: più dolce e sottile, 1,5 per cento di caffeina. Per Sarri la variante robusta: caffeina al 2,5 per cento, densa e sciropposa. Il caffè-scudetto lo ordinano di certo adesso». Così racconta Luca Ramoni, presidente Aicaf, Accademia Italiana Maestri del Caffè.

Ha codificato pure il mitico «Bicerin», orgoglio sabaudo con caffè, cioccolato e panna semi-montata.

Arabica-Juve

Bisogno fisico, piacere edonistico o semplice svago: il caffè ha lo stesso gusto del pallone, amico sincero da tenere vicino. Gigi Buffon l’ha avuto in mano una vita e ora sembra quasi stanco.

«Gigi è un caffè a lunga persistenza, l’aroma è in bocca da 20 anni ed è ancora buono.» Continua Ramoni. «Ma adesso, dopo l’ isteria di Madrid, beve decaffeinato per darsi una calmata».

A volte, però, serve l’ amaro nel palato

Lo sa Dybala, tra Mondiale a rischio e problemi con gli sponsor. «È come se i tanti pensieri l’ avessero mandato in fermentazione», continua. «Capita ai caffè “lavati”, quelli più acidi. Ma è solo il primo assaggio, poi viene fuori il carattere».

Tradotto: arriveranno i gol, i suoi e quelli del compagno di bevute, bisognoso di una tazza per svegliarsi: «Higuain mi ricorda il caffè sovraestratto.

Quello che ci mette un po’ a uscire: l’esultanza è lì lì, la sta già gustando come a Crotone, ma poi non arriva».

Robusta-Napoli

La vittoria nasce dai chicchi. Quelli di arabica più allungati e ovali, quelli di robusta arrotondati e più piccoli di 4-5 millimetri. Come certi centravanti mignon.

«Nonostante la dimensione, hanno più caffeina, sono energetici: avete presente quando scatta Mertens?», scherza Ramoni. A volte, però, soprattutto a Napoli, la voglia di offrire al bar può essere troppa: Insigne è uno dei migliori aromi. Ma la clientela non sempre gradisce.

«Come figlio della città conoscerà la cuccuma, mitica caffettiera casalinga. Quando Lorenzo ha troppa voglia, non esageri. Si ricordi del “coppetiello”, il cono di carta sul beccuccio. E’ un esercizio di pazienza prima di gustarsi la giocata».

Il suo capitano ha altri problemi, potrebbe dirsi bollito come il caffè turco di moda in Slovacchia, ma sarebbe ingeneroso.

«Hamsik è sottoestratto. Si lascia andare, non resta più in bocca. Ma la colpa è della macina, quindi sua, o della macchina, quindi Sarri?».

Al bar dello Stadium

Le due torrefazioni si incontrano stasera e resteranno comunque diverse, a sentire il presidente Aicaf: «La robusta costa e rende di meno, esattamente come il Napoli, ma riempie il palato, soddisfa quanto il gioco di Sarri.

Con l’ arabica-Juve si fanno più soldi: non ha la stessa corposità, poi sale il retro-gusto fruttato. Di solito a Torino è il profumo della vittoria».

Così, a fine partita, immancabile l’invito al bar: «Se in Inghilterra si beve il vino, qui Sarri e Allegri si salutino con una tazzulella. Magari 50 arabica e 50 robusta». Sperando che non serva anche a loro un decaffeinato.

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