FIRENZE – Condividiamo i risultati di un sondaggio effettuato da Tutela Nazionale Imprese, Tni Italia, fondata dall’Associazione Ristoratori Toscana nel 2020 e che ora rappresenta circa 40mila imprese del canale horeca, da nord a sud dell’Italia. L’Associazione ha fotografato la situazione attuale in cui versa il settore dei pubblici esercizi in relazione alla richiesta obbligatoria del green pass per consumare all’interno dei locali. Un bilancio che non è particolarmente positivo e che trova scontenti i gestori coinvolti nel questionario.
Tni Italia racconta gli effetti del green pass sull’horeca
E’ passato esattamente un mese dall’introduzione del green pass, che deve essere esibito per consumare con servizio al tavolo all’interno di bar e ristoranti. Tni Italia, il sindacato che tutela le imprese del mondo della ristorazione e dell’accoglienza alberghiera, ha somministrato un questionario ai suoi associati per comprendere quale sia stato l’impatto nelle imprese della ristorazione.
Un impatto che per quasi il 40% dei ristoranti è stato economico, con una perdita media di fatturato del 30% e punte fino al 60%, ma anche sociale. Quasi il 41% degli intervistati ha infatti dichiarato che si è trovato a discutere o comunque in situazioni spiacevoli con i clienti proprio a causa del green pass. Pochissimi, invece, sono stati i controlli da parte delle forze dell’ordine: l’83,9% non ha avuto nessun controllo, il 12,7% ne ha ricevuto uno, il 3,3% più di una volta.
“Uno degli aspetti più interessanti del sondaggio – commenta Raffaele Madeo, portavoce di Tni Italia – è che solo uno, a Firenze, è stato multato. Si tratta di un caso limite: un barista, intento a far caffè, che non si è accorto che alcuni clienti si erano seduti al tavolo. Il che conferma quello che abbiamo sempre detto, ovvero che i pubblici esercizi non sono mai stati luoghi di contagio. In bar e ristoranti si rispettano le regole, dal distanziamento all’uso di gel igienizzanti e mascherine, e i clienti sono responsabili, esibendo il green pass quando mangiano all’interno dei locali”.
“Non vogliamo fare, e questo sondaggio conferma che non esiste nemmeno la necessità, di fare i controllori. Per questo ribadiamo la nostra richiesta al governo di abolire l’obbligo di controllo del green pass da parte del gestore dell’attività di somministrazione”, sottolinea Madeo.
In merito all’impatto del green pass sul fatturato, se quasi il 40% dei ristoratori ha subìto una flessione, il 48% non ha registrato variazioni rispetto al periodo pre-green pass
Mentre il 12% ha registrato un incremento, che però, soprattutto nelle zone balneari, è dovuto all’aumento delle presenze turistiche. Inoltre, potendo usufruire di tavolini all’aperto, pochi sono stati i clienti hanno mangiato all’interno dei locali. Le maggiori difficoltà – e perdite – si sono avute per i ristoranti senza spazi all’aperto, pari al 14,2% del totale degli intervistati.
«Le imprese del settore restano in difficoltà e, nonostante i cali di fatturato dovuti al distanziamento, che ha ridotto i coperti, e ora l’introduzione del green pass, continuano a pagare tasse e imposte senza ricevere alcun indennizzo. A Firenze, per esempio, entro questo mese le attività saranno tenute a pagare l’imposta comunale sulla pubblicità. Siamo esausti e l’era delle restrizioni, come dimostra il green pass, non è conclusa. Ci attendiamo un autunno molto difficile. Per questo – conclude il portavoce di Tni Italia – chiediamo una moratoria fiscale fino al 2022 e la proroga del credito d’imposta sugli affitti per tutto il periodo in cui ci sarà lo stato di emergenza».