domenica 22 Dicembre 2024
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Tce, l’ambasciatrice Ramirez Rios: “Senza sostenibilità, non c’è futuro per il caffè”

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TRIESTE — Prosegue la nostra riproposizionedei contributi presentati all’edizione 2019 di Trieste Coffee Experts: la parola va questa volta a una qualificata rappresentante dei paesi produttori, ossia Gloria Isabel Ramirez Rios, ambasciatrice della Colombia in Italia, che ha trattato del tema della sostenibilità. Titolo del contributo: “Colombia, sviluppo tra produttività sostenibile e qualità del caffè”

Ringrazio Franco e a Mauro, i due figli, la famiglia e tutti quelli che sono qui. Il mio obiettivo è mostrare qui a Trieste Coffee Experts qual è il problema, la crisi, che abbiamo adesso nei paesi produttori, in particolare in Colombia.

Sostenibilità è una bellissima parola, ma io penso che tutta la sostenibilità è da relazionarsi con l’ambiente, con l’aspetto sociale ma soprattutto con il prezzo. Il prezzo giusto del caffè, perché se non si paga il giusto prezzo ai coltivatori, non ci si dà sostenibilità – non ci sarà futuro per il caffè, almeno per il caffè di qualità.

È quello che cercherò di dimostrare con questo mio intervento. Non lo so qual è la soluzione, magari ce ne sono diverse per arrivare a pagare un prezzo giusto. Per come stanno andando le cose, non stiamo andando da nessuna parte.

La Colombia è tra i 10 Top coffee producers con 14 milioni di sacchi all’anno insieme a Brasile, Vietnam, Indonesia. Il Brasile e Il Vietnam producono tantissimo, anche troppo. Il problema della sovrapproduzione è legato sicuramente al problema del prezzo.

Per quanto riguarda l’industria del caffè e i suoi derivati, l’Italia è il terzo compratore in Europa con 8,6% del totale. Il 99% delle esportazioni di caffè in Italia riguardano il caffè verde. Questo è un altro problema che dobbiamo cambiare. Nonostante esistano molti attori, le esportazioni del caffè colombiano in Italia sono fatte da una grande varietà di compagnie.

Nel primo semestre del 2019 il valore totale delle importazioni italiane di caffè dalla Colombia è stato 33 milioni di dollari. Il 53% delle importazioni italiane di caffè verde provengono dal Brasile, Vietnam e, per il 5%, dalla Colombia.

Il caso colombiano

Promuoviamo anche noi la sostenibilità, il soddisfacimento delle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future. Ci prendiamo cura dell’ambiente, ma anche dell’aspetto sociale e di quello economico, il più importante.

Il settore caffè ha dato il suo appoggio alla promozione della sostenibilità, ad affrontare i problemi del sud del paese e il relativo impatto sulla produttività, ad aumentare la disponibilità futura di manodopera e assicurare una sostituzione generazionale.

Abbiamo un grosso problema in Colombia, e penso in tutti i paesi produttori, perché nessuno vuole continuare a lavorare se non c’è un prezzo giusto.

Io vengo, per esempio, da una famiglia che si occupa di caffè. Adesso mio padre ha 60 ettari di caffè, ma non so se tra 5 o 10 anni ci saranno ancora perché nessuno della nostra famiglia è interessato al caffè. Lui ha 90 anni e non so ancora per quanto tempo potrà occuparsene e, forse, in futuro ci saranno migliori opportunità di business per una terra di 60 ettari.

Magari ci daremo alle infrastrutture, all’edilizia. Altri preferiranno andare nelle città e lasciare le campagne.

Altri penseranno alla cocaina. Abbiamo quindi un problema.

Tutti dicono che la Colombia è un importante produttore di caffè. Sì, come prima lo era del carbone. Eravamo i primi produttori di carbone, anche l’olio andava molto bene. Adesso cominciamo a scendere perché per il carbone ci sono tante barriere in Europa e quindi stiamo cambiando rotta

La sostenibilità deve essere qualcosa di più di una semplice strategia commerciale in grado di generare guadagno per tutti gli attori della catena. Da un punto di vista professionale, deve poter garantire la permanenza della Colombia nel mercato del caffè. Migliorare l’aspetto sociale, la formazione e il trasferimento delle competenze.

Deve incentivare il consumo responsabile e dare opportunità alle nuove generazioni. Lo sviluppo economico non deve essere in contrapposizione con la cura dell’ambiente, con la qualità della vita dei lavoratori.

La Federación de Cafeteros è stata pioniera in questo senso con la creazione di progetti di sostenibiilità che uniscono gli aspetti economici, sociali e ambientali. Questo è stato d’esempio per altre organizzazioni come, ad esempio, Expo Café, che hanno aumentato il numero di iniziative sostenibili di successo che riguardano la catena dell’offerta del caffè.

Il 57% della produzione si ottiene rispettando la sostenibilità

Il caffè in Colombia genera 730 mila posti di lavoro, il 96% dei coltivatori di caffè hanno meno di 5 ettari. Sono piccoli e vivono di caffè.

Il caffè colombiano ha origini uniche con diversi profitti di accordo con il consumatore. La Colombia è leader mondiale nella produzione del caffè suave e del caffè speciale per la sua origine, tecnologia e qualità superiore.

Il caffè colombiano è 100% arabica. La Colombia produce approssimativamente 14 milioni di sacchi da 60 chili all’anno.

Adesso il caffè si trova veramente in pericolo. Dobbiamo davvero capire che c’è un problema per il futuro. Per tutti, non solo per i coltivatori, ma anche per i commercianti, per i consumatori, perché se non si paga il prezzo giusto ci sarà una qualità inferiore. Il caffè è il secondo prodotto più commercializzato a livello mondiale dopo il petrolio e il secondo più consumato dopo l’acqua.

