MILANO – Per comprendere la necessità di applicare diversi tagli agli sprechi di cibo e acqua, in modo da far sopravvivere le coltivazioni di caffè, bisogna fare un salto indietro.
Guardare in prospettiva i cambiamenti che hanno interessato questi luoghi e queste popolazioni. Riportiamo l’analisi di Marco Frojo, ripresa da Repubblica.
Nel 1960, ogni ettaro di terreno coltivabile sfamava due persone. Un rapporto dettato dalle tecniche di coltivazione di allora e da una popolazione mondiale che aveva da pochissimo superato la soglia dei 3 miliardi di individui.
Tagli agli sprechi per sopravvivere
Mezzo secolo dopo, nel 2010, una simile resa non sarebbe assolutamente più stata in grado di dar da mangiare neanche ai Paesi sviluppati.
Infatti, in appena cinquant’anni il numero di uomini e donne è raddoppiato a 6,8 miliardi; facendo registrare il più alto tasso di crescita di tutti i tempi.
Fortunatamente però l’agricoltura è riuscita a tenere (quasi) il passo delle nascite. Arrivando a dare frutti sufficienti per quattro persone per ogni ettaro.
La crescita della popolazione mondiale
Anche se ha subito un rallentamento, non si è certo esaurita e nel 2050 si toccheranno i 9,3 miliardi di persone. Quindi, alla metà del secolo in corso, un ettaro riuscirà però a garantire il sostentamento per “solo” cinque persone.
Aggravando così il problema della denutrizione, che già affligge vaste regione del globo. In previsione di questi sviluppi, la superficie agricola della terra, che è pari a 49,7 milioni di chilometri quadrati (9,7% del totale), è già da tempo finita nel mirino degli investitori pubblici e privati.
Questi, negli ultimi anni, hanno acquistato circa 80 milioni di ettari, in una vera e propria corsa all’accaparramento. Ad acquistare terreni non sono però solo le società che producono alimenti per l’uomo ma anche quelle specializzate nei biocarburanti.
Queste si sono aggiudicate circa la metà dei terreni oggetto di compravendita (37 milioni di ettari). Di fatto sottraendoli alle esigenze alimentari.
Un beneficio, perché, se da un lato i biocarburanti costituiscono un beneficio per l’ambiente, andando a sostituirsi ai carburanti fossili ben più inquinanti, dall’altra rappresentano un problema non da poco. A causa dei tentativi di dar da mangiare al numero più ampio possibile di persone.
Le previsioni dell’International Energy Agency
Nel 2040 saranno necessari 100 milioni di ettari agricoli per soddisfare le esigenze degli autoveicoli e questo si tradurrà in un aumento del 333% della terra impiegata per la produzione di agro-energie in appena quarant’anni.
Secondo le statistiche del World Food Program
Circa un nono della popolazione mondiale, pari a 795 milioni di persone, non ha abbastanza da mangiare; la stragrande maggioranza di chi soffre la fame vive nei Paesi in via di sviluppo.
Qui, il 13% della popolazione soffre di denutrizione. Il continente maggiormente colpito dalla fame è sicuramente l’Asia; i cui abitanti sono già oggi più di 4 miliardi. Inoltre, supereranno largamente la soglia dei 5 miliardi entro il 2050 con un balzo del 20% nel periodo 2013-2050.
La regione dove però il problema è destinato ad acuirsi di più è l’Africa
La cui popolazione raddoppierà da 1 a 2 miliardi nello stesso arco di tempo. Oltre alla crescita della popolazione bisogna poi tener conto anche dell’aumento dei redditi.
Questi consentono a crescenti fasce di popolazione di sovralimentarsi e sprecare, sottraendo così risorse agli individui più poveri.
La Cina
Forte del suo boom economico, ha visto il reddito medio pro-capite raddoppiare dal 2010 al 2016. Le previsioni sui consumi alimentari dicono che la spesa complessiva schizzerà dai 1500 miliardi di dollari del 2010 ai 4.000 del 2020.
Una crescita altrettanto tumultuosa la farà registrare l’India
Il cui reddito pro-capite è balzato del 70% nel periodo 2010-2016. I consumi alimentari di Nuova Delhi saranno pari a 2000 miliardi di dollari nel 2020 contro i poco meno di 400 miliardi di dollari del 2010.
Va infine segnalata la crescita della Russia
Un +113% dei redditi pro-capite. Un aumento che toccherà i 1000 miliardi nel 2020, partendo dai 200 miliardi del 2010. Alla fine dell’anno scorso il numero delle persone che potevano vantare un reddito annuo di almeno 30.000 dollari era salito a 63 milioni in Cina; 26 milioni in India, 18 milioni negli Stati Uniti, 9 milioni in Brasile e 6 milioni in Russia.
Sempre secondo l’agenzia dell’Onu, le principali cause della fame nel mondo sono due
La mancanza di investimenti in agricoltura e lo spreco alimentare. Un’altra organizzazione delle Nazioni Unite, la Fao, ha dimostrato che gli investimenti in agricoltura sono cinque volte più efficaci nel ridurre fame e povertà rispetto agli investimenti in qualsiasi altro settore.
Sul fronte dello spreco è sufficiente un singolo dato
Un terzo di tutto il cibo prodotto non viene mai consumato, un fattore la cui eliminazione sarebbe sufficiente a dar da mangiare ad alcuni miliardi di persone.
Anche se nel corso degli ultimi trent’anni sono stati fatti significativi progressi nella riduzione della fame nel mondo. “l’espansione della produzione alimentare e la crescita economica hanno spesso comportato un costo pesante per l’ambiente.
Così ha denunciato la Fao di recente nel rapporto The Future of Food and Agriculture: Trends and Challenges – Quasi metà delle foreste che un tempo ricoprivano la Terra sono ormai scomparse.
Le falde acquifere si stanno esaurendo. La biodiversità è stata profondamente erosa”. “Le capacità del pianeta potrebbero essere superate se continuano le tendenze attuali”, ha avvertito con chiarezza il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, nella sua introduzione al rapporto.
Lo sfruttamento dell’acqua
E’ un altro tema delicatissimo per l’equilibrio del sistema di produzione agricola: per 1 chilo di caffè tostato servono infatti 19mila litri acqua; per 1 chilo di riso ne servono 2500 e per un chilo di grano 1800.
Secondo la Fao, l’unica strada percorribile per fronteggiare queste sfide è quella di passare a sistemi alimentari più sostenibili. Quindi che facciano un uso più efficiente della terra, dell’acqua e degli altri fattori di produzione.
Oltre che ridurre notevolmente il loro uso di combustibili fossili, portando ad un drastico taglio delle emissioni di gas serra dall’agricoltura; una migliore conservazione della biodiversità, e una riduzione degli sprechi.
Per i tagli agli sprechi, maggiori investimenti
“Questo richiederà maggiori investimenti nei sistemi agricoli e agroalimentari, ma anche nella ricerca e nello sviluppo. Per promuovere l’innovazione, sostenere gli aumenti di produzione sostenibili e trovare modi migliori per far fronte a problemi come la scarsità d’acqua e il cambiamento climatico”. Conclude il suo report l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.
E in questo modo la sfida al mondo è stata lanciata. Spicca la Cina tra i Paesi del mondo che spingeranno in alto in consumi alimentari sino al 2020 (vedi tabella sotto a destra) Secondo la Fao è necessario passare a sistemi alimentari più sostenibili che facciano un uso più efficiente di terra, acqua e degli altri fattori di produzione