MILANO – L’immaginario condiviso vede il classico inglese mollare tutto e ovunque si trovi, sedersi per sorseggiare il tè delle 5. Una tradizione che però è più vivo nelle nostre teste che nelle abitudini effettive degli anglosassoni. Quando e come lo si beve è tutta un’altra storia: leggiamo un po’ di storia dall’articolo di Andrea Martina Di Lena, su linkiesta.com.
Tè delle 5: un falso mito
Se oggi il mondo è convinto che il tè si prenda alle 5 del pomeriggio è tutta colpa della Duchessa di Bedford. Un piccolo excursus storico aiuterà a familiarizzare con il tema. Prima di diventare una bevanda popolare in Inghilterra, il tè ebbe un largo consumo in Portogallo e Olanda, due stati che contribuirono alla sua importazione sull’isola inglese. Infatti, fu per mezzo dell’unione matrimoniale tra Carlo II, esiliato proprio nei Paesi Bassi, e Caterina di Braganza, giovane sposa portoghese, che la Gran Bretagna introdusse il tè nelle proprie tradizioni.
La sua popolarità, però, è riconducibile alla nobildonna inglese citata all’inizio grazie a cui la tazza di tè assunse una forma rituale fino a connotarsi come un vero e proprio evento sociale. Per la Duchessa celava, in realtà, un bisogno famelico: saziare il suo appetito tra la colazione e la cena. Fu proprio il suo stomaco vuoto da riempire che inaugurò l’afternoon tea identificando, di contro, l’english breakfast, sostanzialmente due modi differenti di bere il tè per orario e tipologia.
Ne ha parlato recentemente Chiara Cecilia Santamaria founder del blog Macheddavero e content digitale
Che ha vissuto per molti anni a Londra dove ammette di aver imparato a bere il tè. In due video youtube, oltre ad aver sfatato il mito del tè delle 5 pm, spiega tutto quello che ha appreso sulla materia e nell’incipit puntualizza la necessaria distinzione sopra riportata: quella tra english breakfast e afternoon tea. La distinzione non mai così netta perché nella giornata tipo di un inglese il consumo di tè è continuo, in un paese dichiaratamente “tea oriented”.
Tè della colazione o tè delle 5?
Nel primo caso si tratta di un tè da tutti i giorni e corrisponde al tè nero, la varietà più diffusa in Inghilterra, da sorseggiare in qualsiasi momento della giornata, a cui aggiungere zucchero e in qualche caso miele. L’ingrediente che non può mancare è il latte come dimostra una simpatica grafica che la stessa Chiara manda in sovraimpressione: 16 tazze di tè, dalla più chiara alla più scura, per intensità di infusione e dosaggio di latte, in cui ognuno di noi può identificare la propria nuance. 16 possibili sfumature di tè ma vade retro limone, questo sconosciuto per gli inglesi! Un affare molto serio, a quanto pare, che ha divertito anche la redazione dell’Huffington Post UK tanto da dedicargli un articolo in cui sono riportati alcuni commenti con le preferenze degli utenti su Twitter.
Ecco, quindi, il tè della mattina, quello da colazione o da consumare durante il lavoro in ufficio, l’equivalente italiano della moka
Veniamo poi all’afternoon tea che, per pigrizia o per semplicità, abbiamo spesso e volentieri scambiato con il classico (dipende dai punti di vista) tè delle 5 p.m.
Che ribadiamo essere una invenzione. Se in questi giorni state guardando l’ultima stagione di The Crown, l’interpretazione della Tathcher, in una scena dove si trova ospite in Scozia dalla Famiglia Reale, manifesta un po’ di confusione tra ora del tè, aperitivo e cena, ma non lasciatevi ingannare.
In linea di massima, dalle 14 in poi si parla di afternoon tea, la pratica forse più affascinante della storia del tè, un cerimoniale da ricreare in casa con il servizio “buono”, possibilmente di porcellana, oppure da fruire nei caffè di lussuosi hotel dove un tempo si ritrovava l’alta società. Non vi dovrà sembrare bizzarro sentirlo chiamare high tea, ovvero tè alto, perché galateo vuole che sia servito con un’alzatina a più piani, stratificata in parte dolce e salata, da accompagnare a un flut di bollicine o a un cocktail.
Così, in abbinamento alla bevanda calda selezionata dalla carta dei tè dedicata, sarà servita una piramide rovesciata in cui la base è destinata alla parte salata, di solito sandwich, nel mezzo ci sono gli scones, piccoli lievitati inglesi dal sapore neutro da tagliare a metà e spalmare, nell’ordine, con marmellata di lamponi e la clotted cream (mix di panna e burro), mentre in cima la linea dei petit four. Altro anacronismo, sono le espressioni tipicamente inglesi in cui per indicare che la cena è pronta si fa riferimento al tè, ad esempio “Tea is almost ready”.
Dopo l’acqua, il tè è la bevanda calda più diffusa al mondo
E se oggi si conoscono le sue proprietà benefiche, in passato ricopriva un altro tipo di potere, di natura commerciale ed economica. Se vogliamo è stata anche la scintilla che ha fatto scoppiare la Rivoluzione Americana con i fatti del Boston Tea Party.
Il commercio inglese del tè fu comunque tra i maggiormente redditizi dell’economia coloniale e divenne sempre più fitto con l’istituzione della Compagnia delle Indie che fece prima esplodere il suo consumo in Inghilterra relegandolo poi a merce di contrabbando a causa dei dazi molti alti da pagare. La più longeva sala da tè inglese fu fondata da John Twining, figlio del Twining che emanò il portentoso Commutation Act che ridusse drasticamente il dazio sul valore. Correva l’anno 1706 quando nella capitale inglese fu aperto questo primo negozio al mondo dove acquistare tè. Ancora adesso, a distanza di quasi 300 anni, al numero 216 dello Strand di Londra a Soho capeggia l’insegna museo/tea bar di uno dei brand di bustine che tutti abbiamo in dispensa. Non sarà sicuramente il più pregiato ma è il più antico in bustina