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Scoccata l’ora del tè per l’Italia. Prevista una crescita del+14% al 2021

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MILANO – Il tè non gode della stessa fama che ha il caffè nel nostro paese. L’espresso la fa da padrone e la cultura del tè tarda a farsi strada. Tuttavia, anche questo settore sta finalmente conoscendo un momento di cambiamento.

Tè: quale il suo futuro nel mercato italiano

In Italia si acquista un grammo di tè per ogni 84 grammi di caffè. Una lotta impari per le foglie di camellia sinensis. Queste hanno però davanti una strada sempre più larga e in discesa sul nostro mercato.

Come mai? Complice la globalizzazione di usi, consumi, flussi turistici. Assieme all’attenzione crescente a salute e benessere che sta avvicinando anche le giovani generazioni agli infusi caldi e freddi.

Euromonitor prevede una crescita del 14%in volume

Nonché del 16% in valore per il tè in Italia al 2021. Mentre per la tazzina d’oro nero si prospettano anni bui in patria. (quanto fulgidi tra America e Asia).

L’orientalizzazione dei mercati

E’ il 14 marzo 2017. Bologna è la prima città italiana «amica» dei cinesi tra ideogrammi e tè.

Sono questi i numeri che fanno da sottofondo alla seconda edizione del Bologna Tè Festival che si è appena chiuso a Palazzo Pallavicini.

Un unico festival-fiera dedicato al tè in Italia. Dopo aver debuttato lo scorso anno ospitando una delegazione dello Sri Lanka (primo Paese esportatore di tè al mondo).

Ha accolto ora una delegazione governativa e imprenditoriale del Giappone. La terra nipponica ha una millenaria tradizione nel tè verde (la produzione è concentrata nella regione di Shizuoka) e vede nell’Italia un bacino molto interessante dove esportare le varietà artigianali di alta qualità (e prezzo) .

Un campo di Tè verde a Shizuoka

Campi di tè verde a Shizuoka, in Giappone

«Il mercato giapponese del tè sta diminuendo. Un po’ per il calo demografico e un po’ per l’occidentalizzazione dei consumi. Ciò porta i nostri giovani a preferire il caffè e altre bevande. – spiega Yosuke Suzuki. Alla guida della divisione per lo “Sviluppo dell’industria del tè” del governo prefettizio di Shizuoka.

– e con l’Italia il dialogo è agevolato dalla comune cultura e attenzione al mangiare di qualità».

Il primo strumento per aumentare l’export di “made in” di qualità

E’ trasmettere la cultura e la tradizione della filiera. Proprio su questo il Governo di Shinzo Abe sta investendo da un anno; mandando ambasciatori giapponesi del tè in giro per il mondo. Poi accogliendo gratuitamente delegazioni straniere nelle terre vocate alla coltivazione.

Alcune storie di eccellenza

E’ il 26 maggio 2017.Dammann Frères: obiettivo Cina per le boutique con 3mila ricette di tè aromatizzati.

I tempi sono maturi in Italia – dove la Gdo monopolizza l’80% dei volumi di tè. Inoltre, la metà del mercato è in mano a quattro big (Loacker, Star, Pompadour e Bonomelli).

«La produzione mondiale del tè è in crescita. Infatti ha superato i 5,7 milioni di tonnellate nel 2016. Poi, il potenziale di domanda in Paesi come l’Italia è molto alto.

Non solo perché si parte da livelli di consumi bassi ma perché l’attenzione alla salute e alla qualità è in forte ascesa tra i 25-40enni», sottolinea il senior economist della Fao, Jan Luc Mastaki.

L’Italia importa 7mila tonnellate di tè

Quindi la metà della Francia, un quinto della Germania, un tredicesimo della Gran Bretagna. E Maruyama Tea Products Corp., società di Shizouka attiva dal 1933 nella raccolta e lavorazione del tè, sta effettivamente studiando l’apertura di un locale “Tombo”. Dedicato ai green tea e alla cucina di qualità giapponese a Milano, dopo il debutto a Londra.

Il festival del tè italiano parte da Bologna non per caso

Bologna è infatti la capitale dell’agroalimentare di qualità italiano e culla del gruppo Ima. Questo controlla il 70% del mercato mondiale delle macchine per il confezionamento, «ed è storicamente terra di passaggio, di contaminazione. Crocevia di culture.

L’apertura alla cultura lenta e cerimoniosa di questa bevanda, così diversa dalla nostra del caffè che si beve in un sorso, ha qui terreno fertile per propagarsi .

Non dimentichiamo che il tè è la seconda bevanda più diffusa al mondo

Inoltre, è un elemento fondamentale per accogliere i turisti asiatici. Non solo a tavola ma nei negozi del fashion» Sottolinea Liana Bertolazzi. Il presidente dell’associazione InTè che organizza l’evento in collaborazione con Protea. Il punto di riferimento ufficiale in Italia per la formazione di sommelier e di coordinamento della Tea Masters Cup. La competizione internazionale tra professionisti e appassionati.

«La bevanda è prima di tutto un rito, un’esperienza. I giapponesi dicono che “un bagno rinfresca il corpo, il tè l’anima”. Noi dobbiamo trovare anche per esso, uno stile italiano.

Un modo nostro di declinare il consumo di questa bevanda. Come pausa di relax e benessere nella frenesia quotidiana e combinazione ideale con piatti e gusti italiani». Conclude Roberta Capua, madrina dell’evento.

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