MILANO – C’è una nuova tendenza che si va consolidando, quella dei negozi monomarca di prodotti a base di cacao. Per ora sono pochi, visti i costi di gestione di una rete retail diretta. Ma nel settore cresce la voglia di monomarca come quelli di Guido Gobino (foto), con vetrine nel centro delle principali città italiane.
Una tendenza che si sta radicando tra i cioccolatieri – dalla Lindt, che vanta 41 punti vendita in Italia, l’ultimo in centro a Roma, a produttori artigianali come Venchi, 40 punti vendita nel mondo, e Gobino, con due “vetrine” in via Lagrange a Torino e in via Garibaldi a Milano – ma che attira anche settori diversi.
È il caso della Noberasco, storico produttore di frutta secca del Ponente ligure. Dopo Albenga e Milano, l’insegna arriva anche a Torino, in via Gramsci, a partire dal primo dicembre prossimo. Cento varietà di frutti, al naturale, disidratata o morbida, ricoperta di cioccolato.
I negozi monomarca di Venchi sono arrivati a quota 40, tra Italia ed estero, con alcune location a Rio de Janeiro, Dubai e Istanbul. L’ultimo nato è quello inaugurato a Milano Cadorna. «Investire in una rete commerciale direttamente gestita dal produttore – racconta Gian Battista Mantelli, responsabile commerciale del marchio – è uno strumento necessario per susperare i limiti della rete commerciale all’ingrosso per chi come Venchi non va nella grande distribuzione».
Accanto al cioccolato, nei monomarca Venchi c’è il gelato fresco e la lavorazione della materia prima direttamente visibile al pubblico. «Abbiamo avviato la nostra rete commerciale nel 200o e ad aggi – aggiunge Mantelli – abbiamo 150 addetti nella rete vendite».
Per Guido Gobino, maestro cioccolatiere torinese, la scelta di shop monomarca «è il futuro». Nel 1995 l’apertura in via Cagliari, a Torino, vicino al laboratorio, poi nel 2007 la vetrina in centro, con bar caffetteria. «A Milano siamo arrivati nel 2010 – aggiunge – e ora credo sia arrivato il tempo di pensare a una apertura all’estero, ci sono città interessanti come Berlino o Istambul».
Senza nascondersi difficoltà e controindicazioni legate a investimenti importanti per cercare location giuste. «Portare l’eccellenza italiana all’estero è una formula che paga – aggiunge Gobino – oggi la nostra quota di export è intorno al 10-12%, ma in crescita decisa».