MILANO – Guerre o disastri meteorologici non ce ne sono stati. Eppure il cacao è tornato nel mirino degli speculatori. A New York le posizioni nette lunghe, ossia all’acquisto, sono ai massimi da 5 anni.
Mentre i prezzi – sia oltre Oceano sia sulla piazza londinese – hanno da poco raggiunto livelli che non toccavano da dicembre: 2.414 dollari per tonnellata all’Ice e 1.566 sterline per tonnellata al Liffe.
Mercato del cacao: i numeri nel dettaglio
Gli acquisti stanno accelerando per motivi tecnici. Difatti, le quotazioni su entrambe le Borse hanno superato la media mobile degli ultimi 200 giorni.
A contribuire, ci sono però anche sviluppi inattesi sul mercato fisico. La domanda di burro di cacao, ingrediente del cioccolato, si è risvegliata con forza non solo negli Stati Uniti, dove le ampie scorte accumulatesi negli anni passati si sono esaurite; ma anche in Europa. E alle richieste dell’industria dolciaria vengono opposti listini carissimi.
A influenzare il prezzo dei derivati del cacao – burro e polvere – sono i macinatori
Sono loro infatti che stabiliscono quale moltiplicatore debba essere applicato alle quotazioni dei future. In questo periodo, per il burro in consegna maggio i clienti europei sono costretti a pagare 2 ,1-2,2 volte la quotazione londinese del cacao.
Fatte le dovute conversioni di valuta, si tratta di circa 4.100 euro per tonnellata, contro i 3.500 € di metà aprile. Negli Usa, si applicano “ratios” di poco inferiori. Intorno a 2,0: un livello doppio rispetto a un anno fa e che non si vedeva dal 2008.
Gli impianti di macinazione nordamericani
Hanno già iniziato a reagire all’aumento della domanda di burro di cacao: nel primo trimestre le lavorazioni sono aumentate a sorpresa di quasi il 6%. Un balzo che non si verificava dal 2011.
Nello stesso periodo, in Europa, le macinazioni sono invece diminuite del 3,9%. In Asia addirittura del 10,8 per cento. È soprattutto in quest’ultima area che hanno origine le tensioni che il mercato sta attraversando.
Negli anni passati il forte aumento dei consumi di cacao dei Paesi emergenti aveva fatto da traino alla domanda di polvere, che viene utilizzata per insaporire prodotti dolciari; piuttosto che per il cioccolato, che ancora non viene apprezzato nei mercati asiatici.
La macinazione del cacao
Consente di ottenere polvere e burro più o meno in parti uguali e adesso che la domanda di polvere ha subìto una battuta di arresto (con conseguente crollo dei prezzi) le lavorazioni in Asia non sono più incentivate come un tempo.
Per irrobustire i margini, inoltre, i macinatori spingono al rialzo il prezzo dell’unico prodotto che oggi si vende bene: il burro.
Fonte: Il Sole 24 Ore