MILANO – Grazie ad accordi con le autorità olandesi che hanno validato il suo sistema di trasferimento dei profitti da una filiale all’altra, Starbucks ha evaso “diversi milioni di euro di tasse all’anno” che lo Stato olandese potrebbe essere chiamato a recuperare: è quanto scrive la Commissione europea nella lettera alle autorità olandesi, inviata quando a giugno aprì l’indagine per aiuti di Stato illegali e pubblicata oggi nella sua versione ufficiale.
In particolare, la Commissione mette in dubbio il modo in cui sono calcolati i “transfer pricing”, ovvero i prezzi delle transazioni tra società dello stesso gruppo. E’ uno degli strumenti che le multinazionali utilizzano in chiave di ottimizzazione fiscale, poichè grazie ad esso possono facilmente ripartire profitti e costi tra le filiali nei diversi Paesi a seconda del loro tasso di imposizione.
Secondo l’Ocse invece, queste cifre dovrebbero essere fissate a “prezzi di mercato”, ovvero come se le entità non fossero legate. Ma l’antitrust europeo ha dei dubbi sul rispetto di questo principio e si chiede se non siano stati esclusi alcuni costi, e ritiene che vi siano “aggiustamenti (o accordi col governo olandese, ndr) discutibili che consentano a Starbucks Manufacturing BV di diminuire la sua base imponibile”. Se così fosse, ovvero se Starbucks non fosse stata tassata a prezzi di mercato, ne deriverebbe un “vantaggio competitivo”. La Commissione sta ora ascoltando tutte le parti interessate e prenderà la sua decisione all’inizio del 2015.
Intanto, dopo lo scandalo LuxLeaks e l’apertura dell’indagine della Commissione Ue sul trattamento fiscale offerto dall’Aja a Starbucks, il ministro delle finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha detto che l’Olanda è a favore di “maggiori standard internazioni sui tax rulings. Siamo aperti a lavorare con gli altri paesi Ue e dell’Ocse, non è nell’interesse di nessuno che le multinazionali evitino di pagare le tasse. Innalziamo gli standard in modo che siano più efficaci e ci sia più trasparenza”.