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domenica 24 Novembre 2024
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Tè cinese, per Greenpeace contiene pesticidi vietati in Europa

Il rapporto dall’Estremo oriente: “Due ditte esportano nell’Ue”

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MILANO – Dovremo fare attenzione anche al tè importato dalla Cina? Potrebbe contenere pesticidi vietati nell’Ue. Lo afferma Greenpeace, in un rapporto pubblicato dalla sede Est asiatica dell’Organizzazione ambientalistica globale («Pesticidi, ingredienti nascosti nel té cinese»).

Greenpeace ha testato 18 tipi di tè venduti in Cina e prodotti da nove diverse ditte, due delle quali esportano sicuramente in Europa

In ben 12 dei 18 campioni le analisi hanno trovato almeno un pesticida di cui è proibito l’uso nel tè. A causa della loro alta tossicità, alcuni di questi pesticidi sono proibiti a livello internazionale dalla Convenzione di Stoccolma o dalle norme Ue. Alcuni dei prodotti contenevano diversi pesticidi, fino a un massimo di 17. Sostanze genotossiche (trasmissibili alle generazioni successive) o tossiche per la fertilità e per i feti sono state ritrovate in 14 campioni.

I prodotti testati da Greenpeace sono stati acquistati nei negozi di Pechino, Chengdu e Haikou. Sette delle ditte coinvolte sono fra le 10 con le maggiori quote di mercato in Cina. Fra i tè testati ci sono alcuni dei tipi più popolari anche in Europa, come il té verde, l’Oolong e il Jasmine. Secondo Wang Jing di Grenpeace East Asia, “almeno due delle società nei cui tè sono stati trovati residui di diversi pesticidi esportano sicuramente in Europa. Si tratta di China Tea e Eight Horses».

La Commissione europea, informata del rapporto di Greenpeace, non ha ancora reagito alla denuncia. Tuttavia, Frédéric Vincent, portavoce del commissario alla Sicurezza alimentare John Dalli, ha ricordato che «spetta alle autorità doganali degli Stati membri effettuare i test sui prodotti importati dai paesi terzi e verificare che non contengano sostanze non autorizzate o quantità superiori alle soglie eventualmente previste per quelle autorizzate». Quando i test rivelano la presenza di queste sostanze, «gli Stati membri hanno l’obbligo di ritirare immediatamente dal mercato i prodotti in questione, e di attivare il Sistema Ue di allerta rapido per gli alimenti nel caso in cui l’importazione riguardi anche alti paesi dell’Unione».

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