Svolta storica: il Brasile importerà, per la prima volta, caffè verde vincendo decenni di opposizioni e resistenze interne. I presupposti normativi, in un decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale federale il 30 aprile, che fissa i “requisiti fitosanitari per l’importazione di caffè verde in grani prodotto in Perù”.
Fonti bene informate indicano che la misura potrebbe essere estesa a breve anche alle importazioni da altri paesi – si parla di Colombia, Etiopia e Kenya.
Una decisione senza precedenti adottata su impulso dell’industria, in particolar modo dei produttori di caffè in capsule, che da tempo sostenevano la necessità di poter importare chicchi di origini diverse da quelle brasiliane, per arricchire i propri blend.
Come ha spiegato il direttore esecutivo dell’Associazione brasiliana dell’industria del caffè (Abic) Nathan Herszkowicz, l’ipotesi di consentire l’importazione di caffè verde in Brasile era stata avanzata già in passato, ma le proposte non erano mai andate a buon fine, soprattutto per la mancata finalizzazione dell’analisi di rischio fitosanitario (Arp).
“L’importazione di caffè verde in grani è già stata oggetto di ampie discussioni tra i settori contrari a permettere l’import – principalmente i produttori di caffè verde – e l’industria” ha dichiarato Herszkowicz aggiungendo che il Brasile importa, sin d’ora, da numerosi paesi caffè trasformato, compreso caffè in capsule, che entra in diretta concorrenza con prodotti similari di produzione nazionale”.
“Senza poter disporre di materia prima di qualità, l’industria brasiliana non potrà essere competitiva” ha sottolineato Herszkowicz osservando che l’importazione di caffè di altre origini consentirà di creare miscele maggiormente differenziate sotto il profilo organolettico, nella cui composizione prevarranno comunque i caffè brasiliani.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Guilherme Braga, presidente di CeCafé, l’associazione degli esportatori, secondo il quale la misura non pregiudica gli interessi dei produttori nazionali, dal momento che i volumi saranno limitati (si prevede l’import di 10 mila sacchi all’anno) e il caffè importato sarà rivolto a una nicchia di mercato.
Ma la vibrante protesta dei produttori – da sempre fieramente contrari all’ipotesi di importare caffè verde, anche in quantità minime – non si è fatta attendere.
Il Consiglio Nazionale dei Produttori di Caffè, massimo organo rappresentativo di settore, ha scritto nel suo bollettino settimanale di ritenere “inaccettabile e inconcepibile l’autorizzazione a importare caffè arabica, giunta proprio nell’imminenza dell’inizio della stagione di raccolta”.
Secondo Cnc, che ha chiesto al governo l’immediata revoca del provvedimento, l’entrata nel paese di caffè verde proveniente da altri stati “metterà sotto ulteriore pressione i prezzi della commodity, riducendo la redditività e la competitività dei produttori, già fortemente indebitati”. Il tutto con gravi ripercussioni economiche e sociali per le aree rurali e il rischio di un esodo verso le città, che accentuerebbe i fenomeni di violenza urbana.
La decisione del governo fa seguito alla recente soppressione dei dazi sull’importazione di macchine da caffè e capsule avvenuta a inizio aprile. Pur costituendo, al momento, una quota marginale dell’immenso mercato brasiliano (la diffusione si limita al 2% delle famiglie), i sistemi per il caffè porzionato sono sin d’ora popolarissimi e le vendite registrano percentuali di crescita in doppia cifra.
Una vera manna per le multinazionali, ma anche per i sempre più numerosi torrefattori brasiliani specializzati nel segmento del monoporzionato. Secondo dati forniti da Abic, i produttori locali di caffè in capsule sarebbero già una sessantina.
Intanto, Nestlé ha annunciato, lo scorso dicembre, un investimento da 60 milioni di euro per la costruzione del suo primo stabilimento per la fabbricazione delle capsule Dolce Gusto in Brasile, che sorgerà a Montes Claros, nel Minas Gerais settentrionale.
L’inaugurazione è prevista entro l’anno. La produzione verrà commercializzata anche nel resto dell’America latina.
Sempre a Montes Claros aprirà i battenti, nel 2016, lo stabilimento del gruppo Três Corações, importante competitor del mercato brasiliano, attualmente controllato da una joint-venture tra gli israeliani di Strauss Group e la brasiliana São Miguel Holding.
Investimento complessivo previsto: circa 25 milioni di euro.
La fabbrica produrrà capsule per il sistema Caffitaly. In virtù di una partnership stipulata lo scorso anno, Três Corações commercializza 4 modelli (Modo, Gesta, Verso, Serv) di macchina multi-bevanda per capsule Caffitaly, cui è abbinata una vasta gamma di serving per preparare l’espresso e il caffè lungo, ma anche altre bevande calde, quali il cappuccino, il tè e la cioccolata calda.