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La tazzina del caffè: storia e origini dell’oggetto più amato dai coffeelover

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MILANO – Un oggetto che non manca mai nelle cucine degli italiani, che adoperano anche fuori casa al bar, è la tazzina del caffè. Tanto presente come utensile, quanto sconosciuto nella sua storia. Quali sono le sue origini? Scopriamolo assieme dal sito laboratorioespresso.it, con il team di Filicori Zecchini.

Tazzina del caffè: perché si chiama così

Bere il caffè dal piattino divenne ben presto contrario alle buone maniere, tanto da essere considerato offensivo. Nel frattempo, la lavorazione della ceramica faceva passi da gigante e, intorno alla metà del Settecento, il britannico Josiah Wedgwood fondò la sua manifattura. Perfezionando il creamware, una versione inglese della maiolica. Proprio grazie a questo materiale resistente e facile sia da lavorare che da decorare, Wedgwood “inventò” anche la tazzina da caffè.

Il suo nome non è tanto il diminutivo di tazza, ma è dovuto a un italiano

Il pittore dell’Accademia di Brera Luigi Tazzini, direttore artistico dal 1896 al 1923 della Società di Ceramica toscana Richard-Ginori. Tazzini amava molto la nascente corrente dell’Art Nouveau e orientò la produzione in questo senso; a lui si deve il design moderno della tazzina da caffè e la definitiva aggiunta del manico. Tazzini ne sviluppò tipologie diverse, per scopi differenti: el tazzinin per bere caffè, el tazzin destinato invece al vino, la tazzinetta per il caffelatte, la tazzina per la pasta e fagioli.

Esiste la tazzina da caffè perfetta?

Lavorare su materiali e design di prodotti per cibi e bevande vuol dire dare vita a idee che devono necessariamente coniugare bellezza e funzionalità. Nel caso del caffè espresso, ad esempio, la tazzina non è solo un oggetto di design. Ma ha anche il compito di non fare raffreddare troppo in fretta la bevanda.

Per prima cosa, una tazzina da caffè professionale deve essere realizzata in porcellana dura feldspatica, che viene cotta alla temperatura di 1400°C circa. Questo materiale è molto resistente all’usura; è igienico e conserva il suo aspetto brillante a lungo. È inoltre in grado di condurre e mantenere il calore per conservare la giusta temperatura del caffè. Quali sono le altre caratteristiche di un tazzina perfetta?

La forma e il colore

La forma della tazzina deve, per prima cosa, esaltarne il gusto e l’aspetto: deve essere di forma tronco-conica; arrotondata internamente e con il fondo “a uovo” per evitare che la crema perda la sua compattezza. Infine, il diametro superiore non deve essere troppo largo. L’interno della tazzina deve essere di colore bianco, in modo da creare un forte contrasto cromatico che favorisca la valutazione del caffè e ne esalti i toni.

Il manico e il bordo

Il manico della tazzina deve garantire una presa comoda, con due dita. Il dito medio non deve toccare la tazzina, che ha una temperatura molto elevata. Il bordo, oltre a non presentare fastidiose e pericolose scheggiature o altri segni di usura, deve avere il giusto spessore nel punto in cui le labbra toccano la tazzina.

Lo spessore ideale e la capacità

All’interno della tazzina, il caffè deve restare caldo, ma inizialmente la sua temperatura deve scendere. Per questo motivo, la parte inferiore della tazzina deve essere spessa e quella superiore più sottile. Particolare che la rende anche più piacevole al contatto con le labbra. La tazzina da caffè deve avere una capacità di circa 70 cmc; ideale per servire al meglio un espresso di 20-25 cmc.

La temperatura

Quando il caffè viene erogato dalla macchina per espresso, la tazzina deve essere a una temperatura di circa 40°C. In questo modo le sue caratteristiche organolettiche rimarranno invariate più a lungo e anche la crema resterà del suo colore.

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