lunedì 23 Dicembre 2024
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Tazzina che risuona nella musica: tutti i pezzi ispirati al caffè

“’A tazza e Cafè” del 1918. È la più classica e forse più celebre canzone sul caffè. Scritta da Giuseppe Capaldo e musicata dal cavaliere Vittorio Fassone è stata cantata per la prima volta da Elvira Donnarumma, una delle sciantose più amate della Belle Epoque, al Teatro Bellini di Napoli

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MILANO – La musica e il caffè sono amici storici e si sono incontrati tra note melodiche e aromatiche più volte nel corso delle diverse epoche: dalle canzoni alle opere teatrali, dai libri ai film, la tazzina è stata protagonista di numerose creazioni artistiche che poi sono rimaste nella memoria della gente. Gli esempi davvero si sprecano e noi riportiamo un articolo che ha approfondito questo connubio, di Michele Sergio su ilroma.net.

Tazzina, la musa degli artisti

“’A tazza e Cafè” del 1918

È la più classica e forse più celebre canzone sul caffè. Scritta da Giuseppe Capaldo e musicata dal cavaliere Vittorio Fassone è stata cantata per la prima volta da Elvira Donnarumma, una delle sciantose più amate della Belle Epoque, al Teatro Bellini di Napoli. Il pezzo è stato successivamente interpretato Roberto Murolo, Claudio Villa, Milva, Gabriella Ferri, L’Orchestra Italiana di Renzo Arbore). Ma cu sti mode, oje Bríggeta, tazza ‘e café parite: sotto tenite ‘o zzuccaro, e ‘ncoppa, amara site… Ma i’ tanto ch’aggi”a vutá, e tanto ch’aggi”a girá… ca ‘o ddoce ‘e sott”a tazza fin’a ‘mmocca mm’ha da arrivá! Una vera lectio su come conquistare una bella donna ma dai modi aspri e dal carattere scontroso. Brigida, infatti, è come una come una tazzina di caffè: amara in apparenza (come il primo sorso del caffè), dolce al fondo (come il caffè dopo che lo si è ripetutamente girato e mescolato con zucchero).

“’O Cafè” di Domenico Modugno del 1958

Immediata e orecchiabile – grazie alla freschezza musicale di Modugno – dal testo chiaro, semplice e divertente nello stile tipico del suo autore Riccardo Pazzaglia che, da buon napoletano, racconta il rito e la cultura dell’espresso napoletano, consacrandoli in parole genuine sorrette dal bel motivo e la grande arte canora di Modugno. Il brano e in particolare l’accattivante ritornello, entrarono ben presto nel cuore e nelle case degli italiani e, ovviamente, dei napoletani sopra tutti, non solo attraverso la tradizionale radio ma, anche, per il tramite della neonata televisione italiana. Fu così che da nord a sud si diffuse l’idea che il caffè “sulo a Napule ‘o sanno fa” consacrando la città del Vesuvio a capitale dell’amato infuso nero.

“’Na Tazzulella e cafè” di Pino Daniele del 1977

Na’ tazzulella e’ cafè, e mai niente cè fanno sapè nui cè puzzammo e famme, o sanno tutte quante e invece e c’aiutà c’abboffano e’ cafè. Così esordisce Pino Daniele che, senza mezzi termini, censura il mal costume dei potenti di mantenere nell’ignoranza la popolazione, concedendo alla stessa solo quel poco (la metaforica tazzina di caffè) già, però, sufficiente a tenerla, per così dire, a bada, in una condizione sì di malessere diffuso ma, fatalisticamente, accettato.

Una denuncia, dunque, della malapolitica, quella indolente e profittatrice, pronta solo ad azzuffarsi per la spartizione del potere e dedita all’interesse proprio e di pochi sodali piuttosto che a quello della maggioranza del popolo, fortemente bisognosa d’aiuto nella risoluzione dei grandi e piccoli problemi quotidiani: “E chiste, invece ‘e dà na mano, s’allisciano, se vàttono, se màgnano ‘a città”.

“Don Raffaè” di Fabrizio De Andrè del 1990

“Ah che bell’ ‘o café, pure in carcere ‘o sanno fa, co’ a ricetta ch’a Ciccirinella, compagno di cella, ci ha dato mammà”. Anche non essendo napoletano il “poeta” si cimenta con questo brano e riprendendo i versi di Modugno riesce ad affrontare con semplicità ed ironia temi difficili come la situazione carceraria italiana, la malavita e i rapporti umani scanditi che sono scanditi nella città del Vesuvio dal caffè.

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