Nonostante ciò, dei 200 milioni di dollari che riguardano normalmente la vendita di caffè nel mondo, i coltivatori ricevono soltanto il 16%, il 10% qualche volta. Oggi una libbra di caffè delicato è quotato a 1,02 dollari. Questo prezzo è indipendente dall’economia reale del caffè, i cui costi di produzione sono 1,10 dollari. In queste condizioni non si può parlare di commercio giusto di caffè.

La catena del valore del caffè verde in Colombia

Oggi in Europa una libbra di caffè verde 100% colombiano di buona qualità, tostato e macinato costa in media 15 dollari. Il produttore riceve in media 0,92 dollari. I compratori locali, che comprano il caffè dal produttore, rimangono con 0,13 dollari. I trasporti, che portano il caffè dai centri di raccolta fino al porto, restano con 1,5 dollari. Infine, i torrefattori guadagnano 1,2 dollari per libbra.

Milioni di produttori di caffè nel mondo si trovano sotto la soglia di povertà e, dicevo a un amico qui, che la Colombia magari è il paese che ha meno problemi perché abbiamo altri prodotti che la aiutano. Ma pensiamo a Nicaragua, Guatemala, Honduras. Loro non hanno tanta alternative quante ne ha la Colombia.

È necessario proteggere il caffè di origine. Da quando sono arrivata qui in Italia, la mia preoccupazione è diventata la miscela, non per la miscela in sé ma perché hanno educato il consumatore italiano all’idea che si può consumare il caffè solo in miscela e non è vero.

Un espresso buono, perfetto si può fare e si deve fare anche con il caffè di origine e deve essere il consumatore a decidere cosa bere. Io, da Ambasciatore, mi sento chiedere “dove trovo il caffè colombiano qui in Italia?” Non c’è. Pochissimi producono caffè 100% colombiano e quelli che lo producono lo fanno per la caffetteria, per i bar, ma al supermercato non lo trovo.

È uno dei miei obiettivi da qui a tre anni, prima della fine del mio mandato, che io possa trovare il caffè colombiano dappertutto.

Soluzioni per lo sviluppo:

  • Io penso che ci siano tante strade per arrivare a una soluzione. Non ce n’è ancora una condivisa e io penso che sl momento non sia possibile trovarne una. Adesso stiamo cominciando a individuare le varie strade che è possibile intraprendere. Confido che le troveremo per tutta la catena. Non è un problema del paese consumatore o di quello che commercializza, ma anche nostro, del paese produttore. Dobbiamo trovare altri paesi dove rispettano di più il paese produttore e pagano di più il caffè di origine. Per esempio: Turchia, Taiwan, Australia.
  • Ridefinire il commercio. Come dicevo all’Associazione dei Cafeteros, dobbiamo cambiare la strategia. Non vendere più caffè verde e non vendere al prezzo della Borsa di New York. Troviamo la piccola e media impresa e mettiamole insieme con i produttori. È una strada. Perché così abbiamo buona qualità a un prezzo minore per un buon prezzo per il produttore e un buon prezzo per il torrefattore.
  • Trovare delle joint ventures. Perché non far fare la torrefazione alla Colombia? Noi possiamo farla. Perché no? Perché non iniziare a esportare il caffè colombiano come voi fate con il vino? È la stessa cosa. Dobbiamo arrivare alla cultura del vino. È il consumatore che decide se vuole un Brunello di Montalcino o un Tavernello.
  • Aumentare l’esportazione del caffè tostato e dei suoi derivati
  • Enfasi su un unico caffè di origine
  • Commercializzazione del caffè speciale che sono legati a prezzi migliori
  • Vendita diretta tra supermercato e caffetteria e piccole e medie imprese
  • Cooperazione internazionale centrata sul commercio di caffè per imporre un prezzo giusto
  • Aumentare il consumo interno (educare anche la nostra popolazione al consumo di caffè)

Conclusioni e suggerimenti per accrescere la sostenibilità della filiera colombiana

  • Io penso che la borsa di New York sia un problema. Forse uno dei più grandi.
  • Bisogna incentivare altri canali di vendita
  • Più controlli lungo tutta la catena del valore del caffè
  • Altro problema da risolvere è la sovrapproduzione di Brasile e Vietnam
  • Aprire nuovi mercati
  • Promuovere il consumo interno
  • Aumentare la vendita di specialty coffee
  • Includere altri prodotti derivati del caffè, come ad esempio il riutilizzo del legno per la produzione di mobili invece di pagare per buttarlo via – prendere ispirazione dalla cultura del bambù. In collaborazione con le università italiane, investigare le varie possibilità di impiego e lanciare prodotti specifici grazie anche al trasferimento di know-how tra Colombia e Italia, che è il paese del design. In questo modo tra due anni potremmo magari essere alla fiera del mobile di Milano con mobili di legno di caffè
  • Inclusione di nuovi produttori di caffè
  • Il turismo del caffè: aspetto molto importante. Voi consumate il caffè ma non avete mai visto una piantagione di caffè! Allora andiamo a vederla! Il turismo del caffè è bellissimo! È il secondo dopo il turismo balneare in Colombia. Dobbiamo arrivare alla stessa complessità e diffusione della cultura del vino in Italia. Qui in Italia tanti coltivatori di uva fanno un prodotto specifico e sono famosi in tutto il mondo. Perché non farlo anche con il caffè?
  • Monorigine vs. miscela: la mia soluzione non è togliere la miscela, che voi italiani considerate un’arte, ma aggregare anche le monorigini ed educare le persone ad apprezzarle tramite una buona comunicazione.
  • Sensibilizzazione alla sostenibilità, che è uguale al prezzo giusto per il coltivatore.
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